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Gli “indignati speciali” contro Meloni sul Manifesto di Ventotene

"First reaction, shock"

L’indignometro della sinistra: la ridicola gara a chi è più «disgustato» da Meloni su Ventotene

Non solo i parlamentari, anche intellettuali e giornalisti sono in preda a crisi isteriche per la lettura da parte del premier di alcuni passi del "Manifesto". Da Mauro a Giannini, da Veltroni a Saviano e Lerner: ecco le reazioni degli "indignati speciali"

Politica - di Annamaria Gravino - 21 Marzo 2025 alle 10:30

Non solo i parlamentari, che pure non si sono fatti parlare dietro quanto a reazioni sdegnate e scomposte oggi sintetizzate nel «provo disgusto» affidato da Matteo Renzi a un’intervista al Corriere della Sera, nella quale per lo meno non ha ritirato fuori il caro, vecchio «first reaction, shock!». Sul caso “Manifesto di Ventotene” anche giornalisti e intellettuali d’area hanno avuto poderosi attacchi di bile, come del resto era prevedibile. Nel secondo giorno di “allarme democratico” sui giornali continuano le doglianze e, insieme, i tentativi di mettere un qualche panno addosso allo spirito di Ventotene, diventato un «re nudo», come fatto notare da alcuni, semplicemente con la lettura da parte del premier di alcuni passi del Manifesto. Un’impresa per la quale sono scesi in campo i pesi massimi.

Per Ezio Mauro siamo di fronte allo «spartiacque della democrazia»

«Il manifesto ha il merito di indicare un’idea di Europa che superi i nazionalismi e gli egoismi degli Stati, in una prospettiva federale figlia di una visionarietà e di una speranza che lo rendevano allora inattuale e anacronistico: ma che lo hanno poi fatto riconoscere in tutto il continente come principio costitutivo del pensiero europeo», scrive Ezio Mauro su Repubblica, in un editoriale intitolato «Lo spartiacque della democrazia». Mauro accusa Meloni di aver presentato «Spinelli, Rossi e Colorni come maestri d’inganno pronti a contrabbandare un’idea autoritaria dietro il manto solenne della federazione europea». In realtà, Meloni in Aula si è limitata a leggere alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, per capire se chi oggi continua a distribuirlo e a sventolarlo in piazza vi si ritrovi. Ma, vabbè, c’è da essere compresivi, anche perché il premier, ieri sera, ai cronisti che le chiedevano un commento sulle polemiche, ha detto qualcosa che a Repubblica fa più male che ad altri: ha ricordato «degli straordinari editoriali di Eugenio Scalfari dove ci spiegava che l’unica forma di democrazia è l’oligarchia». Capirai, signora mia… «Scalfari – informa Mauro – sarebbe stato felice di essere imputato dalla destra insieme a Spinelli, Colorni e Rossi».

Veltroni lirico: «Bisogna affidarsi all’utopico estraniamento dalla attualità sanguinosa dei propri giorni per edificare un domani che valga la pena di vivere»

Lirica la presa di posizione di Valter Veltroni sul Corriere: «Sembravano traversie ed erano opportunità, la rassicurante massima di Vico, talismano per gli ottimisti di ogni tempo, può tornare utile al fine di orientarsi in questo grande caos. Bisogna affidarsi allo stesso utopico estraniamento dalla attualità sanguinosa dei propri giorni per immaginare e dunque edificare un domani che sia possibile vivere, che valga la pena di vivere. Lo spirito di Ventotene, proprio quello, la forza delle idee che progettò l’Europa unita mentre ci si bombardava gli uni con gli altri, ci può sorreggere», scrive l’ex segretario dem, in un articolo in cui  parla di «attacco a democrazia e Ue».

Da Giannini a Lerner: tra i maître à penser di sinistra è gara a chi è più indignato

Ma il meglio di sé, i maître à penser della sinistra lo hanno dato a caldo. Una carrellata di quanto detto subito dopo la lettura in Aula dei passaggi del Manifesto di Ventotene la propone oggi Libero. E, se non avesse accenti preoccupanti, sarebbe uno spasso. Eccezionalmente drammatica la denuncia di Massimo Giannini: «La premier in parlamento ha celebrato il più scandaloso stupro della storia e della memoria di questo Paese per infangare una delle pagine più alte». Prendiamo atto. Non originalissima la figlia di Eugenio Colorni, Renata: «La premier ha oltraggiato l’antifascismo italiano in aula». Ugualmente Gad Lerner, che si arrovella su una domanda retorica cui la sinistra ha già ampiamente risposto: «Si può dire fascistella al premier?». Stesso filone per Luca Bottura: «Meloni non ama il Manifesto di Ventotene. Storicamente preferisce il manifesto firmato da Almirante contro i partigiani sbandati».

Ma per fortuna c’è Benigni: l’Europa può dirsi salva

Per Corrado Augias Meloni sarebbe «una specialista delle citazioni monche», mentre per Saviano avrebbe travisato il senso del Manifesto di Ventotene che fu, informa lo scrittore, «un canto contro gli autoritarismi: esattamente il contrario di ciò che ha detto Meloni». Peccato che di «dittatura» attraverso cui «si forma il nuovo Stato e intorno a esso la nuova democrazia» e di «prassi democratica» che «fallisce clamorosamente nelle epoche rivoluzionarie in cui le istituzioni debbono non già essere amministrate ma create» parli il Manifesto, non Meloni. Comunque sia, al di là di questi dettagli, per il direttore di Fanpage Francesco Cancellato «quella di Meloni e patrioti è un’Europa in cui non si può sanzionare chi discrimina gay e aborto». Per fortuna, però, come ricordato dalla giornalista di Repubblica Annalisa Cuzzocrea, c’è Roberto Benigni, che «fa in poesia un ripasso della storia che sembra fatto apposta per la premier Meloni». L’Europa è salva.. Meno male, va.

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di Annamaria Gravino - 21 Marzo 2025