
Il nuovo decreto
Migranti in Albania, avanti tutta: il governo “vara” un super “Cpr” (a costo zero) e blocca toghe rosse e sinistra
Sui migranti in Albania il governo Meloni non arretra, dopo le sentenze “blocca-trasferimenti” dei giudici, anzi: con un decreto approvato in Consiglio dei ministri si mette mano alle norme, elaborando un’evoluzione immune – almeno si spera – ai rilievi della magistratura, un “ritocco” alle finalità degli hot spot albanese che blinda quel “modello” che tutta l’Europa studia con attenzione. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al termine del Cdm, ha parlato di “operazione senza costi ulteriori”, replicando così all’opposizione che aveva sollevato il tema degli sprechi, entrando poi nel merito del decreto “che interviene sulla legge di ratifica del protocollo Albania, non sul contenuto del protocollo, rendendo possibile utilizzare la struttura già esistente anche per persone trasferite dall’Italia e non solo per quelle trasferite all’esito di procedure di soccorso in mare”. “Ciò ci permette l’immediata riattivazione di quel centro che non perde le sue funzioni già previste e non viene snaturato”, ha aggiunto il titolare del Viminale.
Migranti in Albania, il rilancio del governo
“Stiamo già programmando trasferimento di persone nel centro di Gjader in Albania. Al momento il centro è attivo per 49 posti, può arrivare fino a 140”. Il governo, dunque, punta a rendere “operativo a breve” il nuovo Cpr per migranti in Albania “aprendo alla possibilità di trasferimento dall’Italia di persone già destinatari di provvedimento di espulsione e trattenuti nei Cdm”. Nasce un super Cpr, un Centro di Permanenza per il Rimpatrio: strutture in Italia destinate a ospitare, per un periodo limitato, i cittadini stranieri in attesa di essere rimpatriati nel loro paese di origine. Questi centri vengono utilizzati per i migranti che sono stati identificati come non aventi diritto alla permanenza nel territorio italiano (ad esempio, per motivi legati al mancato riconoscimento dello status di rifugiato o per l’irregolarità del soggiorno) e sono in attesa di essere rimpatriati o espulsi. “Il titolo e la disciplina di trattenimento non cambiano – ha spiegato il ministro -. Il centro è già stato realizzato e non ci saranno risorse aggiuntive per la realizzazione della struttura. Il centro in Albania si aggiungerà alla rete nazionale dei Cpr, oltre a mantenere la funzione che era previsto che svolgesse, ovvero di trattenimento ai fini del rimpatrio, delle persone che completeranno il percorso di valutazione come procedura accelerata di frontiera”. In cantiere, secondo Piantedosi, ci sono altri cinque Cpr in Italia.
Le modalità dei rimpatri
I trasferimenti dei migranti da rimpatriare dall’Italia all’Albania avverranno quasi sicuramente ”via aerea o via nave, vedremo in base alle condizioni logistiche. Ma voglio precisare che sono spostamenti che già avvengono sul territorio nazionale”, ha detto il ministro. ”Quando una persona deve essere rimpatriata parte tutto un meccanismo di ricerca del posto e il trasferimento successivo prevede l’impiego di mezzi aerei o mezzi terrestri a seconda delle condizioni – ha aggiunto – Ecco perché facciamo un provvedimento a invarianza di spesa. Noi abbiamo per esempio un Cpr a Macomer in Sardegna che forse è più lontano rispetto ai centri continentali e a quello dell’Albania. Quindi quello a Gjader sarà un trasferimento in un centro per noi assimilabile in tutto e per tutto a un centro che si trova sul territorio nazionale”.