
Legge delega in Cdm
Governo ok sul rilancio dell’atomo, Tabarella (Nomisma): “Sì al nucleare. Serve diversificare”
Il governo ha approvato la legge delega per garantire "energia pulita, sicura, a basso costo", come dichiarato dal premier, "capace di assicurare sicurezza energetica e indipendenza strategica all’Italia". È il rispetto di una promessa fatta nella campagna elettorale dell’estate 2022. Parla il presidente di Nomisma. Pichetto: ''In futuro avremo un mix più equilibrato di fonti energetiche"
Al termine del consiglio dei ministri che ha stanziato 3 miliardi contro il «caro bollette» il premier Meloni ha dato un’altra notizia sostanziale: «il governo ha approvato un importante provvedimento per garantire energia pulita, sicura, a basso costo, capace di assicurare sicurezza energetica e indipendenza strategica all’Italia. Parlo, ovviamente, dell’energia nucleare». È il rispetto di una promessa fatta nella campagna elettorale dell’estate 2022: «Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro». Il primo snodo è arrivato in Cdm, il primo passo ufficiale a cui plaude il presidente di Nomisma Energia, David Tabarella intervistato da Pietro Senaldi.
Tabarelli: “Sì a nucleare e fossili”
«Ci sarà un futuro senza più problemi di approvvigionamento e di rincari, quando saremo in grado di ricreare l’energia solare, mediante fusione dell’idrogeno, ma non accadrà domani», ragiona il presidente della società di ricerca in campo energetico e ambientale, il cui obiettivo è capire e anticipare le dinamiche di fondo dei mercati e dell’industria. Bene, dunque, il passaggio operato dal governo. L’obiettivo da perseguire per Tabarella è quello di «diversificare al massimo le fonti di energia. Aprire al nucleare certo, ma non è proprio il momento di abbandonare i fossili: dobbiamo stare attenti a mantenere la stabilità del sistema». E’ questo il percorso che l’esecutivo intende seguire, come spiegato dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, nel suo intervento al Forum in Masseria a Saturnia. ”In futuro avremo un mix più equilibrato di fonti energetiche tra cui il nucleare: un 10-30% di idroelettrico, il geotermico, l’eolico offshore, il fotovoltaico e l’idrogeno. Che è un nuovo veicolo energetico che può avere un grande sviluppo nel 2030. La velocità della tecnologia è molto alta. Il mio dovere come ministro e parlamentare, è mettere nella condizione di chi ci sarà fra 10 anni di essere pronto a rispondere a quese nuove tecnologie”.
Una stoccata agli ambientalisti
Diversificare le fonti, dunque. «Sì, non solo a livello di energia ma anche di Paesi fornitori. Un po’ come quando si investe in Borsa, bisogna costruire un portafoglio variegato se non si vuole o non ci si può permettere di rischiare troppo», afferma Tabarella. Che per l’immediato suggerisce: «Teniamo aperte le centrali di carbone». Questo sarà un cazzotto agli ambientalisti e infatti i vari Bonelli e verdi nostrani sono già in subbuglio. La strada del nucleare è quella giusta: «Il nostro sistema è tenuto insieme da 56 centrali nucleari francesi dalle quali importiamo 50 miliardi di kilowatt ora ogni anno. Il nucleare è la prima fonte di produzione elettrica in Europa, rappresenta circa il 23% del totale. Gli italiani tutti dovrebbero andare a visitare il museo della Fisica, dietro al Viminale, nel luogo dove Enrico Fermi scoprì la fissione. Noi abbiamo una grande tradizione scientifica dai tempi di Galileo Galilei, che dovremmo deciderci a sfruttare».
Intervista su Libero
«Non servono gli ambientalisti – è il ragionamento di Tabarella -per dire che i mulini fanno bene, lo sanno e lo condividono tutti. Il punto è che l’apporto delle energie rinnovabili arriva al 7% scarso del totale. E questo malgrado negli ultimi tre anni il loro volume sia aumentato del 30%». Il problema allora è sia politico che ambientale: «L’ambientalismo pone ostacoli seri soprattutto a livello di politiche regionali, perché gli amministratori locali non hanno sufficiente forza per imporre progetti importanti, non si avventurano”
Se la guerra in Ucraina finisse i pressi dell’energia calerebbero
Tabarelli fa poi un’analisi realistica del perché le bollette hanno conosciuto un rialzo. Non è colpa della Meloni, come pure si è sentito dire in questi giorni. “Il rialzo è dovuto alla congiuntura internazionale, come dai tempi delle grandi crisi del petrolio, negli anni Settanta. I prezzi scontano la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente, che hanno portato una riduzione dell’offerta del 40%. Certo l’Europa non è del tutto esente da responsabilità. Bruxelles, e anche l’Italia, è troppo distratta dal tentativo di transazione energetica e nell’attesa non fa nulla». Quindi se la guerra in Ucraina finisse i prezzi calerebbero?, chiede Senaldi su Libero? «Immagino di sì; anche se non si può certo ipotizzare che ripartano i contratti con la Russia; almeno per un bel po’ di tempo».
Nucleare, Pichetto: i primi reattori di nuova generazione verso il 2030
Le opzioni tecnologiche possibili sono i reattori nucleari di terza generazione avanzata, già esistenti e progettati per resistere a eventi estremi; quelli di quarta generazione, ancora in fase di sviluppo; i reattori modulari di piccola taglia (Smr) e, appunto, i reattori a fusione. Sotto questo aspetto il disegno di legge lascia le porte aperte all’adozione delle «migliori tecnologie disponibili». Per il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, il rinascimento nucleare italiano dovrebbe partire dai piccoli reattori modulari, che saranno disponibili «verso la fine di questo decennio, inizio del prossimo». Consentendo a imprese e famiglie italiane di avere «bollette sul livello francese o spagnolo».