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Qualcosa di nuovo, anzi d’antico: fu Roma a “inventare” gli stadi moderni. E ora l’Italia accelera
Nella Serie A solo 3 squadre su 20 hanno impianti di proprietà, in Inghilterra sono 16, in Germania 14. Non è solo una questione di "comodità": i ritorni economici sono milionari e se ne giova anche il sistema Paese
Passare «velocemente» dalle parole ai fatti. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha annunciato una serie di misure per favorire la modernizzazione degli stadi. «Entro la primavera 2027 si dovranno aprire gli eventuali cantieri per gli impianti che hanno bisogno di una riqualificazione più o meno significativa. Il Governo sta configurando strumenti finanziari agevolativi e predisponendo la norma per costituire una struttura commissariale, nel rispetto delle esigenze territoriali: serve una cabina di regia unica, con un commissario a capo e dei sub commissari che potrebbero essere i sindaci delle città», ha aggiunto, chiarendo qualche giorno fa in una conferenza stampa al Senato che per la riforma del calcio «una road map c’è e verrà esplicitata nelle prossime settimane, credo entro fine mese. Ma quello sugli stadi sarà il primo provvedimento».
Il governo accelera sugli stadi moderni
Gabriele Gravina, presidente Figc, si è più volte espresso sul tema delle infrastrutture, dichiarando che «serve una mano dal governo, c’è bisogno di grandi investimenti per i nuovi stadi». A preoccupare, oggi, è la troppa burocrazia che, ha detto, «ammazza e blocca l’entusiasmo degli imprenditori». La parte infrastrutturale, fondamentale dal punto di vista patrimoniale e bilancistico, tiene l’Italia ancora lontana dagli standard di qualità richiesti dalla Uefa e dalla Fifa. La risposta del Governo è ora arrivata e anche il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si è detto «felice di potere contribuire ad accelerare, semplificare e sburocratizzare sul tema delle nuove infrastrutture».
In Italia solo 3 squadre su 20 hanno uno stadio di proprietà, in Inghilterra sono 16
In Italia la maggior parte degli stadi è stata edificata circa 70 anni fa. L’ultimo significativo rinnovamento risale ai Mondiali del ’90 e il gap con le società estere si fa sempre più evidente. In Serie A solamente tre squadre posseggono uno stadio di proprietà, le altre 17 sono ospiti di stadi comunali, strutturalmente tutt’altro che all’avanguardia. Nella massima serie Inglese 16 Club su 20 giocano le gare casalinghe in una propria struttura. Anche Germania e Spagna superano l’Italia, in Bundesliga gli stadi di proprietà sono 14 su 18 e in Liga 9 su 20. «Senza stadio all’altezza dei parametri europei fai fatica a competere con gli altri club. Il gap è notevolissimo in termini economici, di ricavi, accoglienza e ospitalità», ha detto il presidente dell’Inter Beppe Marotta, intenzionato ad acquisire San Siro e la zona adiacente.
Ritorni economici per i club e più servizi per i tifosi
Gli stadi moderni attirano sponsor e diritti di denominazione, generando importanti entrate fisse. La Juventus ricava introiti dal gruppo Allianz, a cui è stato intitolato lo stadio, così come l’Udinese che gioca al Dacia Arena. Centri moderni garantiscono servizi avanzati come fan zone, musei e ristoranti, migliorando la connessione con i tifosi. Possedere uno stadio di proprietà, inoltre, elimina rapporti di subordinazioni ad enti comunali e garantisce entrate diversificate.
Qualcosa di nuovo, anzi d’antico
L’innovazione annunciata sembra ricollegarsi all’antico; già il Circo Massimo fu progettato per includere servizi di diverso genere intorno al palcoscenico principale. Rinnovare in questa direzione i teatri del calcio italiano, potrebbe renderci protagonisti nell’organizzazione di eventi internazionali. Un’evoluzione che può portare i suoi riscontri anche nell’ambito del turismo, rendendo gli stadi italiani mete ambite per eventi e concerti.
Gli impianti costruiti in Europa tra il 2007 e il 2024
Guardando i dati degli ultimi anni emerge come l’Italia sia stata tra i Paesi meno impegnati nel costruire e rimodernare gli impianti. Da qui il cambio di rotta intrapreso dall’attuale governo, impegnatosi a snellire le pratiche burocratiche e incentivare al progresso. Dal 2007, sono solo 200 i milioni investiti per la realizzazione di stadi secondo criteri moderni in Italia. La Polonia e la Turchia guidano la classifica, per numero di impianti costruiti: 35 e 33. A investire più di tutti la Russia, circa 6 miliardi di euro, seguita da Polonia, Inghilterra e Francia con circa 2 miliardi di euro impiegati. Costruire per aumentare i ricavi ed essere competitivi è l’obiettivo che si pone, ora, anche l’Italia. E per notare l’incisività delle nuove strutture basta guardare a Juve, Atalanta e Udinese: abbandonando lo stadio Olimpico e realizzando l’Allianz Stadium, il club torinese è passato da 10 a 60 milioni di euro di ricavi l’anno.