
Repressione integralista araba
La Siria ripiomba nel caos, islamisti massacrano gli alawiti. Resa dei conti tra governativi e filo Assad
Le milizie governative compiono esecuzioni di massa. Ahmed Al-Sharaa, presidente ad interim: “Daremo la caccia ai ‘residui’ del regime di Al-Assad”. La peggiore ondata di violenza dall'uscita di scena dell'ex presidente
La Siria è stata nuovamente investita da una scia di sangue, anche se per qualche mese sembrava che il paese avesse raggiunto una relativa stabilità interna dopo la caduta del regime di Bashar Al-Assad. Ma così non è stato, infatti le forze di sicurezza devote al nuovo presidente Ahmed al-Sharaa, secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano dei diritti umani, avrebbero giustiziato centinaia di alawiti nella provincia costiera di Latakia, una minoranza etnica e religiosa di cui fa parte anche Assad. L’Osservatorio, che ha sede in Gran Bretagna e fonti d’informazione sul territorio siriano, ha parlato chiaramente di “esecuzioni” avvenute nella storica fortezza del presidente siriano, che dopo la sconfitta si è stabilito a Mosca.
Le autorità politiche di transizione siriane si trovano in difficoltà, perché devono affrontare numerose sfide nell’ambito della sicurezza durante la lotta contro i gruppi leali a Bashar Al-Assad. Dopo più di 13 anni di guerra, la presenza di svariate fazioni armate rende difficile il controllo della Siria, che è peraltro multiconfessionale e multietnica.
Le esecuzioni degli islamisti in Siria contro gli alawiti e la minaccia di Al Sharaa
Il numero dei civili alawiti uccisi durante l’incursione dei fondamentalisti islamici giovedì scorso e dai loro alleati nella zona costiera, durante le operazioni di rastrellamento e scontro con i lealisti di Assad, è salito a 311. Secondo l’Osservatorio siriano salgono così a 524 i morti dei conflitti nella nella provincia occidentale di Latakia, tra cui 213 membri delle forze di sicurezza e dei gruppi alleati.
Successivamente Al Sharaa, che ha conquistato il potere in Siria mentre combatteva con fazioni armate guidate dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, ha invitato gli alawiti ad arrendersi “prima che sia troppo tardi” e sottolineando che la nuova Siria avrebbe perseguito e processato “i resti del regime”. “Avete attaccato tutti i siriani e commesso un errore imperdonabile. Abbandonate le armi e arrendetevi prima che sia troppo tardi”, ha scritto il presidente Al Sharaa su Telegram mentre una fonte del ministero dell’Interno siriano ha confidato all’agenzia di stampa Sana che sulla costa siriana si sono verificate “violazioni individuali”, promettendo di farle cessare.
Gli alawiti in Siria: perché gli islamisti li hanno presi di mira?
La costa siriana rappresenta la roccaforte degli alawiti, che seguono i dettami dell’Islam sciita e rappresentano il 9% della popolazione siriana, in maggioranza sunnita. Quest’area è stata considerata per molto tempo come il fortino di Bashar Al-Assad, che ha governato il paese per 50 anni con le maniere forti. Gli alawiti erano largamente rappresentati nel regime precedente all’interno dell’apparato militare e di sicurezza, che ricorreva alla repressione e alla tortura per silenziare i dissidenti. Secondo l’Osservatorio siriano, alcuni attacchi occasionali, talvolta organizzati da sostenitori di Assad o ex soldati dell’esercito siriano, hanno colpito le forze di sicurezza islamiste del nuovo governo. Inoltre, Nella zona costiera risiedono ancora molti ex militari armati, ovvero i dipendenti del settore pubblico che sono stati licenziati dal nuovo esecutivo.
Aron Lund, del think tank Century international, ha spiegato che le recenti stragi di alawiti evidenziano la “fragilità del governo”. “Gran parte del potere è nelle mani dei jihadisti radicali – ha continuato – che considerano gli alawiti nemici di Dio”. Il presidente siriano Al Sharaa ha provato a rassicurare le minoranze, invitando la sua milizia a dare prova di moderazione per evitare qualsiasi forma di deviazione settaria. Questa linea di pensiero, secondo Lund, non è però condivisa da tutte le fazioni che agiscono sotto il suo comando e che compongono “l’esercito e la polizia”.
Per alcune città è scattato il coprifuoco a causa della tensione
La Bbc ha reso noto che nelle città di Homs, Latakia e Tartus, dove si registrano combattimenti e blackout elettrici, è stato imposto il coprifuoco. Stando alle fonti dell’emittente britannica, che ha confermato la veridicità di due video che ritraevano un corpo trascinato da una macchina a Latakia, le operazioni delle forze di sicurezza si stanno concentrando anche a Qardaha, città natale di Assad. Un’attivista latakiano ha spiegato che le incursioni dei fondamentalisti islamici hanno gettato la popolazione alawita in uno “stato di orrore”. “Si sentono così spaventati. Sono in stato di shock” ha poi aggiunto, mantenendo l’anonimato per timore delle rappresaglie.
Il timore dell’Onu e degli altri stati che osservano la situazione siriana
L’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, ha espresso la sua profonda preoccupazione per le notizie di scontri e uccisione, chiedendo a tutte le parti del conflitto di “astenersi da azioni che potrebbero ulteriormente infiammare le tensioni, intensificare il conflitto, esacerbare la sofferenza delle comunità colpite, destabilizzare la Siria e mettere a repentaglio una transizione politica credibile e inclusiva”. Intanto, la Russia e la Turchia hanno avvertito che l’eccidio, il peggiore dopo la caduta di Assad, minaccia l’intera stabilità della regione araba. La Germania, invece, ha esortato la Siria a evitare “una spirale di violenza”.
Nel frattempo il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, ha espresso “grande preoccupazione” per quel che sta accadendo agli alawiti in Siria, per poi condannare con fermezza “la violenza e lo spargimento di sangue di civili innocenti”. Poi, il diplomatico iraniano ha specificato che questa situazione incerta nel Paese può causare l’opportunità “per attori terzi, in particolare il regime israeliano, di sfruttare la crisi ed alimentare ulteriori disordini nella regione“.