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L’Europa tra difesa e innovazione: il dibattito sul “riarmo” e le strategie future

L'analisi

L’Europa tra difesa e innovazione: il dibattito sul “riarmo” e le strategie future

Politica - di Luca Nelson - 12 Marzo 2025 alle 14:10

L’Europa si trova di fronte a una svolta cruciale nel dibattito sulla difesa e sulla sicurezza. La proposta della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di rafforzare il settore della difesa ha suscitato diverse reazioni, con un’attenzione particolare alla questione del sostegno all’Ucraina e al ruolo dell’Italia in questo scenario.

Un nuovo equilibrio geopolitico

L’iniziativa della von der Leyen si inserisce in un contesto più ampio, caratterizzato da tre fattori chiave: la guerra in Ucraina, l’evoluzione della politica europea e l’impatto della nuova amministrazione Trump. Il dibattito sulla difesa europea non è una novità: Giorgia Meloni da tempo sottolinea la necessità che Bruxelles si concentri su questioni essenziali come la sicurezza o l’immigrazione, piuttosto che su dettagli burocratici secondari.

Il sostegno all’Ucraina, in particolare, è stato determinante per evitare il collasso di Kiev. Se oggi si parla di pace, è grazie all’impegno costante dell’Europa e dell’Italia nel supportare l’Ucraina. Tuttavia, il mutato scenario geopolitico impone attente riflessioni, soprattutto alla luce delle posizioni della nuova amministrazione americana.

Sicurezza più che riarmo

L’uso del termine “riarmo” non è condiviso da tutti. Giorgia Meloni stessa ha espresso perplessità, preferendo una terminologia che esprima il concetto di sicurezza piuttosto che di semplice militarizzazione. “Secure Europe” sarebbe, un’espressione più appropriata per descrivere un’Europa che investe nella difesa senza assumere un’impronta aggressiva. La sicurezza, infatti, non riguarda solo le forze armate, ma anche l’autonomia energetica e la protezione delle infrastrutture critiche. Ovviamente la definizione  “defense Europe” proposta dalla delegazione di Fratelli d’Italia all’europarlamento è un ottimo punto di equilibrio.

Un altro pregiudizio da sfatare è l’equiparazione tra militare e guerra. In realtà, chi indossa una divisa lavora prima e più di chiunque altro per la pace. L’idea che un militare rappresenti un operatore di guerra è una distorsione della realtà: la loro presenza è garanzia di sicurezza per lo Stato, proprio come lo sono le forze dell’ordine nelle città. Anche la spesa per la difesa non è solo un investimento bellico: tecnologie avanzate come i droni, ad esempio, hanno applicazioni fondamentali anche nella protezione civile, come pure in prima fila nell’affrontare calamità naturali troveremo sempre mezzi e personale delle Forze armate.

Difesa, la convergenza tra Italia ed Europa

La proposta di Giorgia Meloni di escludere le spese per la difesa dal calcolo del deficit/PIL trova oggi maggiore consenso in Europa. Ursula von der Leyen, in passato più distante dalle posizioni italiane, si sta invece muovendo in direzioni che convergono sempre sempre più con le proposte del governo Meloni. Un esempio evidente è la questione migratoria, dove l’Europa sta adottando un approccio più vicino a quello dell’Italia.

Anche la Germania, tradizionalmente più rigida sulle regole di bilancio, sta rivedendo le proprie posizioni. La realtà economica e le nuove dinamiche globali impongono una revisione del dogma dell’austerità, con un’attenzione maggiore agli investimenti strategici, tra cui la difesa. Tuttavia, il dibattito interno tedesco rimane acceso e il superamento di alcune barriere ideologiche non sarà semplice.

Difesa in Europa: innovazione e sviluppo tecnologico

Storicamente, gli investimenti militari hanno spesso generato innovazioni con ricadute civili significative. Internet, nato come progetto militare negli anni ’80, è uno degli esempi più evidenti di come la ricerca nel settore della difesa possa trasformare la società. Lo stesso vale per numerose tecnologie avanzate, che hanno origine in ambito militare prima di essere integrate nell’uso quotidiano.

La spesa per la difesa, dunque, non va vista come investimento belligerante, ma anche come un’opportunità per la sicurezza e l’innovazione. Un’Europa più sicura non significa un’Europa militarizzata, ma un continente capace di difendere i propri interessi e di contribuire alla stabilità internazionale. La sfida sarà trovare un equilibrio tra le esigenze di bilancio e la necessità di costruire un sistema di difesa moderno ed efficace.

In questo contesto, l’Italia sembra aver acquisito un ruolo di primo piano nel dibattito europeo. La convergenza tra le posizioni italiane e quelle della Commissione Europea potrebbe portare a una svolta nelle politiche di sicurezza del continente. Bisognerà lavorare con accortezza affinché questa visione possa  tradursi in azioni concrete, superando le resistenze interne e le sfide geopolitiche globali.

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di Luca Nelson - 12 Marzo 2025