
Sos sicurezza
Museo della Shoah sotto attacco, i residenti esasperati hanno paura: e in un esposto chiedono di spostare il cantiere
Nel quartiere che ospita la costruzione del nuovo polo museale, gli abitanti della zona si sentono nel mirino di vandali e minacce: il clima intimidatorio instaurato con ripetuti blitz si fa invivibile. E in un esposto indirizzato tra gli altri a Viminale, Capo della Polizia e Questura di Roma, chiedono due cose: spostare altrove il progetto e incrementare la presenza delle forze dell'ordine nel quartiere
Alla fine, dopo blitz reiterati, una escalation costante di incursioni e vandalismi e, soprattutto, dopo la testa di maiale, i messaggi di odio, le minacce e gli sfregi con cartelli imbrattati di escrementi, l’offensiva parcellizzata in raid ripetuti – specialmente nelle ultime settimane – ha sortito almeno uno degli effetti intimidatori perseguiti: i residenti di Via Alessandro Torlonia, a quanto apprende l’Adnkronos, hanno avviato una raccolta di firme e preparato un esposto (ancora non inviato) per chiedere la sospensione dei lavori del Museo della Shoah. E una maggiore presenza delle forze dell’ordine.
Museo della Shoah sotto attacco, l’esposto dei residenti
Il numero preciso di quanti abbiano messo la loro firma in calce al documento ancora non è stato reso noto. Così come non si sa se a sottoscriverlo ci siano anche i numerosi personaggi “eccellenti” che risiedono nella zona o meno. Fatto sta che dietro agli allarmi dei residenti si annida una paura e una esasperazione che alimenta una preoccupazione che si fa sentire dall’avvio delle opere di costruzione. E che, sicuramente, anche recenti episodi hanno rinfocolato a dovere.
Intimidazioni al Museo della Shoah e sos sicurezza: la paura degli abitanti
L’ultimo, quello di cui abbiamo conto, appena 5 giorni fa (6 marzo ndr), con il vile blitz vandalico messo a segno al cantiere dove è in via di attuazione il progetto museale, imbrattato con vernice rosso sangue ed escrementi. E dove la mano che c’è dietro ha lasciato in loco finanche l’avvertimento in stile mafioso di una testa di maiale. Uno sfregio a storia. Memoria. E non solo, in un luogo di educazione contro l’odio, e su cui sta indagando la Digos.
Un allarme rilanciato da continui blitz vandalici al cantiere
Un timore costante e crescente, quello che avrebbe spinto gli abitanti della zona dove insiste il cantiere del Museo della Shoah sotto attacco, che risale come detto all’avvio delle opere e che, in un graduale crescendo di eventi “intimidatori” più volte segnalati dai cittadini e sin da subito, ha alimentato una percezione sempre maggiore di insicurezza. Di esasperazione. E di paura. «In particolare – si legge nell’esposto indirizzato tra gli altri a Viminale, Capo della Polizia e Questura di Roma – in corrispondenza dei muri antistanti il cantiere, vengono continuamente rinvenute scritte come “Assassini, infami”, “Gaza 45000 morti”, “Fermare il Genocidio a Gaza”, “Gaza Libera”, che con il tempo sono diventati sempre più frequenti e violenti».
Minacce e blitz continui: la denuncia di una pressione incessante
Episodi inquietanti e allarmanti che si ripetono, denunciano i residenti, ogni giorno dall’apertura del cantiere, oltretutto precedente lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. Scritte e cartelli – scrivono gli abitanti della zona che in questi giorni si stanno confrontando in riunioni condominiali – vengono trovati praticamente ogni sera e rimossi la mattina seguente. «Ciò testimonia la costante presenza nel luogo di soggetti pericolosi – ribadiscono nell’esposto –. Cosa che non può che alimentare lo stato di incessante minaccia e allerta in cui i residenti sono costretti a vivere dall’apertura del cantiere».
E ancora, prosegue l’esposto: «Alcuni cittadini che facevano jogging la mattina presto in zona Villa Torlonia hanno notato e segnalato alle autorità competenti una testa di maiale. Nessuna iniziativa è stata presa per tutelare la sicurezza pubblica di quanti vivono in quella zona. L’unico intervento che è stato attuato è lo spostamento dell’asilo israeliano», proseguono i cittadini che abitano quell’aria urbana. Sottolineando come quest’ultima disposizione dimostri «che è stato rilevato un pericolo per la sicurezza pubblica. Se è così, non si comprende perché non si è fatto altro per tutelare la sicurezza di tutti gli altri cittadini, proprietari e residenti nella zona».
La richiesta di un aumento delle forze dell’ordine sul posto
Non solo. Il timore dei cittadini di Via Torlonia è che «la realizzazione del Museo della Shoah in un luogo densamente popolato, e abitato da italiani, arabi e israeliani, oltre a costituire un grave pericolo per la tenuta delle infrastrutture, sarà oggetto di atti intimidatori. Di violenza e minacce, ancora più gravi di quelle che stanno accadendo dal 7 ottobre 2023 – precisano nello stesso esposto – . E che richiederanno un grande dispiegamento delle forze dell’ordine per la tutela della sicurezza delle persone e delle cose. Facendo divenire il sito un nuovo obiettivo sensibile».
L’appello al Campidoglio: «Rivaluti la localizzazione del progetto»
Ribadito anche il necessario «aumento della presenza delle forze dell’ordine nel territorio. E l’adozione di ogni altra misura ritenuta idonea nell’immediato a ristabilire la sicurezza e a evitare possibili lesioni a persone e cose», i residenti rivolgono un appello al Campidoglio. A cui scrivono: «Roma Capitale rivaluti la localizzazione del progetto, provvedendo allo spostamento del monumento in altra zona. Meno popolata. E più agevolmente tutelabile».
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