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Ramy carabinieri

Processi sommari a sinistra

Ramy, è l’ora della verità, ma parole di scuse non sentirete da chi ha scatenato l’inferno contro i carabinieri

L'inseguimento fu corretto: svolta della perizia della procura che certifica che grida e insulti alle divise poggiavano sul nulla. Eppure dopo la morte del giovane le strade del Corvetto sono state messe a ferro e fuoco da tutto il multiforme universo associativo sinistrorso. Kelany: "Noi, piangendo la morte del giovane, continuiamo a ripetere: con le forze dell’ordine, senza se e senza ma"

Politica - di Sara Kelany* - 13 Marzo 2025 alle 09:45

Subito dopo la tragica scomparsa del giovane Ramy Elgaml, le strade del Corvetto, sono state messe a ferro e fuoco da orde di “maranza”, sostenuti da centri sociali, antagonisti, e da tutti i sobillatori professionisti del multiforme universo associativo sinistrorso. Sono stati appiccati incendi, devastati beni pubblici e privati, sono stati sollevati inni contro le forze dell’ordine, a loro dire colpevoli di omicidio. Delinquevano gridando “verità per Rami, sbirri assassini”, mentre un povero padre devastato dal dolore chiedeva che venisse posta fine alla violenza in nome di suo figlio. I coreuti delle sinistre intanto facevano il controcanto, giustificando in molti casi le violenze, perchè figlie a loro dire dell’emarginazione.

I processi sommari della sinistra

Dopodiché, in questi mesi abbiamo dovuto assistere a processi sommari celebrati nei salotti televisivi e su tutti gli organi di stampa, operati da una sinistra scollegata dalla realtà, che ha instillato il dubbio che la tragica morte potesse essere derivata da una condotta poco ortodossa dei carabinieri, lanciatisi all’inseguimento di due poveri giovani inermi. Addirittura l‘allora consulente per la sicurezza del sindaco Sala, il Dottor Gabrielli, che pure da ex capo della Polizia di Stato avrebbe dovuto tenere un contegno ben differente, si era spinto per motivi biecamente politici a contestare le modalità di esecuzione dell’inseguimento.
Eppure abbiamo visto i video che i carabinieri hanno girato e consegnato. Abbiamo visto un motorino scappare, lanciandosi nelle strade di Milano a folle velocità, con il rischio, poi concretizzatosi, di mettere a repentaglio la vita delle persone. Abbiamo visto degli uomini in divisa che non potevano neanche sapere chi ci fosse su quel motorino e che hanno ingaggiato un inseguimento disperato, per senso del dovere e per proteggere la collettività.

“Sarebbe bastato essere intellettualmente onesti”

Abbiamo visto gli stessi Carabinieri fornire assistenza immediata ai giovani poi rovinati al suolo, li abbiamo sentiti tranquillizzare il superstite e portare a termine l’operazione con l’umanità e la competenza che cotraddistingue l’Arma. Ebbene, di fronte a questo evento tragico, in cui ha perso la vita un ragazzo che non meritava di morire, le sinistre sono state in grado di accanirsi strumentalmente proprio contro coloro che in quel momento altro non facevano che lavorare per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. I maître a penser, i soloni, le matrone e i patriarchi delle televisioni di sinistra, le grandi penne dei giornaloni mainstream, si sono gettati a pesce su questa storia, storcendo schizzinosamente il musetto ogni qualvolta noi ripetevamo “senza se e senza ma con le forze dell’ordine”.

E oggi che accade? La consulenza cinematica disposta dalla procura di Milano conferma che il carabiniere alla guida svolse l’inseguimento in maniera corretta e che la responsabilità dell’incidente in cui è morto il ragazzo egiziano sarebbe verosimilmente del conducente dello scooter che stava sfuggendo ai controlli. La consulenza della procura, non delle difese dei carabinieri indagati. La consulenza dell’accusa che, certo, entrerà tra le prove del processo e dovrà essere vagliata da un giudice, ma che non proviene da chi avrà l’onere di portare prove a discarico. Ecco la notizia oggi è questa, che dopo essere state messe a ferro e fuoco le città, dopo che le forze dell’ordine sono state sottoposte alla gogna mediatica; dopo che è stato instillato subdolamente il dubbio rispetto alla correttezza dell’operato dei nostri uomini in divisa, oggi, la pubblica accusa certifica che quelle grida e quegli insulti poggiano sul nulla. E sarebbe bastato essere onesti intellettualmente per dire, come noi da destra abbiamo sempre detto, “con le forze dell’ordine senza se e senza ma”.

“Parole di scuse non ne sentirete”

Sentirete proferire parole di scuse da chi ha implicitamente o esplicitamente accusato il carabiniere alla guida della volante? No, debbo dirvi che non ne sentirete. Perchè l’unica lettura del can can mediatico tirato su contro i carabinieri, drammaticamente, è che la morte di quel giovane ragazzo, che avrebbe dovuto avere altre opportunità dalla vita, è stata usata strumentalmente per costruire la narrazione ideologica di uno stato prevaricatore. Perché oggi la destra è al governo e allora le forze dell’ordine sono, nella costruzione distopica della sinistra, il braccio armato dello stato autoritario. Dunque tutto è lecito. Ed è avvilente pensare che l’odio per l’avversario politico sia talmente cieco da toccare queste vette di cinismo. Noi, dal canto nostro, piangendo la morte di un giovane ragazzo che non meritava di finire i suoi giorni sull’asfalto freddo di Milano, continuiamo a ripetere “con le forze dell’ordine, senza se e senza ma”.

* Responsabile Dipartimento Immigrazione di Fratelli d’Italia

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di Sara Kelany* - 13 Marzo 2025