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Meloni ha ragione sul manifesto di Ventotene: aspirava a un’Europa senza democrazia, giacobina ed elitaria

"Non è un modello"

Meloni ha ragione sul manifesto di Ventotene: aspirava a un’Europa senza democrazia, giacobina ed elitaria

"Dittatura rivoluzionaria". Popolo "immaturo". Il premier ha citato alcuni passi del documento-feticcio della sinistra. Intellettuali come Ricolfi, Battista, Cardini e Della Loggia criticano l'impostazione elitaria, giacobina del testo che di fatto aboliva il pluralismo, la libertà privata. Sorprende questa "devozione" ad oltranza delle opposizioni

Politica - di Angelica Orlandi - 20 Marzo 2025 alle 11:26

“Giorgia ha ragione”. Sono in molti a concordare con la lettura che il premier Meloni ha fatto di alcuni passi del Manifesto di Ventotene che mercoledì ha provocato isterismi nelle opposizioni alla Camera. Intellettuali e scrittori come Pierluigi Battista, già vicedirettore del Corriere della Sera,  sociologi come Luca Ricolfi, storici come Cardini. Il Foglio, poi, ripropone  un’analisi dell’editorialista e saggista Ernesto Galli Della Loggia, un estratto da un saggio uscito sul libro di Giuliano Amato e lo scrittore –  “Europa perduta?”- edito dal  Mulino nel 2014. Mentre a reti unificate i grandi giornaloni lanciano accuse contro il presidente del Consiglio (Emiliano Fittipaldi sul Domani parla del suo intervento come di “fogna della storia”) e si attorcignano sulla difesa dell’ultimo feticcio come fosse il Vangelo, in molti prediligono la riflessione equilibrata. Anziché il comizio eurolirico di Benigni su Rai1 nella “famigerata” TeleMeloni.

Ventotene, Battista: “Vi spiego perché Giorgia ha ragione”

Battista intervistato dal Giornale avvisa che «quel manifesto va letto. E se lo leggi ti accorgi che non c’è scritto “viva l’Europa”. C’è scritto cosa loro volevano che diventasse l’Europa». Ovvero: «Un superstato che abolisse per decreto gli stati nazionali, diretto da una “dittatura rivoluzionaria”, c’è scritto proprio così. Cioè da una oligarchia che si autonominava depositaria dei valori da incarnare a prescindere da qualsiasi forma di consultazione popolare». Il che vuol dire senza voto, senza urne. E’ questo che a sinistra difendono come se non ci fosse un domani, tra strempiti, urla e lacrime? «Nel manifesto si dice che il popolo è “immaturo” (testuale) e che la normale metodologia democratica non può funzionare finché il popolo non diventa maturo. Il compito della oligarchia rivoluzionaria è di educare il popolo alla Ragione. È il vecchio mito di Platone, del re filosofo. È la cosa più antidemocratica che esista al mondo». Di fatto in questi passi del Manifesto di Ventotene si espunge il pluralismo. C’è «l’idea che esista una categoria di ottimati, di filosofi, che sanno qual è il bene del mondo e lo impongono». Mentre «l’idea del liberalismo democratico è il pluralismo, il conflitto di opinioni. E questa idea è costituiva dell’Europa. Non Ventotene», dice chiaro e tondo Battista.

Manifesto di Ventotene, Ricolfi: “Il più esplicito ripudio del pluralismo”

Luca Ricolfi sul Messaggero scrive che il modo in cui formulata l’idea di Stati Uniti d’Europa “fu elitario, giacobino e anti-democratico. Da questo punto di vista, forse, anziché ripetere meccanicamente che il meraviglioso ideale di Ventotene è stato tradito dalle classi dirigenti che ci hanno condotti all’Europa attuale, forse dovremmo domandarci se il progetto europeo non è fallito proprio perché a quell’ideale si è conformato fin troppo”. Il Manifesto dice chiaramente che “l’assetto sociale da promuovere è di tipo socialista (anche se non comunista), con ampi espropri e severe limitazioni alla proprietà privata. Nessuna considerazione riceve l’eventualità che l’assetto possa essere liberale, o non socialista”. Scrive il saggista e sociologo: “Spiace dirlo ma il Manifesto di Ventotene è il più esplicito e conturbante ripudio del pluralismo, la più clamorosa deviazione dal percorso democratico e costituzionale (libere elezioni + Assemblea Costituente) che, molto saggiamente, l’Italia seguirà dopo la fine della seconda guerra mondale”.

“Non è un modello”

La conclusione del ragionamento di Rifolfi è questa: “L’Europa di oggi, governata da una élite burocratica e autoreferenziale, soffre del medesimo male: la costruzione dall’alto, senza coinvolgimento popolare che affligge il Manifesto di Ventotene. Si può essere euro-scettici o europeisti convinti – è il succo-  ma chi davvero sogna gli Stati Uniti d’Europa, se crede nel metodo democratico non può prendere a modello il Manifesto di Ventotene. Idolatrare quel modello è stata un’ingenuità, dettata dall’ideologia e dalla scarsa conoscenza. Possiamo fare molto di meglio, e dobbiamo provarci senza rinunciare al pluralismo e alla democrazia”.

Il saggio di Galli Della Loggia del 2014

Galli Della Loggia nel libro citato, che il Foglio ricorda,  scriveva: “Sì, il lettore ha capito bene: quello che il Manifesto propone è una rivoluzione dall’alto di tipo giacobino-leninista che non stia a curarsi troppo di che cosa pensa il popolo. “Polso fermo”, largo impiego di soluzioni socialiste in economia, e se necessario una certa dose di dittatura: questa è la strada tracciata in vista dello stato federale europeo”. Per questo, analizzava l’editorialista, “è abbastanza sorprendente che schiere di esponenti politici, presidenti del Consiglio, vertici della Banca d’Italia, giornalisti di grido – i quali oggi si batterebbero come leoni perché neppure un decimo dei propositi suddetti si realizzasse nei propri paesi (…), a scadenza fissa  ostentino invece una devozione encomiastico- celebrativa di maniera verso i propositi giacobini di Spinelli, Rossi e Colorni, elevati a Magna Charta del federalismo continentale”. Da applausi.

Cardini: “Ventotene non è il Vangelo”

E poi “non c’è nulla di male a non condividere un documento, che nei fatti non è stato corretto dagli altri firmatari e dunque rispecchia una determinata visione di intendere il mondo. Sono ridicoli, pertanto, quei parlamentari che in Aula hanno chiamato “fascista” il presidente del Consiglio”, dice Franco Cardini al Tempo. Ancora: “Ventotene non è il Vangelo. Non è fascista dunque chi critica quel manifesto.Vediamo innanzitutto di riportare le cose alla loro realtà storica. Non è che tutte le volte che Meloni dice qualcosa, bisogna protestare a prescindere». Il medievista aggiunge: «L’Unione Europea è anche frutto delle idee di Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman. Non mi risulta che questi grandi intellettuali, che certamente non erano di sinistra, la pensassero come Spinelli. Sbagliano, quindi, i federalisti a dire che l’Europa nasca esclusivamente dalle loro intuizioni. È mera propaganda politica».

 

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di Angelica Orlandi - 20 Marzo 2025