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Rooftopping

Mode pericolose

Rischiare la vita per un like: il rooftopping, l’arrampica sui tetti delle città che fa proseliti sui social

Dai college inglesi ai professionisti alla Alain Robert: come nasce e come evolve il fenomeno che ha preso piede anche in Italia, dove ora scatta l'allarme emulazione

Cronaca - di Filippo Impallomeni - 16 Marzo 2025 alle 07:30

Un “gioco” vecchio, che regala dopamina e un senso di libertà estrema a chi lo pratica. Oggi, arrampicarsi su monumenti e palazzi è una vera e propria sfida social. Il fenomeno si chiama rooftopping, letteralmente “stare in cima ai tetti”, ed è spopolato anche in Italia. I protagonisti sono giovani di età compresa tra i 16 e i 25, mossi dall’adrenalina e l’incoscienza degli anni migliori. Lo schema è chiaro: identificare un edificio, escogitare un piano per scalarlo e, soprattutto, non tornare mai a casa senza una foto probatoria dell’atto compiuto.

Dai college inglesi ai social: genesi ed evoluzione del rooftopping

Il rooftopping è una derivazione del buildering, tipo di arrampicata urbana nata nei college inglesi. La differenza sostanziale sta nel modus operandi, ma il fine è pressoché identico. Non è necessario scalare l’edificio dall’esterno ma lo si può fare attraverso l’ausilio di qualsiasi strumento, passando dalle scale antincendio o sfruttando l’interno del palazzo. Ciò che conta è la vetta; raggiungerla per filmarsi ad un passo dal cielo. Veri e propri esploratori urbani che, una volta sul precipizio, si godono il panorama col cellulare in mano, con lo scopo di generare interazioni e clamore da parte del popolo social e della stampa. “Il fine giustifica i mezzi”, sembra essere così per le migliaia di ragazzi impegnati a fare a gara a chi arriva più in alto o raggiunge il monumento più celebre. Nessun timore per la legge e una totale incuranza della cronaca nera, che più volte ha visto coinvolti i giovani scalatori.

La differenza tra climber professionisti e arrampicatori improvvisati

Alain Robert, soprannominato lo spider-man francese, ha scalato 160 grattacieli senza corde di sicurezza e tra le sue imprese ci sono il raggiungimento della vetta della Tour Eiffel e quella del Burj Khalifa. Vitaliy Raskalov e Vadim Makhorov hanno scalato insieme le piramidi d’Egitto e grattacieli di Hong Kong, Dubai e Mosca, raggiungendo milioni di visualizzazioni. Ma un conto sono professionisti allenati e consapevoli dei rischi e di come cercare di evitarli, altra cosa sono gli arrampicatori social improvvisati. E a ricordare il pericolo, a chi vorrebbe emulare gli esperti dell’arrampicata senza protezioni, ci sono drammatici incidenti come la caduta dal 62esimo piano di un grattacielo di un celebre climber-influencer cinese e le decine di vittime certificate ogni anno. Ciononostante in giro per il mondo sono migliaia i giovani che vogliono toccare il cielo con un dito e l’illegalità delle azioni compiute sembrerebbe comportare solo una scarica di adrenalina in più. Sul piatto della bilancia il peso dei “mi piace” e dell’euforia sovrasta la paura.

Anche tra i grattacieli di Milano il rooftopping è una moda: il caso Dedelate

Le regole del folle gioco le conosce alla perfezione Dedelate, il climber milanese di appena 18 anni che vanta 300mila seguaci. Attore di azioni senza precedenti, si è arrampicato in cima al Duomo di Milano e Firenze e ha rischiato la vita correndo sulle travi dello stadio San Siro durante un concerto e che per le sue imprese spericolate un paio di settimane fa ha ricevuto un avviso orale dal questore di Sondrio. “Conosciamo parti della città che non potete immaginare”, scrive il ragazzo in un post che lo vede ritratto in equilibrio a quasi 100 metri d’altezza, mostrando la propria “nonchalance” e la consapevolezza che la posa gli varrà fama e successo tra chi, quasi incredulo, lo guarda con gli occhi combattuti tra stupore e disapprovazione. “Doing demage, I think I won’t reach 20”, tradotto: “Facendo danni, credo non arriverò a 20 anni”, si legge nella didascalia di uno dei post di Dedelate.

E ora si teme sul rischio emulazione

A riportare i riflettori sul fenomeno dilagante è stata l’ultima bravata di Dedelate che, nel corso del Festival di Sanremo, eludendo i controlli è riuscito a raggiungere il tetto dell’Ariston e godersi lo spettacolo da una posizione inedita. Già denunciato per danneggiamento aggravato e invasione di edifici per essersi arrampicato sulla Basilica di Novara, ora rischia provvedimenti concreti, anche in virtù della maggiore età raggiunta. «Solo per ottenere notorietà sui social ha messo in pericolo la sua incolumità, violato le misure di sicurezza, rischiato di danneggiare monumenti di grande valore storico e culturale. Ma il pericolo maggiore è proprio nella pubblicazione delle immagini online, incentivo all’emulazione, specialmente tra i giovani, amplificando notevolmente i rischi per l’incolumità pubblica, generando il cosiddetto effetto “show off”, con il rischio di indurre altri ragazzi ad emulare i suoi gesti, fino a diventare un modello di comportamento», ha sottolineato la questura di Sondrio spiegando le ragioni alla base dell’avviso orale al climber, che, qualora non cambiasse condotta, rischierebbe la reclusione da 1 a 3 anni e una multa da 1549 a 5164 euro.

(In foto un’impresa di Alain Robert)

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di Filippo Impallomeni - 16 Marzo 2025