
L'intervento
Pedrizzi: “Brava Meloni: il Manifesto di Ventotene offende i cattolici e tradisce la democrazia”
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel suo intervento al Parlamento italiano ha detto chiaramente che l’Europa del Manifesto di Ventotene non è la sua Europa: brava, bravissima!. Finalmente una parola chiara per dare la linea a tutta la destra sulla nostra concezione europea. Da sinistra, del resto, il festival dell’ipocrisia era in corso da mesi, ma la questione è perfino più ampia di quella relativa al clamoroso svelamento da parte della premier di quelle aberranti parti “comuniste e antidemocratiche” del Manifesto.
Facciamo un passo indietro. Fin dalla campagna elettorale per le europee tutti i candidati di Italia viva, Più Europa e della sinistra in genere avevano ripetuto la litania: “Ventotene da sogno di pochi diventerà una necessità per tutti”. Una visione miope che già dimenticava tutti gli altri fondatori.
Il leit-motive di tutte le manifestazioni che negli anni si sono svolte, sotto l’egida della sinistra europeista, è stato quello di far passare sempre più l’idea che quel “manifesto” fosse la base, l’atto di battesimo della causa europeista. Più importante e meglio “disegnata” di quella voluta e vagheggiata dai vari ed autentici padri dell’Europa: Alcide De Gasperi, in odore di santità, Konrad Adenauer e Robert Schuman, per il quale Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le cause dei santi a promulgare il decreto per riconoscerne le virtù eroiche di servo di Dio.
L‘obiettivo era focalizzare la discussione sul nucleo “spinelliano”, con la costituzione del “Gruppo Spinelli” in questa legislatura del Parlamento europeo e la sottolineatura sull’Unione federale, sovrana e democratica. Non a caso, Josep Borrell, alto rappresentante della Politica estera dell’Ue, aveva subito messo in chiaro: “Il Manifesto di Ventotene è la base dell’Unione Europea e rappresenta tutti i valori in cui crediamo, lo manderei a Putin”. Beh, è naturale che la pensi cosi, lui, autorevole esponente del Partito Socialista Operaio spagnolo, che lo scorso settembre sull’isola pontina aveva inaugurato il murales che riproduce il testo dello scritto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni. Non è normale che anche chi non viene da quell’area non possa prendere le distanze da quel programma partorito da confinati dal regime fascista, di ideologia socialista, marxista e atea. Quel manifesto voleva attuare una rivoluzione socialista, abolire la proprietà privata; rifiutava il metodo democratico; il popolo doveva essere guidato da pochi esperti e soprattutto doveva essere “educato”. Quello che in pochi a sinistra forse hanno letto davvero e chi lo ha letto omette di ripetere in pubblico, è che quello è il manifesto di un’Europa autoritaria, atea e anticristiana, guidata da una categoria di esperti illuminati. Il paradosso è che perfino qualche ecclesiastico si augurava che l’Europa ritornasse ancora di più a quello spirito.
L’offensiva europea in chiave Ventotene, come detto, arriva da lontano: era iniziata qualche anno fa con la venuta nell’isola di personaggi delle istituzioni europee come Ursula Von del Layen, Presidente della Commissione e come lo scomparso David Sassoli, Presidente del Parlamento europeo. Il decollo dell’attenzione – come si ricorderà – era proseguito, con il vertice promosso da Matteo Renzi il 22/8 del 2016 e con la partecipazione di Francois Holland e di Angela Merkel sulla portaerei Garibaldi, perché – disse l’allora il Presidente del Consiglio italiano – “l’Isola di Ventotene rappresenta i valori e gli ideali che hanno fondato l’Unione Europea”. Poi arrivò il 20 agosto del 2021 il Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, si recò in occasione dell’ottantesimo anniversario del “Manifesto di Ventotene” e del 40° “Seminario per la formazione federalista europea” sull’isola pontina, rendendo omaggio alla tomba di Altiero Spinelli, sulla quale depose una corona di fiori. In pratica anche lui, ex democristiano e, quindi, presumibilmente cattolico, contribuì ad alimentare la tesi secondo la quale il “Manifesto di Ventotene” sarebbe il fondamento della Unione Europea.
In realtà le istituzioni europee erano nate con tutt’altra ispirazione molto diversa di quella del Manifesto per principale impulso dei tre statisti, tutti e tre cattolici, De Gasperi, Adenauer e Schuman, i quali avevano preso le mosse dalle comuni radici cristiane dell’Europa ed avevano assunto come riferimento simbolico il Sacro Romano Impero (attualmente il massimo riconoscimento europeo è proprio e non a caso un premio intitolato a Carlo Magno) e pochi sanno che le stelle che circondano il vessillo europeo sono le stelle che ornano il capo delle Vergine Maria.
