
Immigrazione e reti criminali
Mafia nigeriana, sei arresti tra Italia e Islanda: il coraggio di una ragazza smaschera l’orrore
Un’inchiesta della Dda di Roma porta alla luce tratta, sfruttamento e riti juju. Fratelli d’Italia agisce, mentre la sinistra finge di non vedere
Venerdì scorso, sei cittadini nigeriani residenti a Roma, Brescia e in Islanda sono stati sottoposti a misura cautelare dal Gip, a seguito di un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. I reati contestati sono: tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione, sequestro di persona, estorsione, procurato aborto e associazione a delinquere di stampo mafioso.
La struttura della mafia nigeriana e il traffico di esseri umani
L’associazione criminale farebbe parte di uno dei cosiddetti cults, i clan in cui è strutturata la mafia nigeriana, da anni radicata sul territorio italiano e internazionale, con le proprie origini in Nigeria.
La prostituzione rappresenta uno dei principali business di questi gruppi. Ragazze giovanissime – vere e proprie bambine – vengono adescate dalle maman, o madame, spesso ex prostitute ormai anziane, che le soggiogano attraverso riti magici juju, piegandole psicologicamente alla propria volontà. Una volta arrivate in Italia, convinte di inseguire un futuro migliore, vengono invece sequestrate e obbligate a prostituirsi per ripagare un debito che, nella realtà, non si estinguerà mai. La gravidanza, in questo meccanismo infernale, è considerata un ostacolo inaccettabile.
La denuncia coraggiosa e l’apertura dell’inchiesta
L’inchiesta è partita proprio da qui: una giovane, costretta ad abortire, ha trovato il coraggio di denunciare. Ma quante non hanno potuto farlo? Quante hanno subito in silenzio per tutta la vita, o sono morte, scomparse nel dimenticatoio, private della dignità, dell’integrità fisica e mentale, di ogni barlume di umanità?
Il ruolo della politica: la battaglia di Fratelli d’Italia
Fratelli d’Italia e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni furono i primi a denunciare questo sistema malavitoso, la sua incidenza sul territorio e la sua pericolosità. Fin dalla scorsa legislatura, Meloni presentò mozioni, interrogazioni ed emendamenti, spesso nel totale disinteresse della sinistra.
L’ipocrisia della sinistra
Perché per la sinistra “mafia nigeriana” è un termine che non si può pronunciare. Non si può dire, perché attribuisce una connotazione etnica a un fenomeno criminale, e dunque – secondo loro – “puzza” di razzismo e xenofobia, alimenta l’odio.
Eppure, a dispetto delle chiare definizioni fornite da anni dalle forze dell’ordine e dalla magistratura – che descrivono questo fenomeno come una realtà criminale strutturata su base etnica – la sinistra ha continuato a chiudere gli occhi, incapace di chiamare le cose con il loro nome, imprigionata in un buonismo ideologico d’accatto.
Per estirpare le mafie: conoscerle, riconoscerle e combatterle
Quando si è votata la legge istitutiva della Commissione Antimafia per questa legislatura, come da copione, le anime belle dell’opposizione sono saltate sulla sedia quando abbiamo chiesto di estendere i poteri d’indagine della commissione anche alle mafie straniere, con esplicito riferimento alla mafia nigeriana. Ci hanno accusato di razzismo, neanche a dirlo. Ci hanno dipinti come cerberi intrisi di xenofobia.
Abbiamo allora riportato il dibattito sui binari della verità, rivendicando un principio sacrosanto: per estirpare le mafie, occorre conoscerle, riconoscerle e combatterle senza infingimenti. E così, grazie alla nostra determinazione, la Commissione ha esteso i suoi poteri anche all’analisi dell’«infiltrazione all’interno della comunità nigeriana, con attenzione allo sfruttamento di donne e minori».
Visione e pragmatismo contro il buonismo cieco
Anche in questa occasione si è resa evidente la differenza tra una destra consapevole, pragmatica e coerente rispetto alle proprie convinzioni, e una sinistra scollegata dalla realtà, che pur di restare aggrappata ai propri totem ideologici è disposta a rinunciare a tutto – persino alla difesa dei più fragili.
Una donna coraggiosa, vittima della mafia
Oggi ringraziamo le forze dell’ordine per il successo di questa ennesima operazione, che contribuisce a smantellare uno dei tasselli su cui poggia la criminalità nigeriana. Ringraziamo questa giovane donna, le cui ferite forse non si rimargineranno mai, ma alla quale va tutta la nostra vicinanza. E ringraziamo l’impegno e la costanza di tutti coloro che si dedicano strenuamente alla lotta contro la criminalità organizzata.
Sara Kelany *Deputato, responsabile dipartimento immigrazione di FdI