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Turchia

Istanbul, arrestato il sindaco Imamoglu per corruzione. E’ l’avversario di Erdogan: la sinistra grida al “golpe”

Il partito del presidente Akp risponde: "La giustizia farà il suo corso. Le accuse contro di lui sono gravissime".

Esteri - di Alice Carrazza - 19 Marzo 2025 alle 10:20

Notte movimentata a Instabul. Un centinaio di agenti ha circondato l’abitazione di Ekrem Imamoglu, sindaco della metropoli sul Bosforo e principale esponente dell’opposizione a Recep Tayyip Erdogan. All’alba, l’irruzione. In un video pubblicato su X, pochi istanti prima di essere portato via, Imamoglu ha raccontato la scena: «Si sono presentati alla mia porta e hanno fatto irruzione in casa mia. Ho fiducia nella mia nazione». Uno dei suoi assistenti ha confermato: «È stato e portato al quartier generale della polizia turca». Le accuse? Un mosaico di reati, tra cui concorso esterno in attività terroristiche.

L’arresto e le accuse: corruzione e terrorismo

Le autorità turche non si sono limitate a prelevare il sindaco. Con lui sono stati arrestati circa cento tra politici locali, giornalisti – tra cui il noto reporter Ismail Saymaz – e uomini d’affari a lui vicini. Secondo i media turchi, Imamoglu sarebbe accusato di «estorsione, corruzione, frode e turbativa d’asta da parte di un’organizzazione criminale» e, dettaglio che pesa, di «favoreggiamento nei confronti dell’organizzazione terroristica Pkk». Accuse che gettano un’ombra lunga sulle elezioni del 2028, quando il sindaco avrebbe voluto sfidare direttamente Erdogan nella corsa alla presidenza.

Non è un caso che appena ieri l’Università di Istanbul abbia annunciato che il diploma di laurea di Imamoglu, conseguito nei primi anni ‘90, sarebbe falso e dunque annullato. Un colpo che rischiava di renderlo ineleggibile per la massima carica dello Stato. Imamoglu aveva definito «illegale» la decisione, sostenendo che il Consiglio di amministrazione universitario non ne avesse il diritto. Una decisione del genere, a suo dire, spetterebbe «esclusivamente al Consiglio di amministrazione di Economia aziendale», la facoltà dove ha studiato.

I precedenti di Imamoglu

Negli ultimi mesi, tuttavia, il sindaco era già finito sotto inchiesta per diverse accuse, tra cui il«il tentativo di influenzare la magistratura». C’è di più, nel 2022 è stato condannato a oltre due anni di carcere per oltraggio a pubblico ufficiale — una sentenza che, se confermata, gli impedirebbe di partecipare alla vita politica, ma che è ancora al vaglio della Corte d’appello e non ha ancora ottenuto conferma definitiva.

Tutto in allerta a Istanbul: social oscurati, proteste vietate

La Prefettura di Istanbul non ha perso tempo: le manifestazioni e le letture pubbliche di comunicati stampa sono state vietate fino al 23 marzo, alcune fermate della metropolitana sono state chiuse – tra cui quella di piazza Taksim, simbolo delle proteste anti-Erdogan – e i principali social network sono stati bloccati in tutta la Turchia. La mossa è chiara: evitare dal principio gli scontri.

Le immagini della residenza del sindaco, circondata da agenti in tenuta antisommossa, raccontano il resto: il potere non vuole rischi. Imamoglu, per parte sua, ha lanciato un messaggio ai suoi sostenitori: «Ci troviamo di fronte a una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi arrenderò». Il suo arresto non è solo una vicenda giudiziaria, è un monito.

La reazione dell’opposizione: “Un colpo di Stato”

La reazione del Cumhuriyet Halk Partisi (Chp), il partito del primo cittadino, è stata immediata. «L’arresto di Imamoglu è un colpo di Stato contro la volontà nazionale», ha dichiarato Ozgur Ozel, segretario della formazione politica. Per il Chp, la macchina giudiziaria di Erdogan si è messa in moto per eliminare un avversario troppo scomodo. «È in atto un’imposizione per impedire al popolo di determinare il suo prossimo presidente».

Tuncer Bakirhan, leader del partito filo-curdo Dem, ha usato parole simili: «Un attacco alla democrazia e alla volontà popolare. Chiediamo il rilascio immediato del sindaco di Istanbul». Ma il governo non arretra. Da Ankara, l’Akp del presidente(Partito della Giustizia e dello Sviluppo) ribatte che «la giustizia farà il suo corso» e che le accuse contro Imamoglu sono «gravissime».

Il bersaglio più pericoloso per Erdogan

Ekrem Imamoglu è la più grande minaccia al dominio di Erdogan. Classe 1970, imprenditore, laico ma attento a non alienarsi i conservatori, si è imposto nel 2019 strappando Istanbul all’Akp dopo vent’anni di dominio incontrastato. La sua vittoria è stata un colpo durissimo per il leader della destra turca, che proprio da quella città aveva iniziato la sua scalata politica.

Nel 2023 Imamoglu ha replicato, vincendo nuovamente la carica di sindaco e consolidando la sua posizione come principale rivale del presidente turco. Un avversario che ha saputo raccogliere consensi anche tra le fasce più religiose e nazionaliste, costruendo un profilo capace di attrarre elettori anche oltre la tradizionale base kémalista del Chp. Troppo per Erdogan, che da mesi ha moltiplicato i colpi bassi nei suoi confronti.

Le ultime parole

«Mi dispiace dire che un pugno di menti sta cercando di usurpare la volontà della nostra Nazione», ha detto infine Imamoglu nel video postato dalla sua abitazione. E ha aggiunto: «Miei amati agenti di polizia, le forze di sicurezza del Paese vi stanno usando come strumenti del male. Questa è tirannia. Ma non mi piegherò. Vi amo tutti molto, mi affido alla Nazione».

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di Alice Carrazza - 19 Marzo 2025