
Sinistra allo sbaraglio
Pure gli elettori Pd bocciano il campo largo: il sondaggio che affossa tutte le illusioni di Elly Schlein
La rilevazione di Demos per Repubblica sulle ipotesi di alleanze non lascia scampo: nessuna ipotesi raggiunge la sufficienza. Diamanti sconsolato: dem, M5S e gli altri accomunati solo dal fatto di stare all'opposizione e di aver un «nemico comune»
Nessuna prospettiva condivisa, nessun collante che non sia quello del «nemico comune» e anche nessuna voglia di stare insieme. Un sondaggio di Demos restituisce in forma di analisi quello che è sotto gli occhi di tutti da tempo e che si manifesta in forma plastica nelle piazze: il campo largo non ha né ragione né speranza di esistere. A partire da quello che pensano gli elettori dei partiti che dovrebbero comporlo.
Il sondaggio di Repubblica che cancella l’illusione del campo largo
Proprio le loro opinioni sono state sondate Demos per Repubblica. Ne emerge quello che il titolo dell’articolo di accompagnamento firmato da Ilvo Damiani definisce «Il rompicapo delle intese». Il sondaggio testa le varie possibilità di alleanza per il campo largo, con quesiti che ora includono ora escludono questo o quel partito. Ne emerge un puzzle impossibile da ricomporre, con buona pace di Elly Schlein che ancora un mese fa andava rivendicando ai dem di essere «testardamente unitari» e di non contemplare un «piano B».
Per gli elettori di Pd e M5S nessun tipo di alleanza raggiunge la sufficienza
La domanda posta è: “Quale giudizio esprime, su una scala da 1 a 10, su ciascuna delle seguenti alleanze?”. La risposta è che nessun tipo di alleanza raggiunge la sufficienza, a partire dal giudizio che ne danno gli elettori Pd, partito utilizzato come perno di tutte le diverse ipotesi. La prima sondata è quella di un’alleanza tra Pd e M5S: gli elettori Pd danno un giudizio favorevole del 58%, quelli pentastellati del 55%, quelli di Azione, Italia Viva e +Europa del 30%. La seconda esplora il caso di un’alleanza tra Pd e «partiti di centro come Azione, Italia Viva e +Europa». Meno della metà degli elettori dem è favorevole: il voto è 48%. Tra i sostenitori degli altri tre partiti chiamati in causa si attesta al 70%, tra quelli del M5S al 22%. Infine, l’ipotesi di un campo larghissimo che contempli tutti: tra gli elettori Pd arriva al 59%; tra i 5S al 45%, tra gli altri al 42%.
Ugualmente, se ci si sposta sul tema delle strategie da adottare, il percorso appare più che accidentato. Interrogati sull’ide che Pd e M5S debbano «cercare di formare da subito un’alleanza stabile e con un programma unitario» gli elettori dem rispondono sì nel 69% dei casi, ma quelli 5S si fermano al 49%. Sull’idea di «procedere divisi e coalizzarsi strategicamente prima delle elezioni per provare a vincere» si convoglia il 24% di entrambi i partiti. Si tratta della stessa percentuale di elettori M5S che condivide l’idea di «restare divisi e alternativi», che invece attrae solo il 12% degli elettori dem.
L’analisi di Ilvo Diamanti: i partiti d’opposizione tenuti insieme solo dal «comune nemico»
Numeri dai quali discende un ragionamento di Ilvo Diamanti così sconsolato da portarlo a parlare di «inquietudini», augurandosi di sbagliarsi. «Nell’insieme, ciò che accomuna i partiti all’opposizione è la “comune collocazione”. All’opposizione. Tuttavia, gli orientamenti degli elettori sottolineano “divisioni interne”. A tutti i partiti», scrive il sondaggista, sottolineando che «nessuna possibile intesa fra partiti di opposizione raggiunge e supera il 60 per cento dei consensi “interni” alle forze politiche interessate. E ciò rivela come il principale problema del campo largo e, comunque, più largo di quello attuale, sia la distanza dagli altri partiti del proprio campo. Accomunato principalmente, se non solamente, dal comune nemico».
«Così – prosegue Diamanti – la soluzione inevitabile, al di là di quanto auspicato ed evocato dagli elettori di opposizione, resta il contrasto nei confronti del governo. Della maggioranza che lo sostiene. Della leader che lo guida. In altri termini: il nemico, meglio “la nemica” comune, che costringe a procedere insieme. In un campo comune. Accomunato dai confini segnati dall’altro. Cioè, “l’altra”. Grazie alla personalizzazione, che costringe le forze di opposizione a procedere nella stessa direzione. Senza un’ispirazione e un’aspirazione comune. E grazie a un governo e a una guida che propone (e si propone come) un bersaglio condiviso».
La conclusione sconsolata del sondaggista
«Tuttavia, è lecito dubitare che questo percorso prefiguri un orizzonte definito. Chiaro. A chi lo insegue e, soprattutto, agli elettori, ai cittadini. Ed è difficile, per questo, non guardare, con qualche inquietudine, a un futuro nel quale il declino delle ideologie, degli ideali e dei valori ha lasciato spazio alle paure. Ai nemici. A una democrazia che rischia, per questo, di apparire meno democratica. E, per quanto mi riguarda, meno attraente. Ma – conclude lo sconfortato sondaggista – spero, come spesso mi capita, di sbagliarmi. E di non perdermi nel “campo largo” delle analisi».