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Il piano di pace Ue: “Cessate il fuoco solo dopo un accordo”. Trump: “Domani dirò le cose come stanno davvero…”

Lavrov elogia il presidente Usa per il suo buon senso e attacca Bruxelles definendo "arrogante" l’idea di inviare forze di peacekeeping. Peskov avverte: "Zelensky non vuole la pace, qualcuno deve costringerlo a cambiare idea".

Esteri - di Alice Carrazza - 3 Marzo 2025 alle 18:01

Donald Trump scalda i motori. «L’unico presidente che non ha ceduto alcun territorio dell’Ucraina alla Russia di Putin è il presidente Donald Trump. Ricordatelo quando i democratici deboli e inefficaci criticano e i media di fake news pubblicano volentieri tutto ciò che dicono!», ribadisce su Truth. Un colpo secco a chi, tra opposizione e stampa, cerca di smontare la sua strategia per la pace. Ma non è finita. Il tycoon lancia il conto alla rovescia: «DOMANI SERA SARÀ UNA SERATA IMPORTANTE. DIRÒ LE COSE COME STANNO!». E aggiunge: «Non tollererò ancora a lungo la posizione di Volodymyr Zelensky» sul cessate il fuoco.

Pentagono, stop ai cyberattacchi contro Mosca

In un cambio di strategia significativo, il segretario alla Difesa, Pete Hegseth, ha ordinato al Pentagono di interrompere le operazioni informatiche offensive contro la Russia. Una decisione che, secondo il New York Times, rientrava in un più ampio tentativo di aprire un canale negoziale con Putin e migliorare i rapporti con Mosca. Il blocco dei cyberattacchi, avvenuto prima dell’incontro tra Trump e Zelensky alla Casa Bianca pare ora aver funzionato: «Non è stato annunciato nulla in pubblico. Ma, in privato, si parla del summit Trump-Putin, sempre in programma, che ora verrà accelerato», riporta la Cnn.

Lavrov elogia Trump e accusa Zelensky: “Un nazista puro”

Dal Cremlino, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha elogiato la politica pragmatica di Trump e il suo «buon senso» sulla guerra in Ucraina. Secondo Lavrov, la nuova amministrazione americana si muove con un realismo che mancava sotto Biden. Ma gli elogi per Washington si accompagnano a bordate contro l’Unione europea, accusata di voler prolungare il conflitto con l’idea «arrogante» di inviare truppe di peacekeeping. «Così come hanno portato il regime di Kiev al potere con le baionette e l’hanno spinto avanti, ora vogliono anche sostenerlo con le loro baionette sotto forma di unità di pace», ha dichiarato senza mezzi termini.

Più pesanti ancora le parole rivolte al presidente ucraino, definito «un nazista puro». Secondo il titolare degli Esteri russo, Zelensky ha «tradito gli ebrei» e rappresenta ormai il nemico ideale per giustificare la posizione russa, la stessa che ha espresso nell’ intervista all’emittente tv Zvezda.

Mosca: “Zelensky non vuole la pace, va costretto a cambiare idea”

«Qualcuno deve costringere Zelensky a cambiare idea, deve costringerlo a volere la pace», ha sentenziato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Per Putin, il leader ucraino è dunque l’ostacolo, e se l’Europa riuscirà a imporgli una tregua, «onore e gloria a loro».

Zelensky risponde: “Chi vuole negoziare non bombarda i civili”

Dal fronte ucraino, Volodymyr Zelensky ribadisce la sua posizione. Con un post su Telegram, ha accusato Mosca di continuare la guerra con il terrore aereo: «Vogliamo che questa guerra finisca. Ma la Russia non vuole e continua: la scorsa settimana, più di 1.050 droni da attacco, quasi 1.300 bombe aeree e più di 20 missili sono stati lanciati sull’Ucraina per distruggere città e uccidere persone».

«Chiunque voglia negoziare non colpisce intenzionalmente le persone con missili balistici. Per costringere la Russia a fermare gli attacchi, abbiamo bisogno della forza congiunta più grande del mondo», ha aggiunto, reiterando la richiesta di garanzie di sicurezza e potenziamento difensivo.

Accordo sulle terre rare: gelo tra Kiev e Washington

Eppure, niente basta. Le tensioni tra Stati Uniti e Ucraina non sembrano placarsi. Il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, ha chiarito che l’accordo economico sulle terre rare con Kiev «non è sul tavolo». Zelensky ha perso un’opportunità cruciale, secondo Bessent: «Tutto ciò che doveva fare era entrare e firmare questo accordo economico, e ha scelto di far saltare tutto».

Di tutt’altra idea sembra però essere il leader del Paese dell’Est: «L’accordo è pronto per essere firmato». Ma il vero nodo resta sempre lo stesso: senza una soluzione alla guerra, gli investimenti economici restano bloccati. E per ora l’americano incaricato del Tesoro Per cui, ha concluso dicendo che è al momento «impossibile avere un accordo economico senza un accordo di pace».

Tajani spinge per un vertice con gli Usa. La Ue: “Nessun cessate il fuoco senza accordo”

Sul fronte diplomatico, il governo italiano cerca di ritagliarsi un ruolo attivo ed equilibrato. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha chiesto con determinazione un incontro con gli Usa per discutere una «pace giusta e duratura». Parlando ad Algeri, ha sottolineato che l’Italia è pronta a sostenere un’iniziativa comune, con un occhio alla conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina in programma a Roma il prossimo luglio.

«Un cessate il fuoco in Ucraina può avere luogo solo nell’ambito di un accordo di pace complessivo», hanno ribadito gli esecutivi europei il 27 febbraio nella bozza delle conclusioni del Consiglio che si terrà del 6 marzo prossimo. Per i leader, «qualsiasi accordo simile dovrebbe essere accompagnato da garanzie di sicurezza per l’Ucraina robuste e credibili». Il testo è ancora provvisorio e potrebbe venire modificato nei successivi Coreper.

Il muro Ue da 10 miliardi per proteggersi da Putin

Se la diplomazia prende tempo, il Nord Europa non resta a guardare. Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania hanno avanzato alla Commissione europea un progetto da 10 miliardi di euro per rafforzare la linea di difesa lungo i confini con la Russia e la Bielorussia. L’idea è creare una barriera moderna con droni, intelligenza artificiale e sistemi avanzati di sorveglianza, un’opera che ricorda la Linea Maginot in chiave hi-tech.

Nel frattempo, la Norvegia ha deciso di incrementare il sostegno all’Ucraina attingendo direttamente al suo gigantesco fondo sovrano. L’obiettivo? Arrivare a 11 miliardi di aiuti nel 2025.

La Cina si smarca: “Non siamo parte della crisi”

Pechino invece prende le distanze. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha ribadito che la Cina «non ha creato la crisi in Ucraina, né è parte della crisi». Tuttavia, pur evitando “schieramenti diretti”, Il Dragone continua a giocare la carta del “mediatore”: «Sosteniamo tutti gli sforzi favorevoli a una risoluzione pacifica della crisi e ci aspettiamo che le parti interessate trovino una soluzione sostenibile e duratura che affronti le preoccupazioni reciproche».

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di Alice Carrazza - 3 Marzo 2025