
Fotogrammi al setaccio
Prodi, il Var di Quarta Repubblica smentisce il Professore. La giornalista: “Mi ha tirato i capelli come le orecchie a un asino” (video)
Le immagini su Rete 4 confermerebbero la versione dell'inviata di Mediaset inchiodando soloni e vestali dem che minimizzano, o peggio ancora, rivendicano l'odioso siparietto: si vede il braccio che si alza e afferra una ciocca bionda...
Il video di Prodi? Il Var di Quarta Repubblica fuga i dubbi e conferma l’attendibilità della denuncia della giornalista Mediaset: ed è proprio il caso di dirlo, qui non si tratta di spaccare il capello in quattro. Ma di smetterla di tacere – e peggio ancora di rivendicare – l’inaccettabile gesto di Romano Prodi che ne afferra una ciocca. Il tutto all’apice di una reprimenda – per la verità uno sbotto improvviso e immotivatamente rancoroso – preannunciato da quel «Ma che cavolo mi chiede?», indirizzato contro Lavinia Orefici che legge al Professore un passaggio dell’intoccabile “Manifesto di Ventotene” e gli chiede cosa ne pensi.
Il video di Prodi con la giornalista: il Var decreta il rigore
E la reazione scatta spontanea e inattesa: l’ex premier, solitamente avvezzo a toni suadenti e interrogativi retorici, stavolta replica: non sul punto, ma sull’argomento che tanta canizza ha sollevato, con una sinistra pronta a rimestare sul fondo del barile propagandistico e ad azionare la leva sempre oliata dell’arma di distrazione di massa: sui giornaloni del mainstream in questi giorni, appena un trafiletto o, di contro, tanta retorica se andava bene, e finanche assurde rivendicazioni dell’insostenibile gesto tutt’altro che professorale, al di là della lezioncina che l’ideatore dell’Ulivo ha pensato nelle more di voler dispensare…
Video di Prodi: l’odioso siparietto frame per frame
Allora eccoli i fotogrammi della vergogna: immortalano, frame dopo frame, Prodi che alza il braccio e lo indirizza verso l’alto. Agguanta una ciocca di capelli e li porta via. «Non è vero, le ho solo messo una mano sulla spalla», si è difeso lui sabato sera, subito dopo la deflagrazione della bomba. Altro che se è vero, ha replicato la giornalista umiliata e indignata: «Mi ha tirato i capelli come fossero le orecchie e come se io fossi un asino».
E le immagini del fatidico video, girato dalle telecamere di Quarta Repubblica e mandato in onda ieri sera, sembrano dare ragione alla giornalista. Il polso fa movimenti sussultori in su e in giù. Il braccio punta alla chioma dell’inviata Mediaset – e non la spalla, puntata con fare paternalistico come ha sostenuto il Prof in sua difesa –. La mano si protende verso la lunga capigliatura e soprattutto quando torna indietro stringe un ciuffo biondo.
Un dibattito viziato e la domanda che molti si sono posti…
Il tutto, dobbiamo ricordarlo, nell’ambito di una affollata presentazione in cui le inquadrature sono tutte puntate su Prodi per cui le immagini inquadrano i bordi di ciò che sta intorno al mirino dell’occhio indiscreto. Ma quel che se ne ricava sembra lasciare pochi margini al dubbio: il contatto pare confermato. La presa pure. E la domanda che aleggia, si declina e si rinnova e che argomenta il dibattito nello studio di Rete 4, è soprattutto una: se lo stesso atteggiamento l’avessero avuto La Russa o Salvini cosa sarebbe successo? Le firme di Repubblica che hanno decantato il gesto di Prodi – emblematico di un fare boriosamente paternalistico e veementemente sferzante e accusatorio, che mal si concilia con i valori democratici e di rispetto reciproco – avrebbero sostenuto la stessa impostazione e guardato allo sconveniente comportamento dalla stessa angolazione?
Se la sinistra o minimizza o, peggio ancora, rivendica
Sì, perché è inutile negarlo: in questo contesto, la sinistra italiana, da un lato, ha reagito in modo scomposto alle legittime critiche mosse al “Manifesto di Ventotene” e a tutto ciò che gli ruota intorno. Dall’altro ha registrato l’assordante silenzio le solite vestali dell’informazione e delle femministe sempre in trincea pronte a stigmatizzare e puntare l’indice inquisitorio che, invece, stavolta con una giornalista Mediaset coinvolta, risultano non pervenute. Imbarazzo? Negazione? Chissà: quel che è certo è che non una parola è arrivata sul penoso gesto, sul tono derisorio, su un comportamento come minimo sgraziato.
Perché l’atteggiamento dell’ex premier nei confronti di una giornalista che poneva domande “scomode” riflette una tendenza, purtroppo diffusa in certi ambienti politici, a delegittimare e intimidire chi osa mettere in discussione narrazioni consolidate. Ma questo comportamento non solo mina la libertà di stampa, ma evidenzia anche una concezione elitaria e autoritaria del potere, lontana dai principi di apertura e confronto che dovrebbero caratterizzare una democrazia matura.
Il video di Prodi e il doppio standard di soloni e vestali dem
Così come, è altresì preoccupante osservare quanto, di fronte a tali episodi, vi sia una tendenza a minimizzare o giustificare atteggiamenti inaccettabili, soprattutto quando provengono da figure storiche della sinistra. Questo doppio standard evidenzia una mancanza di coerenza e una difficoltà nel condannare comportamenti sbagliati indipendentemente dalla loro provenienza politica. Che poi è esattamente quanto gli stessi soloni imputano ogni cinque minuti a premier e esponenti di governo evocando il solito spettro di un fascismo di ritorno, fantomatico quanto ormai spudoratamente strumentale (e per loro controproducente)…
Di seguito, il video integrale con le immagini contestate mandate in onda ieri a Quarta Repubblica (dall’account Facebook del programma di Rete 4)