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PAPA

Non ha mai perso l'ironia

Il chirurgo del Papa confessa: “Francesco sapeva di poter morire, ma ci ha detto: non mollate”

"È stato il momento peggiore", racconta Sergio Alfieri, il coordinatore dell'équipe medica del Gemelli. Ma Bergoglio non ha mai perso l'ironia che lo contraddistingue e ce l'ha fatta

Cronaca - di Demetra Orsi - 25 Marzo 2025 alle 13:26

Quella notte, nel silenzio surreale del Gemelli, l’aria si fece densa, quasi irrespirabile. Papa Francesco, ricoverato da quattordici giorni, lottava per ogni respiro. Con un filo di voce, intriso di dolore e lucidità, sussurrò: «È brutto». Attorno a lui, gli assistenti trattenevano le lacrime: in quel letto non vedevano solo il Pontefice, ma un padre. A raccontare quei momenti drammatici è il professor Sergio Alfieri, coordinatore dell’équipe medica che ha vegliato su Bergoglio per trentotto giorni carichi di ansie e speranze, in un’intervista al Corriere della Sera.

“Il momento peggiore per Francesco”: la lotta tra vita e la morte

«Sì, è stato il momento peggiore», ammette Alfieri. Francesco affrontava un broncospasmo che avrebbe potuto portarlo via. Davanti agli occhi dei medici una scelta drammatica: «Fermarci e lasciarlo andare, oppure tentare tutto, rischiando di compromettere altri organi». Ma la risposta arrivò decisa, pronunciata dall’assistente personale Massimiliano Strappetti: «Provate tutto, non molliamo». E così fu.

Il Papa sapeva tutto sin dal primo momento

Papa Francesco è sempre rimasto vigile, cosciente del rischio di non superare la notte. «Abbiamo visto l’uomo che soffriva. Sin dal primo giorno ci ha chiesto di dirgli sempre la verità sulle sue condizioni», rivela Alfieri. Una trasparenza assoluta nei bollettini medici, approvati personalmente dal Pontefice, senza omissioni.

Superato il pericolo immediato, una seconda crisi ha rischiato di distruggere i passi fatti fin lì. «Mentre mangiava, Papa Francesco ha avuto un rigurgito e ha inalato del cibo», racconta Alfieri, aggiungendo con amarezza che quel momento fu «terribile». Ma il Santo Padre ancora una volta reagì con consapevolezza e coraggio, convinto che proprio quella lucidità estrema gli avesse salvato la vita.

Il ritorno alla vita di Francesco

Quando finalmente la tempesta sembrava passata, Francesco si è rialzato con una determinazione che ha commosso tutti: iniziò a girare nel reparto in carrozzina, cercando «gli sguardi degli altri pazienti». Usciva spesso dalla stanza, cinque volte in un solo giorno, forse anche di più, portando con sé il suo sorriso rassicurante e una pizza condivisa con il personale. Una mattina lo salutò con “buongiorno Santo Figlio”, racconta ancora Alfieri, ricordando anche il ritorno della vitalità: «Non si dimentichi di vivere e mantenere il buon umore», diceva per le stanze. «Esiste una pubblicazione scientifica secondo la quale le preghiere danno forza al malato, in questo caso tutto il mondo si è messo a pregare. Io posso dire che per due volte la situazione era persa e poi è avvenuto come un miracolo», confessa il medico. «Certo, lui è stato un paziente molto collaborativo, si è sottoposto a tutte le terapie senza mai lamentarsi» ed è stato «un lavoro di squadra».

Alla domanda se il Papa sapesse che molti ormai lo credevano morto, Alfieri risponde che «è sempre stato informato e ha sempre reagito con la sua solita ironia». Lo stesso Alfieri ricorda con emozione particolare il momento in cui Francesco gli strinse la mano, «come a cercare conforto», in quei minuti sospesi tra vita e morte. Non si dimentichi di vivere e mantenere il buon umore

Finalmente a Santa Marta

Ora, tornato a Santa Marta, Bergoglio ha davanti due mesi di convalescenza protetta, ma «lui è il Papa», sottolinea Alfieri, riconoscendo comunque i limiti delle raccomandazioni mediche. Il momento più significativo per il chirurgo rimane l’immagine del Pontefice che esce dalla stanza al decimo piano del Gemelli, vestito di bianco: «l’emozione di vedere l’uomo tornare a essere Papa».

Papa Francesco: “Sanare il dolore per le ferite dell’anima”

Ora, il messaggio scritto dal Santo Padre durante la convalescenza, diretto alla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, risuona come un potente richiamo morale. Bergoglio sottolinea l’importanza di offrire «ospitalità e cura per le ferite dell’anima, nello stile del buon samaritano», invitando la Chiesa ad ascoltare «con l’orecchio del cuore», perché nessun dolore venga archiviato ma sanato. Papa Francesco esorta a costruire alleanze con autorità civili e associazioni, affinché la tutela diventi «linguaggio universale», sottolineando che la prevenzione degli abusi è «una delle fondamenta su cui edificare comunità fedeli al Vangelo». Un messaggio vergato di proprio pugno nel luogo che lo ha visto combattere e vincere la più difficile delle battaglie.

Gli aggiornamenti dal Vaticano

Intanto, la convalescenza di Bergoglio prosegue secondo le indicazioni mediche: terapia, fisioterapia respiratoria e fisioterapia motoria. Il Pontefice concelebra la messa nella cappella al secondo piano di Casa Santa Marta e continua la sua attività lavorativa nella modalità descritta durante il ricovero. Nella notte la somministrazione di ossigeno ad alti flussi continua, mentre di giorno alterna tra alti flussi e cannule nasali. L’udienza generale di domani seguirà la formula delle ultime settimane, con una catechesi preparata e distribuita in forma scritta. Nei giorni scorsi non vi sono state visite particolari, fatta eccezione per quelle dei più stretti collaboratori. Non è ancora deciso come si svolgerà invece l’Angelus di domenica, l’ultima parola spetterà al Papa e dalla forza della sua voce.

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di Demetra Orsi - 25 Marzo 2025