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Credendino

"Ci sono nuove minacce"

L’ammiraglio Credendino: “Servono 9000 uomini in più per la Marina. Crosetto ci sta lavorando”

Politica - di Carlo Marini - 6 Marzo 2025 alle 10:55

Le risorse a disposizione della Marina militare sono sufficienti “ma per un periodo limitato. Questo sforzo può durare per tre-quattro anni, non oltre. Le marine francesi e britannica, simili a noi come numero di navi, hanno 10mila persone in più. Noi siamo fermi a 30mila e questo ha un impatto sulla resilienza degli equipaggi che restano in mare per mesi e sulla vita delle loro famiglie, anche se tutti tornano entusiasti dalle missioni. Credo che sarebbe opportuno aumentare l’organico a 39 mila e so che il ministro Guido Crosetto ci sta lavorando perché è molto sensibile alle esigenze del personale”. Così in un’intervista a ‘La Repubblica’ l’ammiraglio Enrico Credendino, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare.

L’ammiraglio Credendino: “Le risorse sufficienti per altri 4 anni”

Sul tema delle navi invece Credendino è sereno: “Non vedo problemi. È appena entrato in servizio il Trieste, che aumenta sensibilmente le nostre capacità di intervento anfibio. Può trasportare più mezzi, più truppe da sbarco e pure gli aerei F35B: può andare ovunque nel mondo e gestire per sei mesi un’operazione ad alta intensità. Dal 2029-30 – prosegue il Capo di Stato Maggiore della Marina – arriveranno pure le navi anfibie più piccole che sostituiranno la classe Santi. Ed è stata decisa la costruzione delle altre fregate Fremm Evo, dei pattugliatori e dei cacciatorpediniere Ddx. Stiamo già lavorando ai progetti della generazione successiva: potrebbe essere dotata di propulsori nucleari, grazie alla tecnologia dei nuovi reattori, sia per i caccia che per i sottomarini”.

Sul possibile disimpegno americano nel Mediterraneo, Credendino ricorda come “per noi un mare insicuro è un mare costoso: la nostra economia dipende dalla capacità di tenere libere le linee di comunicazione navali. Il Mar Rosso lo ha fatto capire: i raid degli Houti hanno dimezzato il transito dei mercantili. Quando le portacontainer fanno il periplo dell’Africa e arrivano a Gibilterra, perché devono entrare nel Mediterraneo? Si rischia che vadano direttamente nei porti del Nord Europa. Gli armatori e i pescatori possono lavorare in sicurezza solo perché li proteggiamo ma proprio la missione Ue e quella internazionale per difendere la libertà di navigazione dagli attacchi degli Houti dimostrano che nessuno può fare da solo: per questo auspico un maggiore impegno dell’Unione europea”.

“Il 70% delle materie prime è nei fondali marini”

Per il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, “se il 70% del pianeta è acqua, allora il 70% delle materie prime è nei fondali. Penso ad esempio ai giacimenti sottomarini di Terre rare a cui oggi non c’è accesso. Quando sarà possibile sfruttarli, bisognerà essere pronti ad agire. Non esiste ancora una normativa internazionale che regoli accessi e movimenti nella sfera subacquea. In Italia c’è un disegno di legge per istituire l’Agenzia per la sicurezza delle attività subacquee (Asas) con il coordinamento della presidenza del Consiglio: si tratta di operare sott’acqua come si fa per il controllo dello spazio aereo”.

“Per il mare servono finanziamenti paragonabili a quelli destinati allo spazio”

Per l’ammiraglio “la prima cosa è disporre di una rete di sorveglianza con sensori attivi e passivi che ci consenta di capire chi transita, dove e perché. Queste informazioni, attività non semplice sott’acqua, vanno trasmesse alle navi madri che le trasferiranno a una centrale operativa a terra. Nel comando di Santa Rosa, alle porte di Roma, già all’indomani del sabotaggio del Nord Stream abbiamo attivato la centrale operativa per le infrastrutture critiche che mette insieme le informazioni classificate che arrivano dalla Nato, dall’Ue e dai Paesi partner con quelle raccolte dalle aziende che operano nei fondali, ad esempio Eni, Sparkle, Terna. È una realtà unica, come lo è il Polo Nazionale della Subacquea creato a La Spezia che unisce mondo militare, grandi industrie, piccole e medie imprese, università per fare studi, ricerche, sperimentazioni”.

Una sfida per il quale, conclude il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, “come ha detto più volte il ministro Crosetto, ci vorranno finanziamenti paragonabili a quelli destinati allo spazio: il futuro è al di sopra dall’atmosfera e al di sotto del mare. Noi conosciamo solo il 20% degli alti fondali e il 3% di quelli abissali: è un mondo ancora inesplorato. Ma bisogna investire, perché non possiamo rinunciare ai tesori che sono lì sotto. E c’è un’altra lezione da tenere presente: oggi è praticamente impossibile accertare la responsabilità di chi compie attacchi sott’acqua”.

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di Carlo Marini - 6 Marzo 2025