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L'Ue parla all'unisono o quasi
Europa, dopo il gelo alla Casa Bianca i partner fanno quadrato intorno a Kiev: “Zelensky non è solo”
Il Vecchio Continente si schiera con Kiev dopo lo scontro alla Casa Bianca. Mentre Macron e Starmer rilanciano l’asse europeo, Meloni con lucidità chiama un vertice straordinario con gli Usa.
L’Europa si ricompatta. O almeno ci prova. Dopo il trattamento riservato a Volodymyr Zelensky da Donald Trump alla Casa Bianca, il Vecchio Continente, dapprima smarrito, prova a parlare con una voce sola — o quasi. Ma il nodo resta sempre lo stesso: come sostenere Kiev senza una strategia comune e con un’America sempre più riluttante a fare da scudo? La risposta, questa volta, arriva da Londra. A cinque anni dalla Brexit, con il distacco da Bruxelles ancora vivido nella memoria collettiva, il Regno Unito torna a bussare alla porta dell’Unione. Non per chiedere di rientrare nel club, sia chiaro, ma per offrire una mano armata sulla difesa.
L’iniziativa britannica e l’esclusione dei baltici
Domani, il premier britannico Keir Starmer, appena tornato da Washington riunirà a sé sedici paesi oltre ai vertici dell’Ue e della Nato e allargando il tavolo perfino alla Turchia. Un vertice che suona come una convocazione d’emergenza. Eppure, i segnali di frizione si vedono già: esclusi dalla riunione in presenza, i tre stati baltici— le repubbliche ex sovietiche che più temono la Russia — saranno relegati a una videocall. Una scelta che non passa inosservata: «A Mosca penseranno che siamo stati venduti non solo dagli Usa, ma pure dal Regno Unito e dalla Francia», sussurra, off the record, un diplomatico europeo che Francesco de Remigis riporta sul Giornale.
L’ipotesi di un ombrello nucleare europeo
Mentre Starmer prova a ricomporre il puzzle, Emmanuel Macron gioca un’altra carta: aprire la discussione sulla deterrenza nucleare francese. «Se c’è una sola persona, che tutti abbiamo sentito minacciare con armi nucleari, che sta giocando alla terza guerra mondiale, è Vladimir Putin. Abbiamo avuto tutti ragione ad aiutare l’Ucraina e a sanzionare la Russia tre anni fa e a continuare a farlo», dichiara il presidente francese, lanciando l’idea di un ombrello atomico europeo. Friedrich Merz, il cancelliere tedesco in pectore, annuncia inoltre l’intenzione di sbloccare i conti pubblici per potenziare la difesa, mentre l’Italia si dice pronta ad alzare la spesa militare al 2% del Pil. Oltre la Manica invece si propone direttamente una “banca per il riarmo” che superi i recinti comunitari per finanziare un arsenale adeguato.
Dopo l’incontro-scontro con Trump il sostegno dell’Europa a Zelensky
«La vostra dignità onora il coraggio del popolo ucraino. Siate forti, siate coraggiosi, siate impavidi. Non sei mai solo, caro Presidente Zelensky. Continueremo a lavorare con voi per una pace giusta e duratura». Così Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Roberta Metsola hanno affidato a X il loro messaggio, cercando di mettere in chiaro che l’Europa non ha intenzione di lasciarsi dettare la linea da Washington.
Scintille Trump-Zelensky: l’Europa fa quadrato intorno a Kiev
Se la presidente della Commissione Ue sceglie parole di incoraggiamento, la premier estone Kaja Kallas prende una strada diversa, quasi profetica: «Oggi è diventato chiaro che il mondo libero ha bisogno di un nuovo leader. Spetta a noi europei raccogliere questa sfida». L’Europa, a suo dire, che non vuole più limitarsi al ruolo di spettatrice.
Nel frattempo, anche Anche Pedro Sánchez, da Madrid, rassicura Zelensky: «La Spagna è con te». «Caro Zelensky, cari amici ucraini, non siete soli», scrive il primo ministro polacco Donald Tusk. E infine, «non bisogna mai confondere aggressore e vittima», ribadisce l’uomo destinato a raccogliere l’eredità di Scholz in Germania.
Le voci dissonanti: “Trump difende la pace”
Di tutt’altro tenore la posizione ungherese. Viktor Orbán applaude Trump: «Gli uomini forti fanno la pace, quelli deboli fanno la guerra. Oggi il Presidente Donald Trump ha coraggiosamente difeso la pace». Lo stesso vicepremier Matteo Salvini coglie l’occasione per prendere posizione: «Obiettivo pace, basta con questa guerra! Forza Donald Trump». Ma mentre le divisioni emergono, a Roma Giorgia Meloni cerca di farsi sentire tra i giganti della scena internazionale: «Ogni divisione dell’Occidente ci rende tutti più deboli e favorisce chi vorrebbe vedere il declino della nostra civiltà». E annuncia un’iniziativa italiana: «Proporremo un immediato vertice tra Stati Uniti, Stati europei e alleati per parlare in modo franco di come intendiamo affrontare le grandi sfide di oggi, a partire dall’Ucraina, che insieme abbiamo difeso in questi anni, e di quelle che saremo chiamati ad affrontare in futuro».