
Intervista esclusiva
“Mio figlio costretto a rifare le scale arcobaleno 4 volte, nel nome dell’Amore”: parla il padre del 13enne di Verona
Sul tredicenne di Verona che si è rifiutato di fare le scale arcobaleno non ci avete capito niente. Anzi, per essere brutalmente sinceri, non ci abbiamo capito niente. Parla al Secolo d’Italia, in un’intervista esclusiva, il padre dello studente dell’istituto pubblico Educandato agli Angeli e racconta una storia ben diversa da quella che molti giornali hanno voluto semplificare con il titolo “adolescente omofobo”.
Una vicenda segnalata dall’ex ministro Carlo Giovanardi e che, qualora fossero confermate le dichiarazioni del padre del giovane, meriterebbe riflessioni serie e non banalizzazioni. Per tutelare la privacy del minore e della sua famiglia, chiameremo il padre il signor Rossi e il ragazzo Spartaco.
Signor Rossi, suo figlio Spartaco per non fare quelle scale Lgbqi ha rischiato di cadere da un’altezza di 5 metri e di farsi molto male. Per questa ragione, è stato punito dalla scuola con una nota. Come risponde?
“Smentisco questa ricostruzione nel modo più categorico. Mio figlio non è uno scellerato, non si è messo in alcun modo in pericolo. Confermo invece che si è rifiutato di fare quelle scale. E che le insegnanti lo hanno costretto a rifarle per ben 4 volte”.
Addirittura 4 volte?
“Non le aveva fatte bene secondo le docenti. La prima volta lui ha percorso la scala salendo sul cordolo interno della ringhiera e non all’esterno come sostiene invece la nota del dirigente scolastico, quindi non ha corso nessun rischio”.
Che non si è messo in pericolo lo dice lei
“Credo alla versione di mio figlio”.
Certo è che le insegnanti non hanno gradito quella arrampicata, quindi lo hanno obbligato a rifarla, camminando sui gradini.
“Spartaco a quel punto però li ha percorsi a modo suo. E l’ha fatta salendo tre gradini alla volta. Ma non andava bene neanche stavolta. Quindi lui le ha rifatte facendo i gradini due alla volta”.
E non andavano bene neanche stavolta?
“No, alla fine le ha percorsi un gradino per volta ma comunque è stato richiamato dal dirigente scolastico che l’ho accusato di avere compiuto un gesto omofobo. Quando l’abbiamo saputo, io e mia moglie, siamo rimasti scioccati. Mio figlio non è un intollerante e a casa nostra non passano certi messaggi. Spartaco è solo un tredicenne, che non vuole imposizioni”.
Senza violare la vostra privacy, che tipo di famiglia siete?
“Io sono italiano di origine sudamericana, mia moglie arriva da una nazione asiatica. Io sono un professionista del settore sanitario, mia moglie è laureata. Veniamo da nazioni democratiche dove non vige una cultura omofoba”.
Le due nazioni di appartenenza, che non diremo ai lettori per non violare la vostra privacy, sono all’avanguardia nei diritti civili, in particolare nella legislazione che si riferisce ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Forse Spartaco è stato condizionato dalle vostre convinzioni religiose?
“Neanche per sogno. Io sono cattolico, ma come la maggior parte degli italiani non frequento la chiesa. Mia moglie invece è di religione taoista”.
Insomma, se vogliono dipingervi come una famiglia intollerante sono fuori strada.
“Assolutamente fuori strada, siamo una famiglia molto aperta”.
Lei sa che su Spartaco sono intervenuti tutti. Lo psicologo Paolo Crepet sostiene che il gesto di suo figlio nasce da un contesto familiare che lo ha indottrinato in modo da renderlo omofobo.
“Crepet non ha capito niente e avrebbe fatto meglio a tacere su un argomento di cui ignora tutto. Su una cosa sono però d’accordo con lui. A scuola ci stava un’altra scala. Anziché sottoporre nostro figlio a quella inutile gogna, potevano fargli percorrere l’altra scala. L’amore universale non si impone a suon di punizioni”.
Ma lei ha chiesto a Spartaco perché non ha voluto percorrere quella scala?
“Certo. Lui mi ha detto: per me madre natura ci ha fatto maschio e femmina e basta”.
E lei che ha risposto?
“Con un tredicenne in piena fase di crescita non si ragiona. Certo, questa nota non risolve nulla ed è paradossale che un simbolo che dovrebbe essere di libertà di amore diventa una costrizione. Se è un inno all’amore, va rispettato anche chi quella scala non la vuole salire senza arrivare alla conclusione che è omofobo e va punito. Faccio un esempio: se uno studente non vuole partecipare alla lezione di religione, non viene punito in quanto ateo. La sua posizione viene rispettata. Mi pare assurdo che il movimento arcobaleno venga trattato anche al di sopra di una religione”.
Quindi trova paradossale che per educare alla tolleranza si ricorra a metodi da scuola prima del ’68…
“Le dico di più. Si immagina negli anni della contestazione giovanile obbligare degli studenti a percorrere una scala pena una nota disciplinare? Quelli erano ragazzi che si ribellavano al mondo. Una scuola che educa alla tolleranza e al rispetto delle opinioni altrui non punisce. Avrebbe dato un bel messaggio”.
A questo punto cosa farete?
“Credo che saremo costretti a ricorrere a un legale per tutelarci. Le ribadisco che io e mia moglie siamo scioccati, ci chiediamo: che cosa è che fa tanta paura in questa storia?”
La dichiarazione del preside della scuola di Verona
In serata arriva la smentita all’Ansa di Mario Bonini, preside dell’Istituto che “ha smentito categoricamente che il ragazzo sia stato obbligato a rifare 4 volte la scala arcobaleno”.
Nelle foto: la scala dell’Istituto di Verona, che Spartaco si è rifiutato di salire e una immagine dall’archivio Ansa