
L'analisi
Difendere la pace con fermezza: l’Italia tra strategia nazionale, interessi europei e realtà geopolitica
Il tavolo di pace c’è. I 5 punti di Riad sono reali e realizzabili. In particolare, vale la pena soffermarsi sulla navigazione nel Mar Nero e sulla tutela delle infrastrutture energetiche: due questioni fondamentali per la sicurezza economica e strategica dell’Europa. Il Mar Nero, troppo spesso sottovalutato nelle analisi sulla guerra in corso, è una rotta commerciale vitale. Il rispetto delle regole internazionali in quell’area non è solo un’aspirazione generica, ma una necessità ineludibile: ogni giorno transitano merci fondamentali per l’approvvigionamento dell’Europa intera. Proteggere queste rotte significa proteggere la stabilità dei nostri mercati.
Pace “giusta” e “sostenibile”: qui si gioca la partita
E l’impegno alla “conservazione” delle infrastrutture energetiche è un altro segnale importante; si conserva in prospettiva di pace, mentre le prospettive di guerra, purtroppo, parlano solo di distruzione. Certo, tanti altri punti sono da chiarire, molto c’è ancora da trattare: sulla pace duratura tutti sono d’accordo, sull’equilibrismo tra “giusta” e “sostenibile” si gioca tutta la partita.
Abbiamo però l’obbligo morale di guardare il bicchiere mezzo pieno, e dobbiamo ammettere che l’impegno di Trump di portare tutti rapidamente al tavolo deve essere riconosciuto come mantenuto, ma rimane aperto quello di raggiungere la pace. E se la pace normalmente ha come premessa una ragionevole stabilità economica, da questo punto di vista ci sono parecchie nuvole. Se proviamo a metterci nei panni di Trump, vediamo che, al netto di una certa iperattività, è evidente che gli Stati Uniti stanno rivedendo la propria posizione strategica in chiave di maggiore autonomia. È una scelta logica di fronte a minacce crescenti che, da commerciali, sono diventate politiche e anche difensive.
Ragionamento, visione, prudenza
Il rischio di nuovi dazi e di instabilità commerciale impone prudenza, come ripete con costanza la Presidente del Consiglio Meloni. L’Italia e l’Europa non possono permettersi decisioni dettate dalla pancia. Serve ragionamento, visione, e soprattutto consapevolezza dei nostri interessi strategici. Non si tratta di schierarsi contro qualcuno, di predisporre schemi di reazione e ritorsione, ma di agire in difesa dell’interesse nazionale. L’Europa – e l’Italia – devono trarre una lezione chiara: rafforzare la propria indipendenza, con lucidità e coerenza.
La maggioranza su un’unica via chiara
Nel frattempo, le opposizioni italiane si agitano. Denunciano presunte divisioni nella maggioranza, anche sul tema della difesa. Ma i numeri parlano da soli: cinque a uno, e se di solito chi ha cinque vince, in questo caso è in vantaggio chi ha uno. Al termine del dibattito sulla posizione dell’Italia all’ultimo Consiglio europeo, cinque risoluzioni perdenti sono state presentate da una frammentata galassia di minoranze, mentre la maggioranza ha votato compatta un’unica linea chiara, coerente e vincente.
La “bussola” salda dell’Italia
I partiti non sono caserme, è vero. Sono luoghi di pensiero, confronto e – quando serve – anche di dissenso interno. Ma il momento della verità arriva al voto. E lì si misura la capacità di sintesi politica, che oggi la maggioranza dimostra di avere. In una stagione in cui il mondo cambia e le alleanze si ridefiniscono, serve una bussola salda. L’Italia deve saper dire la sua, senza paura e senza subalternità. Come ha detto anche il presidente Draghi in una recente audizione al Senato, l’Europa è forte e coesa se i 27 Stati membri sono forti e coesi.
*Deputato di FdI, segretario generale di Ecr party