
La verità su Corvetto
Ramy, la perizia incastra l’amico: “Guida spregiudicata” e dai carabinieri “inseguimento corretto”. Ora Sala e sinistra chiedano scusa
La consulenza cinematica della Procura parla chiaro: inchioda l'amico della vittima alla guida dello scooter e scagiona i carabinieri all'inseguimento. Sardone: la sinistra, a partire dal sindaco di Milano, si dovrebbe vergognare e chiedere venia alle forze dell'ordine contro cui hanno puntato l'indice
Caso Ramy a una svolta: la perizia della Procura inchioda l’amico della vittima per «guida spregiudicata», e in fuga in barba a semafori rossi, percorrenza a pochi centimetri da veicoli in marcia regolare, con rischio di collisioni, e affrontando di notte, in contromano, curve alla cieca. E i carabinieri finiti sotto accusa? Da loro un «comportamento corretto». Ma andiamo con ordine e rivisitiamo gli ultimi passi di una vicenda che negli ultimi mesi ha ha scosso e diviso l’opinione pubblica. E su cui ora, dall’analisi dell’inseguimento che emerge dalla consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano, a partire da tempistiche e modalità, fa emergere tutta un’altra storia rispetto a quella rivendicata e commentata fino ad oggi.
Caso Ramy, la consulenza cinematica della Procura parla chiaro: guida spregiudicata dell’amico
Innanzitutto: il carabiniere che guidava la gazzella coinvolta nell’inseguimento che lo scorso 24 novembre si è concluso con la morte di Ramy Elgaml ha avuto un comportamento corretto. Tanto è vero che la relazione sulla consulenza cinematica attribuisce la responsabilità dell’incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale: l’amico di Ramy che guidava lo scooter; il giovane è morto nell’impatto contro il palo del semaforo all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti.
E sui carabinieri, di contro, si rileva: «Inseguimento e comportamento corretto»
Di più: per il consulente le procedure legate agli inseguimenti che devono seguire le forze dell’ordine «sono state rispettate in quanto i carabinieri hanno cercato di intimare l’arresto della marcia al motoveicolo cercando di indurre il conducente del mezzo ad accostare a destra, hanno mantenuto lo stretto contatto visivo laddove non sussistevano le condizioni di sicurezza».
E ancora. L’analisi video «conferma che ciò è avvenuto in diversi tratti di viabilità del centro storico di Milano, laddove la viabilità presentava calibri stradali particolarmente ridotti, vi era una presenza di pedoni tale da non poter effettuare un inseguimento troppo ravvicinato». Anche la procedura di non affiancarsi mai al veicolo inseguito, ma di porsi alle sue spalle, è stata seguita e applicata «correttamente». In conclusione, «l’operato del conducente dell’autovettura Giulietta nell’ambito dell’inseguimento, risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle forze dell’ordine».
Caso Ramy: «Fares guidava con sprezzo del pericolo per sé e di altri»
Parole, quelle della perizia della Procura, che pesano come pietre tombali sulla vicenda e sulla posizione di Fares Bouzidi, il giovane che guidava lo scooter su cui è morto l’amico Ramy Elgaml, durante la fuga dai carabinieri. Il quale, analizzato percorso e livelli di andamento, «percorreva numerose vie del centro di Milano a velocità estremamente sostenuta e compiendo numerose e gravi infrazioni al Codice della Strada, rischiando più volte la collisione con altri veicoli e pedoni, soprattutto imboccando viabilità completamente alla cieca, di notte, in curva ed in contromano». Che è quanto sostiene l’ingegnere Domenico Romaniello incaricato dalla Procura di Milano di ricostruire le fasi dell’incidente del 24 novembre scorso.
La consulenza: «Dai carabinieri mai nessuna intenzione di speronare lo scooter»
«La sua condotta – si legge nelle relazione – è stata caratterizzata dalla spregiudicatezza della guida e dallo sprezzo del pericolo per sé, per il trasportato, e per gli altri utenti della strada, connessi alle manovre alla cieca effettuate in più punti del lungo tragitto percorso in fuga. La sua condotta non è solamente associata ad un caso di violazioni di norme di Codice della Strada». Tanto che Fares è indagato per omicidio stradale…
Le conclusioni della relazione attribuiscono la responsabilità dell’incidente all’amico di Ramy
E se a questo aggiungiamo che «dall’analisi di tutti i video a disposizione in atti (da tutte le telecamere di sorveglianza acquisite e, in particolare, dalla dash cam della vettura dei carabinieri) non emerge mai alcuna intenzione di “speronare” il veicolo in fuga o di farlo cadere; possibilità, questa, peraltro assolutamente concreta in diverse occasioni dell’inseguimento da parte dei carabinieri intervenuti, ma che non è mai stata attuata nel corso della concitata azione in esame», le conclusioni della relazione la dicono lunga, attribuendo la responsabilità dell’incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale: l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter.
