
Strategia italiana
Il docente: “Meloni ha un ruolo di costruttrice di ponti con gli Usa. E’ la candidata naturale per quel ruolo”
Il peso e le responsabiltà dell'Italia nel contesto geopolitico nell'analisi di Gabriele Natalizia, direttore del Centro Studi Geopolitica.info e professore di Scienza politica alla Sapienza
“Bisogna capire che è cambiato il mondo”. Introduce così la sua analisi del delicato passaggio internazionale in cui ci troviamo Gabriele Natalizia, direttore del Centro Studi Geopolitica.info e professore di Scienza politica alla Sapienza. Un’intervista a Eurofocus/Adnkronos sul riorientamento della politica estera Usa contiene passaggi illuminanti e attesta la bontà della posizione italiana: “Come indicato al summit di Londra dal premier britannico, Keir Starmer, l’Italia in questo momento ha il ruolo di costruttrice di ponti. Ruolo che, se giocato bene dalla premier Giorgia Meloni, potrà essere molto vantaggioso per l’Italia”.
“Meloni candidata naturale per ricucire tra Washington e Kiev”
Siamo ad una partita importante. A Londra Meloni si è distinta per le sue invocazioni all’unità dell’Occidente e alla sua promessa di aiutare a ricucire lo strappo tra Washington e Kiev. Sembra dunque la candidata naturale per quel ruolo. Specie in vista di un’amministrazione Usa che più di altre crede nella diplomazia personale e dà valore al feeling personale tra i leader, spiega il professore. “Il rischio che si cela dietro il summit è che l’amministrazione Usa veda questa coalizione europea come un formato avversativo. Dovranno cercare di lavorare il più possibile per non farlo sembrare tale, e in questo Roma ha un ruolo importante”. Un ruolo di grande equilibrio nel quale il professore è troppo pragmatico per non vederne la delicatezza. Un ruolo anche “rischioso perché può risultare ambiguo, quasi doppiogiochista, su entrambe le sponde dell’Atlantico”.
Gabriele Natalizia: “Meloni a Londra si è distinta”
Sono le opposizioni non comprendendo quanto Natalizia ha premesso – (“il mondo è cambiato”) – e sfruttano lo snodo epocale che stiamo vivendo per tirare fuori “slogan infantili” contro il governo. Senza cogliere che siamo tutti sulla stessa barca; e tenere insieme le due sponde dell’Atlantico è fondamentale per l’ Europa e per l’occidente. Un punto di caduta che rende l’Italia centrale nella tessitura delle strategie del futuro. Ma a sinistra sono a pezzi.
“Serve un cambio di passo in fatto di cultura strategica. Dobbiamo capire che è cambiato il mondo che abbiamo intorno. E che va fatto quello che potevamo evitare di fare prima. A meno di non rimanere alla mercé della Russia, della Cina; o anche di attori minori che incidono sul nostro ambiente strategico. Penso al Mediterraneo, a come si muove l’Iran in Medio Oriente e come influenza enti anche non statuali come gli Houthi: per contrastarli bisogna investire in difesa”. La linea del governo italiano segue questa direttrice. E’ a sinistra che manca una visione unitaria, con le opposizioni divise in mille rivoli di fronte al piano von der Leyen.
Il piano per la difesa dell’Ucraina che i leader europei hanno iniziato a tratteggiare -è basato su un’Ucraina armata e forte; e sulla creazione di una “coalizione di volonterosi” in grado di fornire soldati da inviare come forma di garanzia. Qui Regno Unito e Francia, i motori del piano, guardano all’Italia, visto che dopo gli Usa è il Paese che contribuisce più personale per le operazioni internazionali Nato. Un tema complesso a livello logistico prima ancora che politico, ragiona il professore. La posizione di prudenza del premier Meloni è pertanto essenziale. Tenere unite Europa e Usa è la via. Per il docente, pensare di proteggere l’Ucraina senza gli Stati Uniti è uno scenario “impensabile”.