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Il governo Meloni “dalla parte delle donne”

8 marzo

Dall’occupazione al contrasto alle violenze: i numeri che dicono che il governo Meloni è davvero «dalla parte delle donne»

In questi due anni l'esecutivo ha messo in campo strumenti economici e normativi che raccontano una nuova visione di cosa significhino libertà e parità. È vero: non bastava un premier donna per sostenere le donne. Ci voleva un premier donna che fosse anche di destra

Politica - di Annamaria Gravino - 8 Marzo 2025 alle 16:35

Libere di essere, libere di fare. Se si volesse sintetizzare con uno slogan l’impegno del governo «dalla parte delle donne» – come recita la copertina di una sintesi dei provvedimenti adottati dall’esecutivo da quando è entrato in carica – lo si potrebbe fare così. A scorrere le slide proposte sul profilo Instagram della Presidenza del Consiglio sulle principali misure approvate e sui risultati che hanno portato si rintraccia l’impegno per liberare, appunto, le italiane dai molti vincoli culturali, sociali, economici che finora ne hanno compresso le potenzialità, sebbene, come la stessa premier Giorgia Meloni ammette, richiedano ancora un grande lavoro.

Dal tasso di occupazione femminile più alto di sempre al sostegno alle madri lavoratrici

Oggi in Italia il tasso di occupazione femminile è il più alto di sempre: il 53,5%, in termini assoluti si parla di oltre 10 milioni di donne occupate. Alle misure per favorire l’occupazione femminile il governo ha affiancato quelle per favorire la conciliazione vita-lavoro, evidentemente in una visione complessiva e strategica in cui i due temi sono legati a doppio filo. Fra queste misure ricordate da Palazzo Chigi si annoverano l’aumento del 50% dell’assegno unico per il primo anno di vita e fino a 3 anni per famiglie numerose con almeno 3 figli; il rafforzamento del congedo parentale con 2 mensilità, che diventano 3 nel 2025, retribuite all’80% invece del 30%; l’innalzamento del bonus nido fino a 3.600 euro annui; l’adozione del Codice delle imprese in favore della maternità; rifinanziamento dei centri estivi.

E, ancora, l’azzeramento dei contributi fino a 3mila euro annui per le lavoratrici con almeno due figli e le detassazioni dei fringe benefit e dei premi di produttività. C’è poi il capitolo che riguarda la promozione dell’imprenditoria femminile, che contempla il potenziamento della misura “Creazione di imprese femminili” per un finanziamento complessivo di 400 milioni di euro a valere sul Pnrr, a cui si aggiungono 33,8 milioni di euro di fondi nazionali. Fondi con i quali verranno sostenute almeno 2.400 imprese.

Gli oltre 80 milioni stanziati per il contrasto alla violenza sulle donne

Il tema della libertà economica torna anche nelle misure a tutela delle donne vittime di violenza, che si affiancano gli interventi normativi per la prevenzione e la repressione del fenomeno. Il governo Meloni ha reso strutturale il reddito di libertà, per il quale ha stanziato 22 milioni per il biennio 2025-2026, innalzando inoltre l’importo dell’assegno da 400 a 500 euro al mese. Più in generale per il contrasto alla violenza sulle donne sono stati stanziati 80,2 milioni, di cui 65 milioni per la realizzazione e il funzionamento di centri anti-violenza e delle case rifugio e 15 milioni per l’empowerment delle donne vittime di violenza. Dal generale al particolare, vale anche la pena ricordare i 200mila euro per il potenziamento della rete territoriale anti-violenza nel Comune di Caivano, simbolo di cosa significhi l’impegno per il riscatto sociale.

Prevenzione e repressione: gli interventi normativi dal Codice rosso al ddl Femminicidio

Ed è dunque in questa visione complessiva, organica, che vanno inserite anche le novità normative sul contrasto alla violenza fisica e psicologica, dal potenziamento del Codice rosso, che agisce soprattutto sul fronte della prevenzione, al nuovo ddl Femminicidio, che prevede anche aggravanti e aumenti di pena per i reati di maltrattamenti personali, stalking, violenza sessuale e revenge porn e il rafforzamento degli strumenti di tutela delle vittime.

Il governo «dalla parte delle donne»

Non è naturalmente un caso che tutto questo avvenga sotto il primo governo guidato da una donna. Ma non è solo questione di genere, perché in questo hanno ragione quelle che a sinistra vanno ripetendo che non basta essere donne per essere dalla parte delle donne. Solo che, con loro buona pace, la riflessione completa sul fatto che certi risultati arrivino proprio in questo momento è che non è un caso che questo avvenga sotto il primo governo guidato da una donna di destra, ovvero di quella parte che, a dispetto dei cantori delle fantomatiche compressioni dei diritti, ha sempre considerato un faro la libertà di esprimersi, intesa in un senso più ampio del solo free speech.

Non solo donna, ma donna di destra: il cambio di passo culturale impresso da Meloni

Il salto culturale impresso dal governo guidato da Giorgia Meloni e i risultati che ne conseguono passano esattamente da lì: da una nuova visione in cui la parità non si afferma con le quote, ma con la condizione di esprimere se stesse; non si realizza con le imposizioni dall’alto, ma con la rimozione degli ostacoli che si incontrano sulla strada; non si esaurisce in una mera tutela, ma nella creazione di strumenti che diano alle donne la possibilità di farsi completamente padrone del proprio destino. Tutto, nell’azione che il governo ha messo in campo in questi due anni e mezzo, va in questa direzione, dagli interventi economici a quelli di salvaguardia, dei quali l’ultimo in termini cronologici è stato l’approvazione del ddl Femminicidio.

La questione economica

E, ancora, non è un caso neanche che la legittima rivendicazione del governo su quanto fatto per dare concretezza alla frase «dalla parte delle donne» parta dai temi economici. Non c’è libertà, se non c’è possibilità di provvedere a se stesse. Non c’è libertà e non c’è parità se per le donne si pone ancora la scelta dolorosa tra famiglia e lavoro. Certo, non tutto si esaurisce qui, ma le misure concrete sono il miglior viatico per accelerare il cambio di passo culturale.

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di Annamaria Gravino - 8 Marzo 2025