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ex vigilessa uccisa dal comandante

Nera e sfumature di grigio

Ex vigilessa uccisa dal comandante, al processo spunta il contratto di sottomissione sessuale. L’accusa: altro che solo bondage

La difesa minimizza: «Solo un gioco», e invoca la libertà di «adulti consenzienti» che «fanno quello che vogliono della propria vita sessuale». Ma la Procura incalza: nel documento Gualandi si sarebbe autodefinito «padrone, colui che tutto può sulla sua schiava». Cosa che evidenzierebbe il forte squilibrio della relazione tra i due

Cronaca - di Lorenza Mariani - 17 Marzo 2025 alle 13:53

Il 16 maggio 2024, il tranquillo comune di Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna, è stato scosso da un tragico evento: la morte di Sofia Stefani, 33 anni, agente della polizia locale, uccisa da un colpo di pistola esploso all’interno del comando. L’uomo sotto accusa è Giampiero Gualandi, 64 anni, ex comandante della polizia locale e superiore diretto della vittima, con cui intratteneva una relazione extraconiugale.

Ex vigilessa uccisa dal comandante, nell’inchiesta spunta il “contratto di sottomissione sessuale”

Oggi, il punto sulle indagini e sul caso si aggiornano a quanto emerso durante il processo in corso presso la Corte d’Assise di Bologna, dove sono spuntati dettagli inquietanti più che pruriginosi – come si potrebbe pensare a primo acchito – sulla natura del rapporto tra Gualandi e Stefani. Secondo quanto riportato dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo, infatti, il 18 maggio 2023, circa un anno prima dell’omicidio, i due avrebbero sottoscritto un “contratto di sottomissione sessuale”. In questo documento, Gualandi si sarebbe autodefinito «padrone, colui che tutto può sulla sua schiava», impegnandosi a «dominare l’anima della sua sottomessa».

La difesa del comandante accusa: «Solo un gioco»…

Non solo. «Come si vedrà dalle consulenze tecniche – ha aggiunto sul punto la pm Russo – sull’arma non sono state trovate tracce né biologiche né dattiloscopiche di lei, ma solo dell’imputato». Un’anticipazione sviluppata a stretto giro quando, nel ricostruire «la tormentata relazione» tra i due, la pm ha argomentato su come questa fosse fortemente squilibrata per l’età e per la vulnerabilità della Stefani, «fino al tragico epilogo». Un rapporto che si interruppe per pochi giorni a fine aprile 2024, a seguito della casuale scoperta della moglie di Gualandi, anche se l’uomo, ha sottolineato la pm, invece che ammettere i fatti e assumersi le proprie responsabilità, si inventò che era conclusa da tempo e che era la giovane donna che continuava a perseguitarlo.

L’accusa respinge ogni tentativo di minimizzare la rilevanza del “contratto”

Secondo la Procura, infatti, la relazione sarebbe ripresa a pochi giorni di distanza, «nella piena inconsapevolezza della moglie». E «nella fase che precede l’omicidio, Gualandi assume comportamenti di assoluta doppiezza, mandando alla Stefani messaggi confermativi del rapporto affettivo e sessuale. Mentre alla moglie, negli stessi minuti, scriveva di essere tormentato da Stefani». In questo senso, allora, l’uomo sarebbe stato prigioniero di un «castello di menzogne».

Ex vigilessa uccisa dal comandante: una relazione caratterizzata da un forte squilibrio

Un castello rispetto al quale questa improvvisa sorta di atterraggio sulle terre editorial-cinematografiche delle Cinquanta sfumature di grigio apparentemente porterebbe a una digressione sul tema rigorosamente delittuoso e da cronaca nera. Tanto che, non a caso, la difesa di Gualandi, rappresentata dagli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli, ha minimizzato la rilevanza del contratto. Sostenendo che si trattasse di un gioco ispirato al celebre romanzo. Di più. Secondo l’avvocato Benenati, tali contratti sono diffusi in comunità online dedite al BDSM (bondage, dominazione, sadomasochismo) e non hanno alcuna validità legale. Sottolineando nelle more che «gli adulti consenzienti fanno quello che vogliono della propria vita sessuale».

In realtà, per quanto possa sembrare una divagazione e una novità più ammiccante a scenari voyeuristici che penali o semplicemente legalmente rilevanti, per l’accusa la notizia non è da relegare al mero aspetto scandalistico della vicenda che lo sottende… anzi. Al contrario, evidenzierebbe come la relazione tra Gualandi e Stefani fosse caratterizzata da un forte squilibrio, non solo per la differenza d’età, ma anche per la vulnerabilità psicologica della vittima.

Ex vigilessa uccisa, la relazione col comandante, la morte…

Un contesto per l’appunto ancora abbastanza grigio (e il riferimento non è certo alle sfumature private inerenti la sfera intima della coppia di cui sopra). Gualandi, da parte sua, ha sempre sostenuto che il colpo di pistola sia partito accidentalmente durante una colluttazione. Tuttavia, l’accusa contesta questa versione, affermando che l’ex comandante avrebbe atteso deliberatamente la collega con l’arma carica, sparandole intenzionalmente al culmine di una relazione tesa e conflittuale.

… E quell’area grigia nei rapporti tra i due

Il processo, dunque, prosegue con l’obiettivo di fare luce e chiarezza su una vicenda che ha sconvolto la comunità locale, mettendo in evidenza dinamiche relazionali complesse e potenzialmente pericolose all’interno di un ambiente lavorativo. Non a caso, anche l’altro difensore di Gualandi, il legale Lorenzo Valgimigli, ha avvisato la Corte d’Assise, rivolgendosi ai giudici, di fare attenzione «a chiunque cerchi di tirarvi per la giacca su pregiudizi di tipo morale». In quel contratto «i protagonisti sono un comandante e un agente, si colloca tutto nel contesto lavorativo di Sofia Stefani», ha sottolineato poi l’avvocato Speranzoni. Dove, tra veleno e pepe, è maturato il delitto

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di Lorenza Mariani - 17 Marzo 2025