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Garlasco Sempio

Le indagini

Garlasco, Sempio in caserma per il test del dna. Il legale: “Non abbiamo nulla da temere”. Filtra l’ipotesi di “più ignoti”

Il materiale biologico sotto le unghie di Chiara, la comparazione delle impronte delle scarpe e quelle digitali, lasciate dall'assassino sulla scena del crimine, leb telefonate a casa Poggi prima del delitto e lo scontrino del parcheggio: tutti gli elementi al vaglio

Cronaca - di Redazione - 13 Marzo 2025 alle 14:37

Il caso Garlasco e il clamore della riapertura del caso a distanza di 18 anni catalizzano gran parte di siti e quotidiani. Non solo due consulenze che hanno portato a ritenere che le tracce del Dna sulle e sotto le unghie delle mani di Chiara Poggi siano riconducibili ad Andrea Sempio; ma anche la necessità di comparare le impronte, quelle delle scarpe e quelle digitali, lasciate dall’assassino sulla scena del crimine e di sviluppare alcuni indizi, come le tre telefonate sospette e il biglietto di un parcheggio che potrebbe essere servito per la precostituzione di un alibi. Sono questi gli elementi da cui parte la nuova indagine della Procura di Pavia, guidata da Fabio Napoleone, con al centro ulteriori approfondimenti sull’omicidio di Chiara, trovata in un lago di sangue in fondo alle scale della sua villetta di Garlasco, il 13 agosto del 2007.

Oggi un ulteriore tassello si aggiunge alla vicenda, con il prelievo coatto del Dna di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. Ha intorno solo i legali, i parenti e gli amici più stretti. Il suo avvocato  afferma che l’uomo  è sconvolto, ha preso giorni di ferie, non riesce a capacitarsi che si riapra un incubo a distanza di tanti anni. E proprio ieri ha compiuto 37 anni. Si professa innocente ed è “basito e sconvolto” ha riferito il suo legale.

Garlasco, l’ipotesi di “Più ignoti”

E dalle analisi sulle tracce repertate filtra l’ipotesi di “Più ignoti”: cioè di profili genetici di più persone non di una sola. Tra l’altro si svilupperà il secondo profilo del Dna trovato anni fa sulle unghie di Chiara, che allora non era stato possibile profilare. Non ci sono solo due consulenze che hanno portato a ritenere che le tracce del Dna sulle e sotto le unghie delle mani siano riconducibili a Sempio; ma anche la necessità di comparare le impronte, quelle delle scarpe e quelle digitali, lasciate dall’assassino sulla scena del crimine; e di sviluppare alcuni indizi, come le tre telefonate sospette e il biglietto di un parcheggio che potrebbe essere servito per la precostituzione di un alibi. Il dna prelevato oggi, potrebbe dare una prima risposta. Il 37enne amico del fratello della vittima era già stato  indagato otto anni fa e poi archiviato.

Legale di Sempio: “Non abbiamo nulla da temere”

“Certo, non abbiamo nulla da temere”. Così l’avvocata Angela Taccia, uno dei legali che assiste Andrea Sempio, ha risposto ai cronisti che le chiedevano se collaboreranno con le indagini dei carabinieri. “Siamo sereni”, ha detto il legale, uscendo dalla caserma Montebello di Milano insieme al 37enne. “Il ragazzo è tranquillo perché è innocente”, ha detto l’altro legale di Sempio, Massimo Levati. Riferendosi al test del Dna, ha precisato che il suo assistito “non si è sottoposto volontariamente perché volevamo l’ordinanza del gip, una persona terza”. E ai cronisti che gli chiedevano se sia corretto oggi rivalutare i reperti, l’avvocato ha risposto: ”Quali reperti? Non ci sono reperti. Andrea è innocente, non c’entra niente. Non aveva nessun rapporto con Chiara”. A chi lo incalzava chiedendogli delle telefonate fatte da Sempio prima dell’omicidio a casa Poggi, il legale ha risposto: “Lui cercava l’amico Marco, non Chiara. Non sapeva che fosse partito, altrimenti non avrebbe telefonato”. Quanto allo scontrino del parcheggio conservato dall’amico del fratello della vittima per oltre un anno, “sono cose superate, già archiviate”.

Il legale di Sempio: “L’indagine frutto di macchinazione”

“L’indagine del 2017 è stata frutto di una macchinazione, non vorrei che lo sia ancora dopo otto anni”, ha detto ancora Levati. Una macchinazione – ha aggiunto il legale – “organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi, che clandestinamente hanno preso il Dna di Andrea”. Se la Procura ora sostiene che sia compatibile con quello prelevato sotto le unghie della vittima, lo fa – ha detto l’avvocato – “perché qualcuno ha rimestato sotto”. Dopo il caso di nove anni fa, quando il suo nome era comparso per la prima volta su giornali e tv, Sempio era stato completamente scagionato dagli stessi pm pavesi. E aveva anche trovato la forza di andare in televisione, insieme al padre, a rispondere «a testa alta» davanti a quelle accuse. «La cosa più violenta subita? L’invasione della privacy, gli insulti e le minacce arrivate da persone che vedono i servizi in tv», aveva detto alle telecamere di Quarto Grado intervistato da Gianluigi Nuzzi.

Telefonate e scontrino

Quanto al suo rapporto con i Poggi (che lo hanno sempre difeso) aveva raccontato nel febbraio 2017: «Marco mi è stato vicinissimo fin dal primo giorno, sia lui sia la sua famiglia. Usciamo ancora regolarmente insieme, lui mi ha dato molta forza». Stasi? «Mai visto prima». Nel suo interrogatorio ai pm, negli stessi giorni, aveva invece parlato delle tre telefonate fatte a casa Poggi mentre l’amico Marco era in vacanza. Telefonate ora al centro della nuova inchiesta: «Io ricordo che una volta ho chiamato per sbaglio perché avevo memorizzato ambedue i numeri e chiamando dal cellulare per sbaglio ho chiamato casa». Si era così giustificato. Gli investigatori però hanno scoperto che il cellulare di Sempio ha chiamato casa Poggi 5 volte negli otto mesi prima del delitto: «Tre volte per il rientro di Marco a casa la sera (per avvertire i genitori); e due volte quando Marco è già partito per le vacanze in Trentino, ovvero il 7 e l’8 agosto 2007». C’è poi un’altra chiamata dal fisso di casa Sempio, sempre il 7 agosto. L’unica in otto mesi da quel telefono verso i Poggi.

 

 

 

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di Redazione - 13 Marzo 2025