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Difesa, Tajani: “La soglia del 2% è una priorità dell’Italia. Infelice la parola Riarmo, non ci rende merito”

Consiglio Ue

Difesa, Tajani: “La soglia del 2% è una priorità dell’Italia. Infelice la parola Riarmo, non ci rende merito”

Il ministro degli Esteri fa il punto sulla linea italiana: "Garantire la sicurezza non è soltanto l'Ucraina. Non utilizzeremo i fondi di coesione per spese militari"

Politica - di Alessandra Danieli - 6 Marzo 2025 alle 18:04

“L’Italia deve raggiungere il prima possibile l’obiettivo di spendere per la difesa ogni anno una somma pari al 2% del Pil, concordato nel 2014 in sede Nato. E il piano ReArmEu dovrebbe contribuire a raggiungerlo”. Parola di Antonio Tajani. A margine del prevertice del Ppe a Bruxelles, il ministro degli Esteri ha confermato la linea italiana sulle spese per la difesa nazionale. La soglia del 2% non si discute. “È un impegno che abbiamo. Dobbiamo farlo il prima possibile. Bisognerà trovare gli strumenti, uscendo ovviamente dal patto di stabilità con le spese per la difesa. Non possiamo non farlo, ne va della credibilità dell’Italia”.

Difesa, Tajani: l’Italia deve raggiungere la soglia del 2% di Pil

Per l’Italia è anche prioritario che tutti i fondi previsti dal piano ReArmEu siano destinati a spese militari che siano ammissibili al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato. Roma farà una proposta di lavoro perché Commissione Ue e Seae (Servizio Europeo per l’Azione Esterna) stabiliscano un meccanismo di rendicontazione trasparente di questo tipo di spese. In sostanza per l’Italia, che come la Spagna è tra i Paesi ancora al di sotto del target stabilito nel 2014 , ogni euro in più investito nella difesa europea dovrebbe contare ed essere contabilizzato in ambito Nato.

Il nome Re-Arm Europe non entusiasma Roma

Quanto al piano presentato da Ursula von der Leyen, sul tavolo del consiglio straordinario di oggi, Tajani fa presente che l’Italia non è entusiasta del nome “ReArm Europe”. “È un nome infelice, perché non rende merito a quello che si sta facendo. La dimensione della difesa e della sicurezza oggi è una dimensione molto più ampia rispetto a quella delle armi”. Nome che tra l’altro ha dato la stura alle sinistre italiane per gridare all’Europa guerrafondaia.  “Garantire la sicurezza”, ha detto il ministro, “significa garantire anche la sicurezza per strada. E come la controlli l’immigrazione clandestina se non hai la Guardia Costiera, la Guardia di Finanza, se non hai chi controlla le frontiere?”. Sicurezza, insomma, non è sinonimo di conflitto. “La sicurezza interna è la lotta al terrorismo –  continua Tajani –  e chi la fa? Con quali mezzi si fa? La fanno l’intelligence e, nove volte su dieci, i militari. Carabinieri e della Guardia di Finanza, cosa sono? Hanno le stellette e sono militari. Non è soltanto questione dell’Ucraina, è una questione complessiva della sicurezza dell’Europa”.

L’Italia non spenderà i fondi di coesione per l’acquisto di armi

Per quanto riguarda i fondi di coesione, l’Italia si sta spendendo  per evitare uno spostamento di queste risorse verso il riarmo. Roma è contraria a utilizzare per la difesa europea i fondi di coesione, che devono invece restare vincolati agli obiettivi previsti. L’Italia, secondo quanto emerso, ha fatto passare la volontarietà sull’utilizzo di questi fondi. Non si oppone al fatto che Stati al confine con la Russia possano considerare quella una loro priorità. Ma sicuramente il governo italiano non intende dirottare fondi di coesione sull’acquisto di armi. Lo ha detto molto chiaramente il vicepremier e ministro degli Esteri. “Noi non li useremo, perché devono essere destinati”.

Sì alla proposta tedesca di escludere le spese dal patto di stabilità

⁠Fra le notizie positive c’è l’esclusione delle spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil, che il governo Meloni chiedeva da tempo. L’Italia, inoltre, accoglie favorevolmente la proposta tedesca di non fermarsi qui e di arrivare anche a una revisione del patto di stabilità. Che, secondo Roma, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche altri beni pubblici europei, a partire dalla competitività.

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di Alessandra Danieli - 6 Marzo 2025