
Nazareno spaccato
Euro-figuraccia del Pd, Schlein esce con le ossa rotte dal voto: metà partito le volta le spalle
Caporetto a sinistra, il riarmo europeo mette al tappeto la segretaria dem. Picierno all'attacco: inaccettabile non votare, così saremo ininfluenti in Europa e in Italia
Giornata nerissima per il Pd. È il giorno del via libera di Bruxelles al libro Libro Bianco sul futuro della difesa europea illustrato da Ursula von der Leyen. Il testo, passato con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti su 669 votanti, invita l’Ue ad agire con urgenza per garantire la propria sicurezza. Si chiede che le risposte ai rischi esterni siano “simili a quelle in tempo di guerra” e si “accoglie con favore il piano ReArm Europe, proposto il 4 marzo 2025 dalla presidente della Commissione”.
Altro che piazza per l’Europa e i lavori in corso per raggiunge la “testarda unità”, Elly Schlein esce con le ossa rotte dal voto a Strasburgo sul piano per la difesa comune. Il Pd, unico nello scenario parlamentare europeo, si spacca a metà come una mela: su 21 parlamentari dieci si esprimono a favore del Libro bianco che contiene il piano ReArm Eu presentato da Ursula von der Leyen e in 11 si astengono. Una spaccatura clamorosa che conferma anche l’isolamento dai socialisti europei, di cui i dem rappresentano (solo nei numeri) la maggioranza. Mezzo partito volta le spalle alla segretaria che riesce nel capolavoro di acuire il fossato con la minoranza e distinguersi dalla famiglia europea di riferimento. Hanno votato a favore, secondo il roll call, Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo. A favore anche Sandro Gozi, di Renew Europe, che però è stato eletto in Francia. Si sono astenuti, oltre al capodelegazione Zingaretti, anche Lucia Annunziata (inizialmente data tra i favorevoli, ma l’errore è stato subito corretto), Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan.
Pd spaccato a metà: 10 favorevoli, 11 astenuti
Un’altra euro-figuraccia per il Nazareno, frutto del continuo zigzagare della segretaria tra posizioni filo-pacifiste in salsa grillina (per convinzione e per non perdere lo zoccolo duro dei compagni arcobaleno) e ortodossia europeista. Per settimane e settimane Elly ha evitato di prendere posizione schivando le richieste dei riformisti e dei cattolici dem di una linea univoca. Oggi il redde rationem. Pica Picierno, pasdaran del riarmo, va all’attacco della segretaria che non ne azzecca una. “Non votare a favore di un testo in cui si delinea l’obiettivo della difesa comune europea non sarebbe una soluzione accettabile per il Partito democratico”, ha detto l’eurodeputata del Pd. Sbagliato prendere le distanze dal pacchetto di riarmo. “Siamo tutti per la difesa comune, ma qualunque percorso ha bisogno di primi passi. Avremmo tutti voluto altro, ma la realtà conta più dei desideri”. Poi avverte: “Se a prevalere sarà la competizione tra Pd e 5Stelle saremo destinati a essere ininfluenti in Europa e in Italia”. Ma l’invito a uscire da una “discussione spesso grottesca tra pacifisti e guerrafondai” non ha colpito nel segno.
Picierno all’attacco di Schlein: non votare è inaccettabile
Schlein, che ha seriamente pensato a votare contro, non riesce a trovare la quadra e resta intrappolata nella sua ambiguità di fondo. “Quel piano va cambiato”, insiste dopo il voto nel tentativo di tenere la barra del timone a dritta. “Oggi si votava una risoluzione sulla difesa comune, con molti punti che condividiamo, ma la risoluzione dava anche appoggio al piano RearmEu proposto da Ursula Von der Leyen cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche. Proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla”. Ma il tentativo di mascherare la Caporetto dietro lo scudo della coerenza non funziona. “Non ci siamo mostrati all’altezza”, ammette Lia Quartapelle. “Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c’è stata. Siamo arrivati ad un momento così importante senza un confronto”.
Procaccini: il Pd è un unicum in Europa per contraddizioni
A leggere tra le pieghe dei detti e non detti sembra che il congresso si avvicini. Marianna Madia lo dice esplicitamente. “Oggi, con il voto a Strasburgo, inizia un percorso importante. Abbiamo la necessità di discutere e capire. Si tratta di un punto importante da mettere a fuoco nel partito per arrivare a una sintesi che sia utile agli italiani, ai socialisti e ai progressisti europei. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con mezzo voto”. Il tabellone di Strasburgo certifica lo stato comatoso del Nazareno. “Normale e fisiologico che tra partiti diversi, come Lega e Fratelli d’Italia, ci siano posizioni diverse. Quello che non è normale è che nello stesso partito ci siano posizioni diverse”, commenta Nicola Procaccini, copresidente dell’Ecr. “Credo che sia un unicum in Europa, che racconta dell’incapacità di assumersi delle responsabilità politiche e di avere il senso delle istituzioni che contraddistingue il Pd, che ambisce a sostituire Fdi al governo dell’Italia”.