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Gabry di Antonio Cuciniello: un libro che racconta il dolore di una perdita e la guarigione delle emozioni

L'intervista

Gabry di Antonio Cuciniello: un libro che racconta il dolore di una perdita e la guarigione delle emozioni

Cultura - di Felice Massimo De Falco - 16 Marzo 2025 alle 07:20

 Antonio Cucciniello è uno scrittore e docente, esperto in Approccio Sistemico Vitale e ideatore della “scrittur-anima”. Ha pubblicato romanzi noti come Le Ali del Bruco (2015, oltre 20.000 copie), Un’Altra Opportunità (2018) e Pathemata Mathemata (2019). Collabora dal 2016 con accademici per diffondere concetti sistemici tramite la scrittura, insegna scrittura creativa (anche all’Università di Salerno dal 2024) e ha partecipato a eventi internazionali (Fiera di Belgrado 2022, Erasmus 2021). Laureato in Linguistica Moderna (2023). Il suo ultimo libro è Gabry (edizioni Pendagron), un romanzo dove Cucciniello si introduce nel dolore della perdita, l’elaborazione di un lutto che fa scendere il protagonista negli inferi della psiche fino a trovare un significato al valore del buio, attraverso un’incessante lotta contro i suoi demoni interiori. Nel palpitare molesto dei traumi, troverà le risposte.
Gabry, figura centrale ma assente nel libro, muore in un incidente automobilistico, lasciando il protagonista, il suo compagno, in un abisso di dolore e solitudine. Lei lo aveva sostenuto come uomo e scrittore, ma la sua perdita distrugge il loro futuro insieme. Il romanzo esplora il lutto attraverso ricordi e allucinazioni, con una scrittura potente che mescola realtà e tormento interiore. La depressione diventa l’antagonista, mentre Gabry resta una presenza costante, guidando il protagonista in un viaggio di sofferenza e riflessione su amore, perdita e legami umani. Abbiamo avuto modo di intervistare l’autore che così si racconta. Gabry è al centro della narrazione del libro, tutto ruota attorno a questa ingombrante ombra, ma è anche la persona che non c’è fisicamente.

Innanzitutto, qual è il dolore esteriore di una perdita?

Non esiste una regola fissa, ognuno reagisce al dolore come può, utilizzando gli strumenti che possiede. Gabry non è mai andata via, lei è qui con me e riesce ancora a trascinarmi fuori dalla tempesta.   L’assenza in che misura e con quale veemenza penetra nei vicoli stretti della psiche? Noi abbiamo due menti, una mente che pensa e una mente che sente. Con il tempo ho imparato a spegnere la prima per dare spazio alla seconda. L’essenziale è invisibile agli occhi.   Si dice che ognuno elabora il lutto a modo proprio.

E il significato profondo della sofferenza la perdita di una persona cara?

Ogni singolo giorno, nelle nostre scelte, diamo un significato a quella perdita. Un dolore può distruggerti oppure trasformarti in una persona migliore. Fino a quando continuerò a portare nel mondo la luce di Gabry, lei rimarrà sempre con me.   Nel caso del protagonista del libro è scaturita una devastante depressione cercata di rattoppare con espedienti vari. Ma il dolore non si ferma con le “mani”. Quando decide di invaderti, non c’è legge neurologica che tenga. Allora si cerca di scavare.

Cosa trova il protagonista del romanzo?

Il protagonista trova rapporti irrisolti e ferite ancora aperte. Un padre alcolizzato e violento, una madre affetta da analfabetismo emotivo. Urla e botte, braccia senza abbracci, bocche senza baci.   La perdita è uno spartiacque interiore? Assolutamente, perdere una persona che ami ti cambia per sempre. Da quel momento in poi non sei più lo stesso, dentro qualcosa si rompe e vorresti aggiustarti in fretta ma l’unica soluzione possibile è accogliere il cambiamento. Un sistema vitale che non si evolve è destinato a morire.   Cos’è il baratro, il buio, il deserto? Qualcosa di necessario per chi ricerca la bellezza.

Cosa si rompe dentro di lui?

Il cuore si è rotto in tanti piccoli pezzi che mai avrei pensato di poterli ricomporre, poi è tornata Gabry e tutto è iniziato a girare nel verso giusto. Gabry continua a vivere nella memoria, è un demone che morde la sua assenza. Poi bisogna andare avanti.

Come si fa a ricostruire il proprio io?

Per ritrovarsi prima bisogna perdersi, abbandonarsi al dolore e piangere tutte le nostre lacrime consapevoli che le persone che amiamo, in un modo o nell’altro, rimarranno sempre con noi. Due sistemi che interagiscono per un determinato periodo di tempo, anche se si separano, continuano a influenzarsi a vicenda. Gabry continua a darmi consigli…   Dall’abisso si risale in qualche modo e il calvario non contiene prassi precise. Ognuno si salva a modo suo.

Il protagonista come si salva?

Ascoltando Gabry, mettendo in pratica gli insegnamenti dell’unica donna che l’abbia mai amato.   La depressione è mediaticamente un male sottaciuto. Sì ancora paura dello stigma, che poi diventa autostigma. Eppure non vale per le altre malattie fisiche.

Perché c’è difficoltà a parlarne?

È un problema culturale. Cresciamo all’interno di un contesto sociale che ci obbliga ad essere forti, a dare di noi sempre un’immagine vincente che non corrisponde alla realtà. Noi siamo fatti soprattutto di fragilità perché nel dolore dimostriamo realmente chi siamo, la nostra autentica umanità.

 Che messaggio lancia il libro?

Un messaggio di resilienza e speranza. Auguro a tutti di trovare la propria Gabry interiore.

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di Felice Massimo De Falco - 16 Marzo 2025