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Fratelli di taglia: l’orgoglio italiano torna di moda. Prada vuole abbracciare Versace per un super-polo tricolore

Fratelli di taglia: l’orgoglio italiano torna di moda. Prada vuole abbracciare Versace per un super-polo tricolore

Economia - di Luca Maurelli - 3 Marzo 2025 alle 17:35

La moda italiana passa al contrattacco. Dopo anni di “colonizzazione” straniera dei nostri brand più famosi, soprattutto da parte francese, cinese e arabo, sta per nascere un super polo italiano in grado di respingere l’assalto degli stranieri alle griffe di casa nostra, alcune delle quali già inglobate da gruppi internazionali. La holding italiana Prada si avvicina alla chiusura dell’accordo per l’acquisizione di Versace con Capri Holdings, gruppo proprietario anche di Jimmy Choo e Michael Kors. Lo riporta il New York Post citando Bloomberg, per cui la valutazione dell’azienda milanese si aggira attorno a 1,5 miliardi di euro. L’accordo per la cessione potrebbe essere raggiunto entro la fine del mese, e permetterebbe a Prada di “creare un gruppo italiano in grado di competere con i big globali del settore, in particolare Lvmh e Kering. Per l’Italia, in seguito a decenni in cui i marchi principali sono finiti in mani straniere, un eventuale accordo rappresenterebbe un’inversione di tendenza nel mondo del lusso”.

L’accordo per la cessione potrebbe essere raggiunto entro la fine del mese, e permetterebbe a Prada di “creare un gruppo italiano in grado di competere con i big globali del settore, in particolare Lvmh e Kering. Per l’Italia, in seguito a decenni in cui i marchi principali sono finiti in mani straniere, un eventuale accordo rappresenterebbe un’inversione di tendenza nel mondo del lusso”.  Prada e Capri holding, proprietaria di Versace, potrebbero raggiungere un accordo entro la fine di marzo per la cessione, se le trattative dovessero andare a buon fine.

La sfida italiana è sopratutto al gruppo LVMH (Moët Hennessy Louis Vuitton), leader mondiale nel settore del lusso, fa capo a Bernard Arnault, uno degli uomini più ricchi del mondo. Arnault è il presidente e amministratore delegato del gruppo, che è stato fondato attraverso la fusione di diverse società di lusso. LVMH possiede una vasta gamma di marchi di lusso che spaziano dalla moda alla cosmetica, dall’arte alla gastronomia, e si considera uno dei principali player globali in questo settore.

LVMH è un conglomerato che include marchi prestigiosi come Louis Vuitton, Christian Dior, Fendi, Céline, Sephora, Dom Pérignon, Hennessy, Givenchy, TAG Heuer, e molti altri. Il gruppo opera in diverse aree, tra cui moda e accessori, vini e alcolici, profumi e cosmetici, e orologeria e gioielleria.

Le “griffes” sono il simbolo del Made in Italy nel mondo. Spesso finiscono in mani estere. Come Versace, ceduta nel 2018 agli americani di Capri Holdings e ora in cima al risiko che sta contagiando il lusso, dopo le indiscrezioni sempre più insistenti di un interessamento da parte del gruppo Prada per l’acquisizione. Di tanti altri marchi la proprietà non parla più italiano, perché in mano a fondi di investimento, gruppi o holding internazionali in parte o totalmente. A fare shopping di marchi importanti, negli ultimi anni, è stata l’Asia, e in particolare la Cina (a fine 2019 in Italia 405 gruppi cinesi vantavano partecipazioni in oltre 700 imprese italiane) ma nel risiko di acquisizioni il settore del lusso e fashion è stato sicuramente quello dal bottino più ghiotto. E’ il caso della Francia, che non ha risparmiato diversi brand del Made in Italy, come Fendi.

La maison romana viene acquistata nel 2001 dal colosso francese Lvmh di Bernard Arnault. Anche Gucci nel 1999 passa nelle mani di François-Henri Pinault di Kering, che controlla anche le italiane Brioni, Pomellato, oltre a Bottega Veneta, Richard Ginori e Dodo, mentre il ‘rivale’ Lvmh fa incetta di marchi italiani come Emilio Pucci, Acqua di Parma, Bulgari e Loro Piana. Anche Versace, dal 2018, non parla più italiano. La griffe della Medusa, fondata nel 1978 da Gianni Versace, viene acquistata dagli americani Michael Kors e Capri Group.

Valentino, nel 2012, finisce nella mani del gruppo Mayhoola for Investment, società del Qatar mentre Coccinelle è dei coreani di E-Land Mazzieri, gli stessi che detengono Mandarina Duck. Sergio Rossi, storico brand del calzaturiero italiano passa nel 2021 in mano al gruppo finanziario cinese Fosun. Ed è cinese anche Krizia, dal 2014 nell’orbita della Shenzhen Marisfrolg Fashion Co Ltd. C’è poi Rinascente, che nel 2011 viene acquisita da Central Retail Corporation, il Gruppo thailandese leader nel settore della distribuzione e dei department store nel Sud-Est Asiatico. I gioielli Buccellati nel settembre 2019 diventano invece di proprietà del gruppo svizzero Richemont, dopo essere stati dal 2017 di proprietà del gruppo cinese Gangsu Gangtai Holding. Quanto al marchio di abbigliamento sportivo Sergio Tacchini, dopo la bancarotta del 2007 e diversi cambi di proprietà, finisce nel portafogli del gruppo di abbigliamento sudcoreano F&F del miliardario Kim Chang-soo che acquisisce il 100% del capitale di Sergio Tacchini operations.

Insomma, il made in Italy ha sempre fatto e continua a fare gola alle aziende estere su tutti i settori e nella moda in particolare.  La rivincita potrebbe però essere vicina.

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di Luca Maurelli - 3 Marzo 2025