
Mai più anni di piombo
Cinquanta anni fa l’omicidio di Sergio Ramelli a colpi di chiave inglese. La memoria è più forte dell’odio
In un clima di odio irrespirabile, negli anni in cui 'uccidere un fascista non era reato', maturò il pestaggio mortale del 19enne militante del FdG. Tante le iniziative per non dimenticare: una targa nella sua scuola, un francobollo e una mostra
È passato mezzo secolo dall’uccisione di Sergio Ramelli, giovane militante del Fronte della Gioventù, colpito a morte a colpi di chiave inglese sotto la sua abitazione per mano di un commando di Avanguardia operaia mentre era intento a legare il suo motorino. Era il 13 marzo 1975. Sergio morirà , dopo una lunga agonia, il 29 aprile del 1975. Diciannove anni e un’unica colpa: essere il fiduciario del Fdg all’istituto Molinari, prima di essere costretto a lasciare la scuola e trasferirsi altrove per la persecuzione quotidiana subìta nei corridoi del liceo rosso. Ma questo non bastò per salvargli la vita. L’escalation di violenze alimentato dall’odio antifascista prende le mosse da un tema contro le Br, che venne affisso nella bacheca dell’istituto che mise all’indice.
Sergio Ramelli, 50 anni fa veniva aggredito a morte da un commando di Avanguardia operaia
In un clima irrespirabile di odio negli anni in cui uccidere un fascista non era reato maturò l’aggressione mortale contro Ramelli, un ragazzo tranquillo, che si era iscritto giovane al Msi per la sua fede anticomunista e un senso innato di libertà. Lontano anni luce dal prototipo dell’attivista estremista. Dopo 50 anni a l’odio feroce contro la destra, alimentato dai cattivi maestri nostalgici degli anni di piombo, riappare come in un fiume carsico. In queste ore non mancano contestazioni al ricordo di Ramelli che infangano la memoria di un ragazzo pulito, la cui storia dovrebbe essere studiata nei manuali di storia, come memoria non solo della destra, ma di tutti gli italiani. E invece viene sporcata nel nome della ‘giustizia giusta proletaria’ di una sinistra incapace di fare i conti con il passato.
Rigurgiti antifascisti e sfregi alla memoria
Rigurgiti di antifascismo militante. L’ultimo sfregio alla libreria Feltrinelli in Stazione Centrale a Milano dove il libero di Giuseppe Culicchia, “
” è stato esposto a testa in giù con la copertina capovolta. Oggi la vergognosa contestazione al grido “fuori i fascisti” della visita del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e della sottosegretaria Paola Frassinetti, una storia di lunga militante a destra nella sua Milano e amica personale di Ramelli, al liceo Molinari. Nella scuola dove studiava, in occasione dei 50 anni dall’omicidio, infatti, tra le proteste, è stata apposta una targa commemorativa su iniziativa del ministero dell’Istruzione.La targa commemorativa nella sua scuola per iniziativa del ministero dell’Istruzione
“Milano era come Belfast – racconta il presidente del Senato Ignazio La Russa (all’epoca responsabile regionale del Fdg) – però a Belfast si sapeva che c’era la guerra civile, e tutta la popolazione era coinvolta. Da noi c’era la guerra civile che riguardava 20mila a sinistra e mille a destra, come certificò il rapporto del prefetto Mazza. Tra loro e noi c’era una sproporzione anche di retroterra. A sinistra c’era il potere, il cinema, la cultura. Noi eravamo soli”.
Iniziative in tutta Italia per non dimenticare
Malgrado chi soffia ancora sul fuoco, nostalgico di quella guerra civile strisciante che lasciò sul selciato decine di ragazzi di destra e di sinistra, impermeabile al sentimento universale di pietas, sono tante in tutta Italia le iniziative per il 50esimo anniversario dell’aggressione di Sergio Ramelli. Oltra alla targa all’istituto Molinari, fiori, striscioni, fiaccolate ovunque. A Milano la presentazione di una francobollo dedicato alla sua memoria da parte del Poligrafico e Zecca dello Stato e di Poste Italiane. E ancora, in programma tra aprile e maggio, l’intitolazione di vie, piazzali e giardini in tante città italiane. Il 5 aprile a Busto Arsizio, nel Varesotto, verrà intitolato a Ramelli un largo; il 13 aprile saranno intitolati i giardini della biblioteca del comune milanese di Cassano d’Adda. Il 28 aprile a Sesto San Giovanni, ci sarà l’intitolazione di una piazzetta a Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi. A Milano il 28 aprile si terrà la tradizionale commemorazione istituzionale ai giardini di via Bronzino, seguita da una messa nella chiesa di viale Argonne, per chiudere con il raduno di via Paladini dove si svolgerà il rito del ‘Presente’.
Una mostra per non dimenticare “il coraggio della libertà”
Dedicata al giovane vittima dell’odio degli anni di piombo anche una mostra, intitolata “Sergio Ramelli. Il coraggio della libertà. La storia e l’attualità in un racconto per immagini”. Una manifesto e 27 pannelli, già disponibili sul sito www.sergioramelli.it. La rassegna è articolata in due sezioni: nella prima parte si racconta chi era Sergio Ramelli, la sua storia personale fino all’aggressione, la lunga agonia e la morte, fino agli arresti dei suoi aggressori. La seconda sezione ripercorre invece tutte le iniziative che si sono svolte nel corso di questi 50 anni per non dimenticare.
Il racconto del capo del commando che uccise Sergio
Dieci anni dopo i responsabili furono individuati e processati. Tra questi Marco Costa, capo del commando che uccise Ramelli. Guardandolo negli occhi ebbe un attimo di esitazione – si legge nei verbali. “Prima i fascisti erano un simbolo odiato ma lì davanti non avevo più un fascista, c’era Ramelli che era un uomo. E avvertii il peso di quanto stavo facendo. Ma qui comincia la mia colpa più grave, perché anche se emotivamente volevo dire ‘basta, andiamocene via, non facciamo niente’, ho nascosto la mia coscienza in quel momento e ho affidato alla mia ideologia il compito da svolgere”.