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Difesa, i paletti italiani. Meloni: “Riarmo non è la parola adatta. Non dirotteremo i fondi di coesione sulla difesa” (video)

Piano von der Leyen

Difesa, i paletti italiani. Meloni: “Riarmo non è la parola adatta. Non dirotteremo i fondi di coesione sulla difesa” (video)

Al termine del Consiglio straordinario Ue la premier delinea la linea italiana: bene lo scomputo delle spese dal Patto di stabilità, attenzione al debito di 150 miliardi a prestito, no all'invio di truppe

Politica - di Stefania Campitelli - 6 Marzo 2025 alle 21:53

Intesa raggiunta al Consiglio europeo straordinario sul piano per la difesa proposto dalla commissaria, Ursula von der Leyen. La portavoce del Consiglio europeo ha annunciato che i 27 hanno trovato l’accordo “per rafforzare la difesa europea sulla base del piano proposto dalla Commissione europea”. Sull’Ucraina, invece, l’accordo è a 26, si smarca, come ampiamente previsto, l’Ungheria contraria alle formulazioni concordate a livello diplomatico.

Meloni: bene scomputare le spese dal patto di stabilità

L’Italia arriva al vertice straordinario di Bruxelles con precisi paletti e proposte correttive da mettere sul tavolo. Ne ha parlato diffusamente la premier Giorgia Meloni in un punto stampa serale. Vertice informale, sottolinea la presidente del Consiglio, che non è chiamato a prendere decisioni ma a dare l’avvio al dibattito. Non mancano alcune criticità in un quadro favorevole. “Nelle proposte di von der Leyen abbiamo salutato positivamente una proposta che l’Italia faceva da tempo. Cioè scomputare le spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil“, ha detto Meloni. La presidente della Commissione Ue, però, ha individuato ulteriori possibilità di accedere al debito per 150 miliardi a prestito. E qui la premier mette in guardia dai rischi, visto che la gran parte di queste risorse hanno a che fare col debito.

Attenzione al debito per 150 miliardi a prestito

“Io penso, stiamo elaborando adesso questa proposta che verrà portata dal ministro Giorgetti al prossimo Ecofin, che si debbano ad esempio immaginare strumenti di garanzia europee per gli investimenti privati sul modello di InvestEu. Stiamo facendo delle proposte – ha annunciato la premier – per cui si possano reperire anche delle risorse per favorire gli investimenti. E quindi anche creare posti di lavoro, aiutare le aziende con delle garanzie europee per quegli investimenti”. Riflettori accesi anche sull’eventuale utilizzo dei fondi di coesione per le spese militari. “Abbiamo condotto una battaglia per escludere i fondi di coesione, cioè – spiega la premier   per escludere la possibilità che venissero forzatamente dirottate risorse dai fondi di coesione alle spese sulla difesa. È rimasta una clausola per cui volontariamente le nazioni possono fare questa scelta”.

L’Italia non intende dirottare sulle armi i fondi della coesione

“Per quello che mi riguarda – ha detto a chiare lettere Meloni – proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi della coesione sull’acquisto di armi.  Sono fondi importantissimi per noi. E questa sarà ovviamente una decisione che poi prenderemo insieme al Parlamento”. Tra le criticità anche il titolo del piano di difesa comunitario, Re-Arm, che non entusiasma il governo. “Credo che la parola riarmo non sia quella più adatta a descrivere quello che stiamo facendo”.

La parola riarmo non è adatta per quello che stiamo facendo

Il concetto di difesa e sicurezza oggi riguarda tantissimi domini della vita quotidiana dei cittadini, spiega Meloni. “E non semplicemente essere dotati di adeguate armi, che è un tema. Ma c’è il tema delle materie prime, della cybersicurezza, delle infrastrutture critiche e tantissimi domini di cui dobbiamo occuparci quotidianamente. Quindi forse stiamo dando messaggi ai cittadini che non sono chiarissimi e bisogna chiarire quel che stiamo facendo”. Rispondendo a una domanda della stampa la premier ha ribadito la posizione italiana sull’eventuale invio di truppe in Ucraina. “Quella di inviare truppe non meglio identificate, truppe europee, francesi, britanniche, è la soluzione più complessa e forse la meno efficace. L’ho ribadito e ho anche escluso la possibilità che in questo quadro possano essere inviati soldati italiani”.

L’invio di truppe è la soluzione più complessa e meno efficace

L’Italia è al lavoro sulla possibilità di un vertice tra Usa e Ue, lanciato proprio da Meloni dopo lo strappo tra Trump e Zelensky. “Riteniamo sia utile vedersi e parlarsi. Continuiamo a lavorarci. Non ci sono ancora elementi concreti”, ha detto Meloni sottolineando che di aver riscontrato “molto, molto interesse da parte degli interlocutori”. Un commento su Putin che ha definito ironicamente Napoleone il presidente francese Macron? “Mi pare che siano più manifestazioni verso il proprio pubblico. Non mi interessa, mi interessa arrivare a una soluzione effettiva e seria perché per questo abbiamo combattuto”, sottolinea Meloni rivendicando tutti gli sforzi fatti negli ultimi tre anni. “Erano per arrivare a una pace giusta, con delle regole. E oggi,  grazie a quel lavoro, ci sono le condizioni. Perché se non avessimo supportato l’Ucraina non staremmo parlando di pace. Lo ricordo a tutti coloro che dicono che siamo noi, che sono addirittura stata io, a scatenare la guerra in Ucraina. Sono cose folli che ogni tanto ascolto…”. Garanzie di sicurezza all’Ucraina? “L’unico modo è in ambito Nato, estendendo a Kiev le tutele previste dall’articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico, senza farla entrare direttamente nell’Alleanza. Sarebbe una garanzia di sicurezza stabile, duratura ed effettiva, più di alcune proposte che sto vedendo. Sicuramente è una delle proposte che mettiamo sul tavolo”.

 

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di Stefania Campitelli - 6 Marzo 2025