
Verso il Consiglio Ue
Meloni “disarma” le opposizioni: Sono una patriota e metterò in sicurezza questa nazione
La premier chiarisce le idee alle sinistre: l'esercito europeo non è all'ordine del giorno, la sfida è costruire un solido pilastro della Nato. A Renzi: capisco la sua necessità di vendere il libro, ma non è la mia
È una replica fluida ma puntuta quella con cui la premier Giorgia Meloni chiude la giornata in Senato dopo le comunicazioni all’aula in vista del Consiglio europeo di giovedì. Si parte da alcuni chiarimenti alle opposizioni sulle barricate sui dossier sicurezza, dazi, politica economica e riforme. “Noi abbiamo fatto un lavoro molto importante per mantenere una politica di bilancio seria, recuperando un po’ rispetto all’immagine che l’Italia aveva dato nel passato. Siamo molto gelosi di questi risultati. E quindi bisogna fare attenzione a scaricare tutto questo peso sui bilanci degli Stati nazionali”, dice la premier chiarendo che una manovra correttiva “attualmente non è nei radar del governo”.
Meloni: la sfida è costruire un pilastro europeo della Nato
Ancora lumi sul concetto di difesa europea. “Io ritengo che la sfida sia costruire un solido pilastro europeo della Nato”, ha detto Meloni sottolineando la compattezza della maggioranza sul rafforzamento della sicurezza. Altro tema cruciale, sul quale le sinistre si sono esercitate per attaccare il governo, quello dell’esercito europeo, che – ribadisce la premier – non è all’ordine del giorno. “Il sistema difensivo è basato da eserciti nazionali che si coordinano all’occorrenza”.
La premier a Renzi: la sua necessità di vendere il suo libro non è la mia
Meloni non ha lesinato risposte a Matteo Renzi, tra i più scatenati nell’Aula di Palazzo Madama e negli ultimi tempi particolarmente ostile verso Palazzo Chigi. “Nessun trionfalismo sulla situazione economica. Non ho la pretesa di risolvere i problemi strutturali accumulati dal nostro Paese, ma – ha rivendicato Meloni – su alcuni indicatori l’Italia va meglio di altri partner e del passato”. Liquidate senza tentennamenti le 5 domande poste dall’ex premier sulle quali, ha detto la presidente del Consiglio, il governo ha risposte in tutte le sedi. “Gettare ombre può essere utile per lei, ma io non la seguo, la sua necessità di vendere il libro non è la mia”.
La riforma della giustizia è giusta e attesa
Riflettori puntati anche su riforme e dazi. “La riforma della giustizia è improcrastinabile, è giusta ed è attesa: è nella nostra agenda, i cittadini ce l’hanno chiesta”, ha detto Meloni. “Dare stabilità al sistema politico è uno dei migliori lasciti che possiamo dare a questo Paese. Il premierato non è una riforma che sto facendo per questo governo, serve a imprese a famiglie”. Meloni, come nel suo stile, non si è sottratta agli attacchi più o meno scomposti delle opposizioni. Tranchant la risposta a Pier Ferdinando Casini. “Non so non so a chi si riferiva esattamente quando ha detto che l’estrema destra si scopre pacifista. Qui in Italia le bandiere della pace non le abbiamo viste sventolare dalla destra”.
Non siamo d’accordo sulla maggiore cessione di sovranità
Poi un passaggio, sottolineato dagli applausi dei banchi del centrodestra, sui rischi di cessione della sovranità nazionale, tema particolarmente caro al governo. “Prendo atto – dice Meloni rivolgendosi al senatore dem Alessandro Manca – che ora invocate una nuova Europa politica. Questa per me è una buona notizia, perché qualcuno sommessamente da qualche anno cercava di invocare una nuova Europa e che fosse più politica. Almeno siamo d’accordo sul fatto che un problema c’è. Ma non è per noi difficile parlare di cessione della sovranità. Noi non siamo d’accordo sulla maggiore cessione di sovranità. Noi continuiamo a pensare che l’Europa debba occuparsi di meno materie e di quelle delle quali gli Stati nazionali non possono occuparsi da soli, l’abbiamo detto mille volte”.
Parlare di difesa non significa solo armi
Spuntate anche le armi grilline. Ai 5Stelle all’attacco dell’Occidente guerrafondaio, Meloni rinfresca la memoria. “Abbiamo degli obblighi internazionali”, dice all’indirizzo di Alessandra Maiorino. “Quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sottoscritto in più di un’occasione l’impegno ad arrivare al 2 per cento del Pil in difesa, che significava al tempo circa 15 miliardi di euro, perché l’ha fatto se non era d’accordo? Volevate compiacere qualcuno?”. Al baldanzoso Ettore Licheri che ha accusato la premier di essere “un acrobata circense, che genera paura e poi aleggia speranza”, Meloni fa notare che il senatore grillino non ha capito, generando brusii e nervosismi tra i banchi pentastellati. “Ho detto semplicemente che per occuparsi di difesa non è sufficiente comprare armi, cioè esattamente il contrario di quello che sta sostenendo lei. Io ho detto che se vogliamo garantire la difesa e la sicurezza di questa Nazione, il banale tema di acquistare delle armi è proprio l’ultima questione”. Touché. “Proprio perché sono una patriota – ha concluso la premier – metterò questa nazione in sicurezza, perché, come dice la nostra Costituzione, difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino”.