
"Anora" il film più premiato
Propaganda woke e pro-Palestina: la notte degli Oscar non si è fatta mancare nulla
Dalla sua nascita, la notte degli Oscar regala grandi emozioni e delusioni non solo ai partecipanti, ma anche agli spettatori emotivamente coinvolti nel processo di giudizio cinematografico. Durante la 97esima edizione del 2025 non sono mancate le polemiche, basti pensare allo sceneggiatore del film religioso ‘Conclave‘, Peter Straughan, che dopo aver vinto la statuetta per la miglior sceneggiatura non originale ha affermato: “A dire il vero mi mi sembra di cattivo gusto portare la salute del papa in un contesto del genere” e augurando poi una pronta guarigione al Santo Padre. Non solo momenti di rigidità, gli Oscar di quest’anno hanno regalato anche momenti di commozione: basti pensare alla standing ovation per alcuni rappresentanti dei pompieri di Los Angeles, che nelle scorse settimane hanno lavorato senza tregua per domare gli incendi che hanno distrutto la città.
Anche il tema della guerra ha assunto un risalto notevole: Adrien Brody, premiato come miglior attore protagonista nel film ‘The Brutalist’ di Brady Corbet, ha sottolineato nel suo discorso della vittoria di essere presente alla cerimonia “per rappresentare i traumi persistenti e le ripercussioni della guerra, dell’oppressione sistematica, dell’antisemitismo e del razzismo. Prego per un mondo più sano, più felice e più inclusivo”. Invece, la miglior attrice protagonista agli Oscar Mikey Madison nel film ‘Anora‘ di Sean Baker, ha ringraziato la categoria dei sex worker (prostitute e gigolò), promettendo di sostenerli e di continuare ad essere “un’alleata” di questa categoria. Un discorso in cui la logica woke si è totalmente impadronita della scena, ma sembra tutto normale dal momento che nel video in memoria degli attori scomparsi di recente non figura Alain Delon, ultimo baluardo contro il moralismo cinematografico.
La notte degli Oscar e i migliori attori non protagonisti
Kieran Culkin, fratello dell’ex bambino prodigio di Mamma ho perso l’aereo, ha vinto l’Oscar come “Miglior attore non protagonista” nel film “A Real Pain”, dopo aver conquistato un Golden Globe e Bafta per questo ruolo. Nel suo discorso molte parolacce, tanto che l’Abc news ha dovuto censurarne una buona parte, ma forse è anche colpa dell’emozione. Prima di scendere dal palco, Culkin si è persino appellato alla moglie dal palco in uno slancio romantico e spavaldo, chiedendole di concepire il quarto figlio insieme. Non stata più composta la reazione di Zoe Saldana, premiata come miglior attrice non protagonista che si è detta “orgogliosa di essere figlia di genitori immigrati. Sono la prima americana di origine domenicana a vincere questo Oscar. Un ruolo in cui canto, parlo e recito in spagnolo, mia nonna sarebbe orgogliosissima”. L’attrice statunitense di origine dominicana, dopo un discorso sull’esaltazione del fenomeno migratorio, è scoppiata in un pianto liberatorio.
Largo ai registi, soprattutto quelli woke e pro-pal
Sean Baker ha vinto il premio Oscar per la miglior regia con il suo film ‘Anora‘, che parla di una giovane spogliarellista newyorkese che ha la possibilità di vivere una storia da sogno quando incontra e sposa il figlio di un oligarca russo: dopo l’arrivo della notizia in Russia, i genitori cercando di ottenere l’annullamento del matrimonio. Una trama buonista che fa intendere come la società di oggi abbia ancora dei pregiudizi verso una certa categoria di persone, attraverso la demonizzazione della Russia: di certo non è un aiuto alla pace in un momento storico delicato come questo.
Intanto Yuval Abraham, attivista israeliano pro-Palestina e coautore del miglior documentario ‘No other land’, ha affermato durante la notte degli Oscar che “la distruzione di Gaza deve finire e gli ostaggi devono essere rilasciati. La politica estera di questo Paese (cioè l’America) sta ostacolando la strada”. Strano appello, visto che persino i funzionari democratici americani hanno dimostrato di rispettare i diplomatici scelti da Donald Trump durante gli accordi per il “cessate il fuoco a Gaza”.