
Guerra commerciale
Dazi Usa, l’Ue presenta un conto da 26 miliardi a Trump: tasse su whisky, Harley, jeans Levi’s e bistecche
Bruxelles risponde colpo su colpo alle tariffe del 25% su acciaio e alluminio ordinate dal presidente, nel mirino beni simbolo degli Stati Uniti. Dal bourbon ai pantaloni americani, dal burro di arachidi ai prodotti caseari, ecco cosa costerà di più agli americani
La guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa è appena iniziata. Da oggi, con l’entrata in vigore dei dazi di Trump, importare acciaio e alluminio negli Usa costerà il 25% in più. La reazione di Bruxelles? Un pacchetto di contromisure ad hoc. Un colpo di balestra mirato a bersagli strategici dell’economia americana: in gioco 26 miliardi di euro di prodotti statunitensi. «Ci rammarichiamo profondamente», dice la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «Le tariffe sono tasse. Sono dannose per le aziende e ancora peggio per i consumatori —aggiunge — l’Ue deve agire per proteggere i consumatori e le aziende».
Motociclette, whisky e jeans: il conto lo pagano gli americani
L’elenco delle merci soggette ai nuovi dazi è lungo ben 99 pagine e mirato a toccare i settori simbolo del Made in Usa. Le motociclette Harley-Davidson, già colpite nel primo round della disputa commerciale durante il primo mandato di Trump, torneranno a essere tassate pesantemente. Un colpo diretto agli stati del Midwest, dove la casa motociclistica di Milwaukee ha il suo zoccolo duro.
Anche bourbon e whisky, vanto del Kentucky, da ora sono considerati beni di lusso, accessibili solo ai ricchi collezionisti nell’area Schengen. I produttori americani infatti, già in difficoltà per l’aumento dei costi delle materie prime, vedranno i loro prodotti diventare improvvisamente più cari per i clienti europei. Non solo: i jeans, icona dell’american style per eccellenza, saranno oggetto di nuovi dazi, rendendo più costose le esportazioni di marchi storici come Levi’s.
Dazi alle stelle: anche le bistecche diventano un lusso
Ma non finisce qui. Per massimizzare la pressione, Bruxelles ha deciso di colpire anche il settore agroalimentare. Pollame, carne bovina, uova, latticini, noci e alcuni frutti di mare vedranno i loro prezzi impennarsi. Ci sono pure zucchero e verdure. Un’operazione chirurgica che andrà a danneggiare soprattutto gli Stati del sud, tanto cari ai repubblicani, come Georgia, Alabama e Texas, dove l’industria agricola è fondamentale.
Il burro di arachidi, alimento cult delle colazioni americane, finirà anch’esso nella lista nera delle merci colpite. Così come il succo d’arancia della Florida, altro Stato chiave ad ogni elezione presidenziale. Con questa strategia, dunque, Bruxelles si assicura che la pressione economica si traduca in pressione politica sulle spalle dell’amministrazione trumpiana. «Adottiamo una risposta forte — spiega un alto funzionario europeo — se ci parlano in quel linguaggio, rispondiamo con la stessa moneta»
Von der Leyen i controdazi per Trump sono serviti
La risposta dell’Unione entrerà in vigore in due fasi: la prima il 1° aprile, la seconda dal 13 dello stesso mese. «Le contromisure che adottiamo oggi sono forti ma proporzionate», precisa von der Leyen. Al tempo stesso, Bruxelles però mantiene aperta la porta ai negoziati: «Crediamo fermamente che in un mondo pieno di incertezze geopolitiche ed economiche non sia nel nostro interesse comune gravare le nostre economie con tariffe. Siamo pronti a impegnarci in un dialogo significativo». E poi la presidente annuncia: «Ho incaricato il commissario per il commercio Maroš Šefčovič di riprendere i suoi colloqui per esplorare soluzioni migliori con gli Stati Uniti».
Gli Usa rischiano la recessione? Trump ha un piano
Secondo gli analisti, l’effetto combinato dei dazi potrebbe portare a un aumento significativo dei prezzi per i consumatori americani, riducendo la capacità di spesa e minacciando la crescita. I settori più colpiti includono l’automotive, il manifatturiero e l’agroalimentare. Un duro colpo per un Paese che già affronta un’inflazione persistente.
Ora Trump dovrà far quadrare i conti o, come già “vocifera” Politico, addossare la colpa al ministro del Commercio, Howard Lutnick, nella speranza di trovare un capro espiatorio utile a placare l’opinione pubblica. Intanto, avverte che gli Stati Uniti «non si lasceranno maltrattare» e chiarisce: se i dazi devono essere «reciproci», potrebbero diventare «un po’ più che reciproci».