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Von der Leyen “ufficializza” il cambio di nome del Piano per la difesa europea: da “ReArm” a “Readiness”

La «maturazione»

L’ha capito pure von der Leyen: basta parlare di «ReArm», il nuovo nome del Piano per la difesa è «Readiness 2030»

La presidente della Commissione "ufficializza" il cambiamento, puntando sul titolo del Libro Bianco che allarga il perimetro degli interventi. L'Italia e FdI avevano segnalato subito l'impatto «fuorviante» di "ReArm"

Politica - di Sveva Ferri - 21 Marzo 2025 alle 08:56

Alla fine l’ha capito pure Ursula von der Leyen che, prima ancora dei contenuti, a creare turbamenti rispetto al Piano di difesa europea era il nome: quel «ReArm Europe» allarmante e in fin dei conti fuorviante rispetto a ciò di cui l’Ue ha davvero bisogno. E così ieri è arrivata la svolta: dal «ReArm», il riarmo, si è passati alla «Readiness», la prontezza. «La base della discussione di oggi è stata la presentazione del Libro Bianco sulla difesa. E il Libro Bianco ha un nome che dice tutto, Readiness 2030. È un ambito più ampio: non c’è solo il finanziamento», ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ieri sera a Bruxelles, al termine del Consiglio Europeo.

Da «ReArm» a «Readiness»: von der Leyen “ufficializza” il cambio di nome del Piano per la difesa europea

Nel Libro Bianco, ha proseguito, «ci sono anche le priorità, l’infrastruttura, la mobilità militare, le lacune di capacità, dai missili ai droni all’artiglieria e altri elementi. E c’è anche la guerra elettronica moderna». «È un ambito molto più ampio, l’approccio che stiamo adottando: di qui il nome Readiness 2030», ha proseguito, aggiungendo che la prossima settimana nel collegio «avremo la strategia di preparazione, che mostra anche la seconda tappa di Readiness 2030, ovvero che dobbiamo essere preparati per potenziali crisi, tra cui anche, ad esempio, disastri naturali e altre crisi che dobbiamo gestire. In effetti abbiamo iniziato in modo relativamente ristretto, ma ora il concetto è cresciuto, o è maturato, in Readiness 2030».

Sostanzialmente, dunque, von der Leyen ha ufficializzato un “rebranding” che era nell’aria da qualche giorno, ovvero da quando martedì, in visita all’Accademia militare reale danese, a Copenaghen, ha anticipato la presentazione del piano Readiness 2030, che poi è stato presentato ufficialmente il giorno dopo a Bruxelles per poi iniziare a essere discusso ieri dal Consiglio europeo.

Una necessità segnalata subito da FdI

Del resto, che quel «ReArm» non facesse un gran favore alla necessità dell’Europa di iniziare a parlare seriamente della propria difesa era stato segnalato subito, con una intuizione immediata dell’Italia, espressa dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni e, in Europa, dalla delegazione di FdI-Ecr, che aveva presentato un emendamento  alla risoluzione sul Piano per cambiarlo in «Defend Europe». «Il titolo ReArm Europe rischia di essere fuorviante e troppo restrittivo per un piano che mira a rafforzare la difesa europea in tutti i settori e i domini essenziali per garantire la sicurezza dei nostri cittadini», si leggeva nel testo della risoluzione degli eurodeputati di FdI. «Non abbiamo posto una semplice questione semantica o nominalistica, abbiamo proposto una questione di sostanza, di merito», ha poi chiarito Meloni. Sebbene il nome scelto sia diverso da quello proposto da FdI, è evidente che anche von der Leyen ha compreso il tema.

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di Sveva Ferri - 21 Marzo 2025