
Il monito da Hiroshima
Mattarella: «Da Mosca pericolosa narrativa nucleare». Poi l’appello a tutti i membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu
Il Capo dello Stato ribadisce l'impegno dell'Italia per la de-escalation: «Roma riconosce l'urgenza di un'azione condivisa che coinvolga necessariamente tutte le potenze atomiche»
«La Federazione Russa si è fatta promotrice di una rinnovata pericolosa narrativa nucleare» con «le minacce rivolte all’Ucraina, instillando l’inaccettabile idea che ordigni nucleari possano divenire strumento ordinario nella gestione dei conflitti, come se non conducessero inevitabilmente alla distruzione totale». A dirlo è stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando ad Hiroshima l’Associazione dei sopravvissuti ai bombardamenti nucleari. «La Repubblica italiana – ha aggiunto il Capo dello Stato – condanna fermamente queste derive pericolose».
Mattarella: «Dalla Russia pericolosa narrativa nucleare»
«Roma riconosce l’urgenza di un’azione condivisa che coinvolga necessariamente tutte le potenze nucleari, con profonda consapevolezza continuiamo a sostenere questi processi e le attività delle organizzazioni internazionali», ha proseguito il Capo dello Stato, rivolgendo un richiamo alla responsabilità in particolare ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dunque Russia, ma anche Usa, Francia, Regno Unito e Cina.
Una retorica segnata da «sconsideratezza inquietante»
«Oggi l’architettura del disarmo e della non proliferazione delle armi di distruzione di massa appare minata da irresponsabili retoriche di conflitto, quando non da conflitti in atto. Minacce di ricorso agli ordigni nucleari sono pronunciate con sconsideratezza inquietante. Sono in gioco i destini dell’umanità. Trattati fondamentali sono ostacolati o abbandonati, si vagheggia persino di armare lo spazio extra atmosferico, sottraendolo ad una cooperazione pacifica a beneficio di tutti», ha detto Mattarella, aggiungendo che «il tabù nucleare, pilastro nei rapporti internazionali per decenni, viene eroso, pubblicizzando l’esistenza di armamenti atomici di cui si sottolinea la portata cosiddetta limitata, controllabile, asseritamente circoscritta a singoli teatri di operazioni, e dunque implicitamente suggerendo la loro accettabilità nell’ambito di guerre che si pretenderebbero locali».
L’appello di Mattarella ai membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu
«Occorre ribadire con determinazione inequivocabile – ha detto Mattarella da Hiroshima – che una guerra nucleare non può essere vinta da alcuno e non deve mai essere combattuta. Le potenze nucleari, soprattutto quelle che siedono quali membri permanenti nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, non possono esimersi da rispettare gli obblighi che hanno concorso a definire».
Il Capo dello Stato: «Il dialogo strategico ha fin qui evitato l’olocausto nucleare»
«Il dialogo strategico ha fin qui evitato un nuovo olocausto nucleare, occorre impedire che la logica dello scontro porti ad imboccare sentieri forieri soltanto di indicibili sofferenze, lutti, distruzione. Le minacce si vanno moltiplicando con lo sviluppo di arsenali, la cui unica giustificazione appare quella dell’aggressione e della dominazione e non della difesa», ha detto ancora il Capo dello Stato, rivolgendo poi un’attenzione particolare al fatto che «in quest’area del mondo, che ha così sofferto, appare imperdonabile l’atteggiamento della Corea del Nord: Pyongyang deve abbandonare immediatamente il proprio programma atomico e missilistico e impegnarsi nel percorso della denuclearizzazione della penisola coreana».
Il monito contro i «criteri di sconti imperialistici» e «il ritorno a logiche di spartizione»
«Non è immaginabile essere oggi corresponsabili di un ritorno a criteri di scontri imperialistici, che contraddicono il faticoso cammino compiuto dall’umanità negli ultimi 80 anni. Il contributo alla vicenda internazionale che Giappone e Italia hanno offerto e continuano ad offrire, è tanto più prezioso nel momento in cui assistiamo a pulsioni di dominio che ruotano intorno a concetti di potenza e a logiche di spartizione in cui i popoli altrui diventano oggetti».