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La mamma di Pamela Mastropietro ha incontrato in carcere Oseghale

Oltre il dolore

Il coraggio della mamma di Pamela Mastropietro in carcere da Oseghale: «Gli ho chiesto verità e pentimento»

L'incontro voluto da Alessandra Verni è durato quattro ore. La donna indossava la maglietta «con le foto di come l'ha ridotta per ricordare quello che ha fatto. C'era rabbia, ma ho parlato con il cuore, voglio i nomi dei complici»

Cronaca - di Eleonora Guerra - 7 Marzo 2025 alle 19:06

La mamma di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni, ha incontrato in carcere Innocent Oseghale, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della 18enne romana, violentata, uccisa e fatta a pezzi a Macerata nel 2018 dopo essersi allontanata da una comunità di Corridonia. A riferirlo all’agenzia di stampa Adnkronos è la stessa Verni, che nei mesi scorsi, aveva chiesto di vedere l’uomo, per il quale la condanna è stata confermata a gennaio dopo un secondo ricorso, straordinario, in Cassazione.

La mamma di Pamela Mastropietro in carcere da Oseghale

«Quando incontri il carnefice ti vengono tanti pensieri in testa, ti verrebbe da sbranarlo, ma non risolveresti nulla, anzi diventeresti un carnefice anche tu. In questo modo non darei giustizia a Pamela, diventerei carnefice anche di me stessa e non è questo quello che voglio», ha detto la signora Verni, che da Oseghale si è presentata vestita e pettinata come la figlia quel giorno e con indosso la maglietta «con le foto di come l’ha ridotta per ricordare quello che ha fatto».

Lo sforzo per superare la rabbia e aprire il cuore, anche senza perdono

«Io penso che questo incontro sia servito a me, penso anche a lui. Oggi Dio e Pamela mi sono stati vicini. Ho aperto il cuore, gli ho parlato con cuore. Certo soprattutto all’inizio rabbia c’era, ma ho parlato con il cuore», ha spiegato Verni all’Adnkronos, chiarendo che «io volevo un incontro costruttivo per me stessa e volevo dare una chance a Oseghale di pentirsi e di dire la verità». «Io dono a lui la possibilità di pentirsi, di dire la verità, di denunciare e dono a me la possibilità di guardarlo negli occhi e dirgli tutto quello che ha causato», ha proseguito la mamma di Pamela, sottolineando che incontrare non vuole dire perdonare e aggiungendo che «lui ha accettato l’incontro e, devo dire, ci siamo entrambi comportati civilmente».

Un colloquio durato oltre quattro ore

Verni non ha voluto riferire i dettagli del colloquio, durato oltre quattro ore. «Abbiamo parlato», si è limitata a dire la mamma di Pamela che da sempre convinta che Oseghale abbia avuto dei complici e non abbia fatto tutto da solo, nonostante questo non sia stato accertato in sede di indagine né giudiziaria. «Gli ho detto che lui deve denunciare. Io comunque gliel’ho detto: non mi fermo, continuo a cercare i suoi complici. Io spero che parli e denunci, paradossalmente proprio lui può dare giustizia a Pamela», ha detto Verni, secondo la quale il caso di sua figlia non è ancora chiuso.

La richiesta di verità: «Convinta che ci siano complici, gli ho detto di denunciare»

Quanto al fatto che l’incontro possa trasformarsi per Oseghale in una strada per ottenere permessi premio o benefici, la mamma di Pamela ha sottolineato che «dovrebbero cambiare qualcosa». «Una vittima che deve incontrare il carnefice deve per forza passare per il percorso di giustizia riparativa e questo non è giusto», ha detto Alessandra Verni, che ha voluto ringraziare «il corpo della penitenziaria del carcere e anche la dirigente: sono stati fantastici in questo percorso».

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di Eleonora Guerra - 7 Marzo 2025