
Progressisti senza sponda
Migranti, Italia faro d’Europa: anche Starmer sta con Meloni, sinistra italiana isolata pure dai suoi alleati rossi in Europa
Il modello del governo italiano guadagna sempre più consenso nel vecchio continente, specialmente sulla gestione dell'immigrazione illegale. Al contrario, Schlein&Co. non solo arrancano, ma perdono anche i pochi alleati progressisti rimasti
Nel delicato contesto geopolitico che l’Europa e l’Occidente stanno affrontando, Giorgia Meloni è volata domenica a Londra per partecipare al summit dei leader europei sulla sicurezza e sull’Ucraina. Un aspetto passato quasi inosservato dalla stampa italiana, con pochi pregevoli distinguo, è stato il bilaterale tra la premier e il nuovo primo ministro britannico Keir Starmer a Downing Street. Durante l’incontro, tra i vari temi affrontati, ha avuto un ruolo centrale la questione dell’immigrazione, su cui il governo laburista britannico ha operato una netta inversione di rotta rispetto alle politiche progressiste del passato.
Meloni-Starmer: Londra guarda al modello italiano
Il primo ministro inglese ha elogiato apertamente le politiche migratorie italiane, dichiarando che fermare le partenze e creare hub esterni per la gestione dei flussi migratori sia la soluzione all’immigrazione irregolare che tanto affligge l’Europa. Una presa di posizione che conferma quanto già emerso nel settembre scorso, quando lo stesso Starmer, in visita in Italia all’indomani della sua elezione, aveva mostrato entusiasmo per le politiche perseguite dal presidente Meloni sul punto, esprimendo fuori dai denti apprezzamento per la decisione e l’innovatività delle soluzioni messe in campo dal nostro governo.
A rafforzare questa linea è stato anche il ministro dell’Interno britannico, Yvette Cooper, che lo scorso dicembre, in occasione della kermesse di Atreju, ha avuto un confronto con il ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, manifestando assoluta consentaneità rispetto alla linea italiana.
L’isolamento dei progressisti italiani
Il confronto franco e cordiale è risultato un boccone particolarmente amaro per i progressisti nostrani, che avrebbero voluto poter raccontare di una Meloni isolata e sola nel contesto europeo. E invece, dopo gli endorsement dell’ex inquilino di Downing Street, Rishi Sunak, conservatore e pertanto non tenuto in considerazione dalle autoreferenziali sinistre italiane, arriva il placet anche del nuovo governo laburista. Il cortocircuito si manifesta perfetto, e lascia di stucco tutto l’asse “no border” che va da AVS, passa per l’area massimalista del Pd e finisce ai 5 Stelle e ai Radicali.
Come se non bastasse, a questo si aggiunge oggi l’accordo sottoscritto tra Piantedosi e il ministro dell’Interno di Emmanuel Macron, Monsieur Bruno Retailleu, che già in tempi non sospetti aveva espresso favore per la gestione del fenomeno migratorio, targata Meloni.
L’Italia come modello per l’Europa
Alla luce di questi sviluppi, appare sempre più evidente che l’Italia sia ormai un faro per l’Europa. Il pragmatismo e il coraggio dimostrati nel perseguire politiche strutturali di ampio respiro stanno convincendo anche le sinistre pragmatiche del Vecchio Continente, persuase dai risultati raggiunti dal governo Meloni.
La domanda da porsi è se le sinistre ideologiche italiane vorranno togliersi le bende dagli occhi, ma non tanto per scendere a più miti consigli, non ci si aspetta tanto, ma solo per constatare che gli unici ad essere rimasti isolati in Europa sono loro, i campioni dell’immigrazionismo senza limiti, che tanti danni hanno causato all’Italia.
Sara Kelany*
*Deputato e responsabile dipartimento immigrazione FdI