
Giudici e migranti
Rieccoci, il tribunale sconfessa l’ex governo Draghi: sudanese respinto 4 anni fa può rientrare. E con tanto di visto
La storia risale al 2021: il Viminale ordinò di consegnare i naufraghi alla guardia costiera libica. La sentenza del tribunale di Roma sentenzia oggi: respingimento illegale
Ci risiamo: dalla magistratura pro-migranti arriva l’ennesima sentenza che rinnega leggi e decreti di governo e sfida il sistema dell’accoglienza. La storia che inficia gli sforzi dell’esecutivo e rischia di infierire sulla criticità di un’emergenza sempre in agguato, è quella di Adam, un giovane sudanese oggi 24enne, appena rientrato in Italia dopo essere stato rimandato in Libia nel 2021. Il 23 marzo 2025, è atterrato all’aeroporto di Fiumicino da Tripoli, pronto a presentare domanda di protezione internazionale. Ma procediamo con ordine.
La storia del migrante sudanese cambia finale grazie a una sentenza
Tutto comincia, come ricostruisce tra gli altri Il Giornale in edicola oggi, il 14 giugno 2021 il giovane «assieme ad altri 179 richiedenti asilo partiti da Zuwara in Libia verso Lampedusa- era stato recuperato in acque internazionali e «restituito» alla Guardia costiera libica, fuori dalla zona Sar (Search and rescue) di responsabilità italiana perché di competenza libica, dal mercantile Vos Triton, una supply ship battente bandiera di Gibilterra di proprietà di una compagnia con sede in Olanda (la Vroon) che opera generalmente a servizio della piattaforma petrolifera francese Total». Più sinteticamente: il mercantile Vos Triton soccorse i migranti in acque internazionali, ma, su indicazione del Centro di coordinamento e soccorso italiano (MRCC di Roma), consegnò i naufraghi alla Guardia Costiera libica.
Una vicenda di 4 anni fa che oggi annulla la decisione dell’esecutivo Draghi in carica allora
Ebbene, sul caso il Tribunale di Roma ha recentemente stabilito che il respingimento di Adam è stato illegale, riconoscendo la responsabilità dell’Italia per le azioni e omissioni dell’MRCC di Roma. Pertanto, sulla base di questa decisione, il giudice incaricato ha ordinato il rilascio di un visto d’ingresso per Adam, permettendogli di entrare in Italia e presentare domanda di asilo. Che è quanto si legge nella sentenza che, scrive sempre il quotidiano milanese, «secondo il giudice della Sezione Immigrazione del tribunale di Roma», per cui «la colpa del mancato arrivo in Italia del clandestino sarebbe del nostro Paese».
La sentenza dispone per il migrante sudanese il rilascio di un visto d’ingresso
Questo perché – sempre a detta del verdetto appena emanato – «sono state le autorità italiane del Maritime rescue coordination centre (Mrcc) di Roma a ricevere la segnalazione dell’esistenza dell’imbarcazione in difficoltà e la richiesta di soccorso, sostituendosi al Centro di coordinamento libico ordinariamente responsabile nella zona Sar, mantenendo un ruolo attivo (…) anche dopo la dichiarazione delle autorità libiche di assumerne il coordinamento». Ergo: ne consegue che bacchettate le autorità italiane – per aver aiutato la nave mercantile di un altro Paese a gestire il trasbordo e averla fermata in attesa della motovedetta Zawiya della Guardia costiera libica arrivata molte ore dopo – arriva anche la “condanna” a concedere al 24enne sudanese il visto «come misura di riparazione della violazione dei diritti umani fondamentali subita in conseguenza della condotta italiana». E a farlo entrare.
Ma non era la prima volta che quel mercantile tornava indietro in Libia…
E infatti il giovane migrante sudanese, sbarcato qualche giorno fa a Fiumicino, risulta attualmente ospite della comunità Baobab experience di Roma, in quanto, riporta sempre Il Giornale in merito alla ricostruzione del giudice nella sentenza, «le azioni e le omissioni del Mrcc italiano» avrebbero «esposto» i migranti (24enne sudanese compreso), «in caso di ritorno in Libia – il Paese dal quale stavano in effetti tentando di fuggire» – al «rischio di violazioni gravissime dei diritti umani fondamentali». Eppure, come fa notare sempre la fonte citata, «non è la prima volta che quel mercantile tornava indietro in Libia, in almeno un caso richiedenti asilo non si erano ribellati al ritorno in Libia, stando alle indagini della Procura di Ragusa». Ma questa è un’altra storia…