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Il ministro a Repubblica
Foti: “Aumentare le spese militari? Partiamo dal 2% del Pil, è un impegno sottoscritto dal governo Conte”
“Non è che in un anno si riesce a fare quello che non si è fatto negli ultimi dieci”. Così, in un colloquio con Repubblica, il ministro degli Affari Ue, Tommaso Foti, parlando dell’aumento delle spese militari, così come pretende Donald Trump.
Foti: “Le spese militari? Non si può aumentare tutto subito”
“Ma lo chiedevano anche altri presidenti, compreso Biden – osserva – e noi ogni volta trovavamo una scusa per aggirare l’asticella”. Il tema, però, “va affrontato”, spiega l’esponente di Fratelli d’Italia, che dà ragione al collega Giancarlo Giorgetti, “che non interviene per slogan e fa bene a dire che dovremo valutare anche quanto l’aumento degli investimenti impatterà sulla crescita economica”. Per l’Italia, comunque, “è fondamentale lo scorporo” di queste spese “dal patto di stabilità”. Che da solo però non basta. Quanto all’ipotesi che il governo voglia arrivare al 2,5% del Pil, il ministro invoca prudenza: “Intanto rispettiamo l’impegno del 2% che, ricordo, aveva sottoscritto Giuseppe Conte”. Mentre l’Ue nel suo complesso “deve accelerare, da domani” sulla difesa comune. In merito al ‘duello’ Trump a Zelensky alla Casa bianca, per Foti “c’è qualcosa che non ha funzionato dal punto di vista diplomatico, non è stato un capolavoro, ma il discorso vero è che Trump, che non viene dalla politica e ha un approccio da imprenditore, vuole raggiungere l’obiettivo della pace, come aveva promesso”.
“Sui dazi bisogna evitare un’escalation”
E Zelensky? “Ha il timore che ci sia una pace ingiusta e quindi ci sta una frizione. C’è chi sostiene che Zelensky abbia anche sbagliato approccio, alla Casa bianca, dicendo che invece di discutere dell’accordo è andato su altri temi”. Ma la situazione “si può recuperare” a patto che “l’Occidente resti compatto”. L’ex capogruppo di FdI rilancia dunque l’idea di Meloni di un vertice unitario Ue-Usa e spiega che quando la premier parla di allargare il tavolo ad altri alleati, “non lo fa riferendosi all’Ucraina, ma a paesi fuori dall’Unione come il Regno Unito”.
“L’appello di Meloni – sottolinea – non è per sgattaiolare dal sostegno a Kiev. È stata chiarissima alla Cpac. Il centrodestra italiano è sempre stato netto”. Tranne la Lega “hanno sempre votato gli aiuti all’Ucraina, semmai è l’opposizione che non riesce nemmeno a organizzare una piazza insieme”. E gli attacchi di Salvini a von der Leyen? “Lui è all’opposizione, in Ue”. Per quanto riguarda i dazi, per il ministro “bisogna evitare un’escalation che porti a una guerra commerciale, che non interessa nemmeno a Trump. Perché dazi esasperati poi possono portare problemi d’inflazione negli Usa”. l’Unione europea deve “farsi trovare pronta, senza un approccio muro contro muro”, sottolinea Foti, anche perché molti dei ragionamenti del presidente americano poi, aggiunge, “sono legati al fatto che serve da parte dell’Europa un impegno serio sulla difesa, su cui l’Ue oggi non sta al passo”. Foti critica anche il piano di Macron di truppe solo europee in Ucraina: “Prima ho letto l’ipotesi di 30 mila, poi 100 mila, poi 200 mila… Mi pare siano cifre un po’ confuse. E poi oggi dove li mandiamo? In guerra? Ancora si deve arrivare a una pace. Anche in quel caso, comunque, noi ci saremmo solo in una missione Onu”.