«Dal conducente dello scooter una sconsiderata azione di cambio traiettoria con le note gravissime conseguenze»
Pertanto, nello studio di 166 pagine, si legge ancora (e Libero lo riporta pedissequamente): «Nel caso in esame l’inseguimento ha avuto una durata incredibilmente lunga, considerando che è avvenuto per ben 8 minuti circa, un tempo questo estremamente lungo per una guida tesissima in emergenza, condotta per le strade del centro cittadino, di notte. Probabilmente è proprio questo ulteriore motivo, connesso al decadimento della concentrazione e dell’attenzione, all’affaticamento cognitivo e alla perdita di focalizzazione che, alla fine dell’evento, il conducente del motoveicolo ha attuato una tale sconsiderata azione di cambio traiettoria ed interposizione su quella dell’autovettura, con le note gravissime conseguenze».
Caso Ramy, Bignami: «La perizia conferma la correttezza dell’inseguimento dei carabinieri. Ora le scuse»
Immediate le reazioni dopo mesi e mesi di congiure, discriminazioni, e accuse, è il momento della verità. Un momento in cui, tra gli altri, Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, non manca di rilevare e commentare: «Con gli esiti della perizia di oggi disposta dalla magistratura milanese si conferma che Ramy Elgaml perse la vita a causa della spericolata manovra del compagno di fuga e non perché speronato dalla gazzella dei Carabinieri».
E ancora. «L’inseguimento, scrivono i periti, fu condotto in maniera corretta. Dunque, come avevamo già detto, l’unico responsabile della tragica vicenda che ha coinvolto Ramy è chi guidava lo scooter e ha scelto di non fermarsi al posto di blocco. È inaccettabile che i nostri agenti siano stati accusati di razzismo dalla sinistra e dai suoi centri sociali, anzi dobbiamo ringraziare le donne e gli uomini in divisa che ogni giorno rischiano la vita per difendere gli italiani. Attendiamo le scuse all’Arma e a tutte le Forze dell’ordine da parte di chi li aveva accusati ingiustamente».
Caso Ramy, Salvini: «I carabinieri non hanno colpe. Chi li ha infangati chieda scusa»
E sulla stessa lunghezza d’onda, lo stesso vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che intervenendo su X in merito agli ultimi sviluppi della vicenda, ha sottolineato: «La perizia conferma quello che ormai era chiaro alla stragrande maggioranza degli italiani: i Carabinieri hanno fatto il loro lavoro in modo corretto, non hanno colpe. E ora chiedano scusa quelli che hanno accusato e infangato l’Arma».
Ramy, Sardone (Lega): la perizia scagiona i carabinieri, sinistra e Sala facciano ammenda
Al momento dunque, a verità acclarata e suffragata da fatti, dati, rilievi, riscontri e controesami, la consulenza cinematica disposta dalla procura di Milano sull’inseguimento che lo scorso 24 novembre ha portato alla morte di Ramy Elgaml, smentisce «mesi di vergognose e indecenti accuse da parte della sinistra agli uomini in divisa intervenuti quella notte», dichiara in una nota anche Silvia Sardone, eurodeputata e consigliere comunale della Lega a Milano. Concludendo: «Dov’è il sindaco Sala che aveva definito “sbagliato inseguire Ramy di notte per 20 minuti”?»…
«La sinistra è da tempo posizionata in maniera indecente contro uomini e donne in divisa»
E ancora. «Dov’è il super consulente Gabrielli che aveva dichiarato che “l’inseguimento non si era svolto nella modalità corretta”? E dov’è la segretaria del Partito democratico in Lombardia Roggiani, che aveva detto che “Ramy era stato ucciso dai carabinieri”? Si dovrebbero tutti vergognare, dovrebbero chiedere scusa ai carabinieri e alle forze dell’ordine. La sinistra è, da tempo, posizionata in maniera indecente contro uomini e donne in divisa che invece noi, con orgoglio, difendiamo e ringraziamo», conclude Sardone.