Il filone “laico” era già allora presente, ma aveva i suoi antesignani nel francese Jean Monnet e nel belga Paul-Henri Spaak e non certo negli autori del Manifesto di Ventotene e nella loro Unione dei Federalisti Europei.
Ora ci si dovrebbe chiedere perché si sta insistendo tanto su tale Manifesto e perché si rende omaggio alla tomba di Altiero Spinelli, sepolto a Ventotene? Ciò è evidente. Perché la cultura e quindi il progetto politico attuale dell’Europa, sono del tutto subalterni proprio a quei circoli politico-culturali, eredi del mondo da cui provenivano gli autori del Manifesto di Ventotene.
C’è dunque un obbiettivo ideologico e ci sono poi gli aspetti simbolici per celebrare col massimo risalto possibile il “Manifesto di Ventotene”. L’Europa di Spinelli e compagni è oligarchica e mondialista, vuole superare le differenze nazionali e non è pensata come il coronamento di un’unità di popoli europei, basata sui loro caratteri comuni (etnici, culturali, religiosi), ma come l’embrione di una futura aggregazione di livello mondiale, che elimini definitivamente dalla faccia della Terra ogni confine, ogni differenza culturale e che riunisca tutti i popoli del Mondo. Insomma l’Europa del Manifesto è solo un primo passo di una struttura che dovrebbe preludere ad un internazionalismo indifferenziato ed uniforme con un governo globale mondialista.
E’ la visione, per essere ancora più chiaro, di un insieme di tutti i popoli che costituiscono l’umanità, di cui la federazione europea dovrebbe essere la garanzia perché i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo. Risulta chiaro pertanto l’impostazione antinazionale di tutto il progetto.
Basta leggere bene tutto il documento: nella prima parte del Manifesto si sostiene che gli Stati nazionali sono stati uno strumento utile a ridurre il potere reazionario del Vaticano, ma poi sono diventati gli artefici di nazionalismi e totalitarismi; sono stati una tappa, che è da superare in vista di una sempre più grande aggregazione statale, prima europea e poi mondiale. Nessun riferimento alla comune identità europea, alla cultura, alle tradizioni, alla religione che hanno costituito la storia del continente europeo è rilevabile all’interno del freddo e burocratico manifesto spinelliano, che vuole l’unità europea perché “è la tendenza storica della Modernità a volerlo”.
Ancora, considerata la religione come fattore di oscurantismo, (ma questi scritti qualche vescovo italiano li ha letti e gli vanno bene?) si propone di sostituirla con la fratellanza universale che ignora le differenze tra i popoli. Il Manifesto di Ventotene ha, inoltre, un sapore elitario: Spinelli critica il processo democratico e la sovranità popolare e chiarisce che deve essere una minoranza “veramente rivoluzionaria” a guidare il processo di integrazione europea. Di fronte a questa vera e propria ideologia antidemocratica, oligarchica, tecnocratica e persino dittatoriale (il lettore paziente per cortesia legga parola per parola il documento), c’è la concezione cristiana dell’Europa.
Papa Francesco ai Capi di Stato e di governo dell’Unione europea il 24 marzo 2017 disse: “Lanima dell’Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che la caratterizzano”.
Insomma l’Europa potrà ritrovare speranza quando l’uomo tornerà ad essere il centro e il cuore delle sue istituzioni.
Quanto al rispetto della volontà dei popoli, il Pontefice aggiunse che “purtroppo, si ha spesso la sensazione che sia in atto uno “scollamento affettivo” fra i cittadini e le Istituzioni europee, sovente percepite lontane e non attente alle diverse sensibilità che costituiscono l’Unione. Affermare la centralità dell’uomo significa anche ritrovare lo spirito di famiglia(…). È opportuno tenere presente che l’Europa è una famiglia di popoli e – come in ogni buona famiglia – ci sono suscettibilità differenti, ma tutti possono crescere nella misura in cui si è uniti. Oggi l’Unione Europea ha bisogno di riscoprire il senso di essere anzitutto “comunità” di persone e di popoli. Altro che dittatura del partito rivoluzionario.
In conclusione, nel documento di Ventotene, come in genere in questo orientamento culturale ed ideologico, non viene riconosciuto spazio alcuno all’autonomia della persona, alla società civile, insomma al principio di sussidiarietà. L’alternativa vera oggi non è fra europeismo e nazionalismo (o sovranismo), ma fra Ventotene e Magistero della Chiesa quanto al rispetto delle identità e della volontà dei popoli, alla consapevolezza di una storia e di un destino comune.
* ex senatore di Alleanza nazionale