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Una nuova era di pace

Il gruppo terrorista Pkk annuncia il cessate il fuoco e la dissoluzione: svolta storica per la Turchia

Dopo decenni di guerriglia, il Pkk volta pagina: cessate il fuoco e scioglimento del movimento. L’appello di Öcalan dalla prigione di Imrali segna una svolta storica, ma resta l’incognita sul futuro dei curdi e sulle mosse di Erdogan

Esteri - di Demetra Orsi - 1 Marzo 2025 alle 15:26

Un annuncio che ha il sapore di una svolta epocale scuote il Medio Oriente: il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha dichiarato il cessate il fuoco con la Turchia e annunciato la propria dissoluzione. La notizia, diffusa dall’agenzia stampa vicina al movimento armato, ha immediatamente fatto il giro del mondo. «Dichiariamo un cessate il fuoco in vigore da oggi per aprire la strada all’attuazione dell’appello del leader Apo per la pace e una società democratica. Nessuna delle nostre forze intraprenderà azioni armate a meno che non venga attaccata», ha dichiarato il comitato esecutivo del Pkk.

L’appello dalla prigione di Imrali

L’iniziativa è arrivata su diretta sollecitazione di Abdullah Öcalan, il fondatore e guida storica del Pkk, che dal carcere di Imrali ha lanciato un appello ai suoi seguaci. In un video registrato alla presenza di una delegazione di parlamentari del partito filo-curdo Dem, il leader curdo ha esortato i vertici del gruppo, bollato da tempo come organizzazione terroristica, a sancire lo scioglimento definitivo del gruppo.

«Non c’è alternativa alla democrazia per costruire un sistema politico stabile. Il consenso democratico è l’unica strada possibile», ha dichiarato catturato dai servizi segreti del Paese nel 1999, in un intervento che segna una cesura netta rispetto a oltre quarant’anni di lotta armata.

Quarant’anni di conflitto e decine di migliaia di vittime in Turchia

Nato nel 1978 con l’obiettivo di creare uno Stato indipendente curdo, il Pkk ha avviato nel 1984 una lotta armata contro il governo turco, catalizzata dalla repressione culturale e politica subita dal popolo curdo. Il conflitto si è progressivamente inasprito, provocando oltre 40mila morti, violazioni dei diritti umani su vasta scala e un’escalation di operazioni militari turche anche oltre confine, tra Siria e Iraq.

Nel tempo, le rivendicazioni del Pkk si sono evolute, passando dall’indipendenza all’autonomia e al riconoscimento dei diritti della minoranza curda. Tuttavia, ogni tentativo di negoziato è naufragato tra diffidenza reciproca e strategie repressive di Ankara. Ora, il ritiro dalla scena del Pkk potrebbe aprire un nuovo capitolo.

Dietro le quinte: Erdogan e il calcolo politico

Dietro la storica dichiarazione, si intravede il riflesso di un quadro politico in rapida evoluzione. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbe infatti offerto garanzie per il reinserimento pacifico dei miliziani curdi nella società civile. Un possibile segnale di distensione nei confronti del movimento, i cui sindaci erano stati destituiti dalle autorità turche negli ultimi anni.

Ma c’è anche chi legge la mossa come un calcolo politico di Erdogan: ottenere l’appoggio del Dem in Parlamento potrebbe garantirgli i voti necessari per modificare la Costituzione e ricandidarsi nel 2028, aggirando il limite dei due mandati presidenziali.

Il nuovo scacchiere geopolitico

A spingere il Pkk verso la resa potrebbero essere anche i mutamenti nel contesto regionale. Il rovesciamento del regime di Bashar al-Assad in Siria ha rimescolato le carte, mentre il progressivo disimpegno degli Stati Uniti ha privato i combattenti curdi del loro principale alleato. Con una pressione crescente e poche opzioni all’orizzonte, la via della diplomazia è diventata l’unica percorribile.

Un futuro ancora incerto

L’annuncio di Öcalan ha scatenato reazioni contrastanti: per milioni di curdi rappresenta una speranza di pace dopo decenni di sangue e dolore, mentre tra le fila più radicali del movimento c’è chi teme che lo scioglimento del Pkk lasci spazio a una repressione senza appello. Migliaia di persone si sono riversate nelle piazze del Kurdistan per seguire l’annuncio trasmesso su maxi-schermi, testimoniando l’attesa febbrile di una nuova fase politica.

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di Demetra Orsi - 1 Marzo 2025