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Obiettivo temporeggiare

Putin risponde a Trump: ecco le condizioni poste dallo Zar per la tregua in Ucraina

Ma dal Cremlino, Dmitry Peskov, dichiara che ci sono ragioni per un "cauto ottimismo" su un accordo di pace, ma solo dopo ulteriori colloqui tra i leader delle due potenze

Esteri - di Ginevra Lai - 14 Marzo 2025 alle 14:48

A meno di 48 ore dalla proposta di cessate il fuoco avanzata da Kiev e Washington, il Cremlino ha risposto alla sua maniera. L’esercito russo ha annunciato la riconquista di Sudzha, cittadina strategica nella regione di Kursk che le forze ucraine avevano occupato la scorsa estate. Questo rovesciamento del fronte potrebbe obbligare l’Ucraina a un ritiro definitivo dall’area, privandola di una possibile pedina di scambio nei futuri negoziati. Ma per Vladimir Putin la «cessazione del conflitto» rimane subordinata all’andamento della situazione «sul terreno».

Tregua vicina o in bilico? Mosca prende tempo

Nel balletto diplomatico, Mosca mantiene una posizione ambigua: non è né “sì” né “no”. Il Cremlino si dice favorevole a una tregua, ma precisa che questa deve essere «tale da portare a una pace a lungo termine e affrontare le cause di fondo del conflitto». Nel lessico della diplomazia russa, una simile affermazione è più uno spiraglio che la vera luce in fondo al tunnel.

Nel frattempo, Donald Trump, dopo aver incontrato il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha definito «molto promettente» la dichiarazione di Putin, avvertendo però che si tratta di un’apertura «non completa». «Sarebbe un momento molto deludente per il mondo se la Russia rifiutasse un piano di pace», ha aggiunto il presidente americano.

Ma Volodymyr Zelensky non si fida. «Il dittatore russo Vladimir Putin vuole respingere la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco di 30 giorni con l’Ucraina. Per riuscirci, pone richieste impossibili», ha dichiarato il presidente ucraino, leggendo nelle condizioni imposte da Mosca una sua resa.

Le condizioni di Mosca: più un diktat che una tregua

Le richieste avanzate dallo zar per deporre le armi lasciano in ogni caso poco spazio alla trattativa. Mosca pretende che Kiev rinunci formalmente alle regioni di Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, comprese le aree ancora sotto controllo ucraino, e che ritiri immediatamente le proprie truppe dalla regione di Kursk. Inoltre, Mosca esige la fine degli aiuti militari statunitensi all’Ucraina, nel timore che la tregua venga in realtà sfruttata per un riarmo. Sul tavolo compare anche l’ipotesi di un accordo energetico tra Russia e Stati Uniti, mentre l’Unione Europea, secondo il disegno zarista, dovrebbe essere relegata a margine del tavolo. Infine, secondo un documento russo pubblicato dal Washington Post, si aggiungerebbe alla lista anche la sostituzione del governo ucraino, con l’organizzazione di nuove elezioni sotto supervisione internazionale.

Difficile immaginare che Zelensky possa accettare. L’eventuale accoglimento di queste richieste equivarrebbe a una vittoria russa sul piano negoziale prima ancora che sul campo di battaglia.

Peskov: “Siamo cautamente ottimisti”

Secondo il Cremlino, ci sono motivi per essere «cautamente ottimisti» sulla possibilità di una soluzione del conflitto. A dichiararlo è stato il portavoce Dmitry Peskov, che si limita a riecheggiare quanto detto ieri da Mike Waltz, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, a Fox News. Il riferimento è al colloquio avvenuto la scorsa notte nella capitale russa tra Putin e l’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff.

Una decisione invece su un’eventuale interlocuzione diretta tra i leader delle due potenze verrà presa solo dopo che Witkoff avrà trasmesso il messaggio a Washington. «È vero che c’è ancora molto da fare, ma il presidente è comunque solidale con la posizione di Mister Trump», ha precisato Peskov.

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di Ginevra Lai - 14 Marzo 2025