
Da Piazza Pulita (con riserva)
Fratoianni giù la Musk, su La7 s’arrampica sugli specchi a tutto gas (elettrico): il compagno con Tesla ci prova ma non convince (video)
Nicola Fratoianni e la "supercar" dell’ipocrisia: il paladino della sinistra radical chic. L’intransigente censore del capitalismo sfrenato. L'integerrimo Kompagno in eschimo e con l'auto chic in garage, prova una strenua difesa dallo studio tv con Formigli anfitirone. Ma il tentativo fallisce, nonostante l'assist del conduttore che prova a buttarla sull'ironia...
Che imbarazzo per Nicola Fratoianni: il paladino della sinistra radical chic. L’intransigente censore del capitalismo sfrenato. L’integerrimo Kompagno (col K rafforzativo) in eschimo e una Tesla in garage, si ritrova a dare conto della contraddizione (vivente) nello studio de La7 di Piazza Pulita. Dove trova un accogliente Formigli che, nell’offrirgli l’assist per eventuali giustificazioni, gli chiede le necessarie spiegazioni sul controverso punto. Quale? Ma quello arcinoto dell’auto da ricconi impegnati e militanti, parcheggiata sotto casa: e non una qualsiasi, ma quella acquistata insieme alla moglie Elisabetta Piccolotti, altra pasionaria della sinistra, che evidentemente non disdegna i comodi sedili in pelle vegana dell’odiato Elon Musk.
Nicola Fratoianni e la Tesla dell’ipocrisia
Il leader di Avs e estimatore del tycoon sudafricano fin quando gli è tornato utile e comodo – cioè fin quando in campagna elettorale la compagna, la deputata Elisabetta Piccolotti, non è ricorsa a una Tesla per affrontare i suoi tour propagandistici – ora che il tutto è diventato sconveniente e controproducente prova a fare retromarcia. Una guida a quattro mani si direbbe: visto che la stessa Piccolotti ha annunciato che, una volta pagate le rate del leasing, abbandonerà “l’auto della discordia”.
Il compagno con l’auto del capitalista
Così, anche ieri sera (venerdì 20 marzo ndr), ospite a Piazza Pulita, nonostante il conduttore abbia provato a minimizzare con un approccio ironico su una vicenda grottesca – «avete comprato la Tesla che era il simbolo dell’ecologismo, dello sviluppo sostenibile. Musk è stato un mito dei progressisti. E ora?» (clicca qui per guardare il video di uno stralcio della partecipazione del leader Avs a Piazza Pulita) – Fratoianni ha tentato una difesa maldestra che ha fatto sorridere più del previsto. Incalzato sulla scelta di guidare proprio l’auto simbolo del liberismo californiano, il segretario di Sinistra Italiana ha bofonchiato giustificazioni deboli, senza troppa convinzione. D’altronde, come si fa a spiegare ai propri elettori, sempre pronti a predicare la lotta di classe, che in fondo una bella Tesla non si disdegna mai? (E il sorriso beffardo di Corrado Formigli nel video linkato lo confermerebbe una volta di più)…
Dai banchi della sinistra militante al volante dello status symbol
Semplice: arrampicandosi sui soliti luoghi comuni. E sostenendo col fiato corto: «Penso che bisogna essere ecologisti. Faccio parte di una formazione che si chiama Alleanza Verdi e Sinistra. Penso che la transizione ecologica sia fondamentale. Uno fa una scelta di coerenza, poi ad un certo punto quello a cui stai dando dei soldi comincia a fare il nazista in giro, e non solo per il grado di inclinazione del suo braccio, ma perché va in Germania e fa una diretta con la leader dell’Afd: un partito neonazista, e ridacchiando durante questa diretta condivide il fatto che, in fondo, Hitler era un comunista. In pochi se ne sono accorti». Lui sì: ma non abbastanza da dismettere l’auto che l’imprenditore in voga produce e rilancia…
Fratoianni, la Tesla, e una pezza a colori che non copre lo strappo…
E allora? Allora ecco la pezza che, come spesso accade, è forse peggio del buco che tenta di andare a coprire… «Quando qualcuno utilizza il suo potere, non solo economico, ma anche quello di una piattaforma digitale, che serve a condizionare l’opinione e a spostare il consenso e l’orientamento del voto, per un obiettivo che per i miei valori e non solo per le mie idee politiche è quanto di peggiore possa esistere – asserisce Fratoianni –… Dargli dei soldi francamente mi dà fastidio. Appena posso non te li do più. Poi uno cercherà di avere comunque un’auto elettrica sì, ma non quella di Elon Musk».
Tra ideologia e stasus symbol
Il fatto resta però (pezza a colori permettendo). Ed è quello che dai banchi della sinistra porta il compagno ecologista dall’impegno militante alla guida della Model Y: una parabola che farebbe impallidire Marx. Perché, in fondo, la narrazione è sempre la stessa: il capitalismo è brutto e cattivo, ma quando si tratta di scegliere tra un’utilitaria italiana o un bolide elettrico da status symbol, si finisce sempre col preferire la seconda opzione.
Fratoianni, il “kompagno” con l’eschimo e la Tesla…
Dunque, la difesa di Fratoianni? Roba da dimenticare. Specie se abbinata alle accuse a governo e premier mosse perennemente e più che mai in questi giorni… «Eh ma è un’auto elettrica, aiuta l’ambiente», ha tentato di cavarsela il leader Avs. Peccato che proprio Musk, il tycoon che lui e i suoi compagni di cordata adorano demonizzare, sia il padrone del marchio. E allora, caro Nicola, chi finanzia chi? Il liberismo sfrenato, che a parole disprezzi, o il progresso tecnologico che non ti dispiace quando ti porta in giro con tutti i comfort?
Fratoianni, la Tesla, e via col pilota automatico dei soli slogan…
Il teatrino dell’ipocrisia sinistra continua. Oggi i compagni non guidano più vecchie Panda scassate, ammaccate dall’usura o scolorite dal tempo. Oggi preferiscono le Tesla, ma con un po’ di senso di colpa e tante scuse traballanti (se possibile, in diretta tv). Del resto, la coerenza è un optional (ma non appannaggio dell’acquisto della suddetta auto chic). Un po’ come il pilota automatico della tanto amata (e rinnegata?) macchina elettrica…