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La legge del più forte

Roma, il racket delle case popolari: “Muore un inquilino e l’appartamento è subito occupato”

Abusivismo a Pomezia. Famiglie regolari spaventate: "Non ci sentiamo al sicuro. Le minacce in stile Casamonica qui sono all'ordine del giorno"

Cronaca - di Ginevra Lai - 15 Marzo 2025 alle 14:07

Le case popolari di Pomezia, alle porte di Roma, ma gestite dal Campidoglio, sono diventate una terra di nessuno. Un piccolo feudo della malavita, dove il diritto di proprietà ha ceduto il passo alla legge della sopraffazione. Qui, gli alloggi non si ereditano con testamenti o pratiche comunali: si prendono direttamente.
Appena un inquilino regolare muore, l’appartamento viene immediatamente occupato, come raccontano i residenti. Una prassi consolidata, una partita che si gioca tra chi si sente padrone di quei palazzi e chi, invece, da anni paga regolarmente l’affitto ma vive nel terrore. «Denunciare alle forze dell’ordine è escluso. Abbiamo paura. Le minacce in stile Casamonica qui sono all’ordine del giorno. Temiamo per la nostra incolumità»

Un sistema che si regge sulla paura

Le palazzine di via Catullo sono quattro. Edifici che il Comune di Roma affittò tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80 per tamponare l’emergenza abitativa della Capitale. Oggi, molti degli inquilini sono famiglie perbene, con figli e nipoti che frequentano le scuole di Pomezia. Ma vivono circondati da un sistema che li tiene in ostaggio.

Eppure, non si tratta solo di occupazioni abusive. C’è chi si sposta da un alloggio all’altro senza alcun nulla osta, chi ristruttura intere abitazioni in nero, chi accorpa due appartamenti per ricavarne una casa più grande. Perfino chi, pur essendo agli arresti domiciliari, risiede in un alloggio popolare occupato abusivamente. «Lo scopriamo ora e ci chiediamo come sia possibile», dicono le persone, sconcertate. «Nessuno finora ha mai fatto controlli in questi alloggi, nessuno ha mai verificato se chi ci abita sia in regola oppure no». E aggiungono: «Non ci sentiamo al sicuro. I carabinieri sanno che questa è una piazza di spaccio e ogni tanto riescono ad arrestare qualcuno e a sequestrare un po’ di droga. Ma poi finisce lì».

Il racket delle case e il controllo del territorio

«Non si tratta di nuovi inquilini, piuttosto di coloro che già vivono nelle nostre case popolari i cui contratti devono essere rinnovati attraverso procedure ad evidenza pubblica», affermano gli abitanti. Nella zona la criminalità non si limita a prendere un palazzo: prende il controllo di un quartiere, si crea una rete di persone fidate che prende in mano il racket degli alloggi e li destina agli amici.

Il meccanismo è semplice: un inquilino muore e la sua abitazione viene subito occupata. Non importa se si trova nel palazzo accanto o in quello di fronte, sempre gestito dal comune romano. L’importante è conquistare territorio, sapere chi entra e chi esce, decidere chi può restare e chi deve andarsene. Chi denuncia, rischia.

I residenti vogliono una svolta

Per le famiglie regolari, l’unica speranza è nei controlli avviati dal Campidoglio sulle assegnazioni, in vista del nuovo bando per reperire alloggi destinati agli inquilini in regola, escludendo gli abusivi. I contratti d’affitto tra Roma Capitale e i privati proprietari degli immobili di via Catullo sono scaduti, e il Dipartimento Patrimonio ha pubblicato una manifestazione di interesse per trovare nuove locazioni.

Non si parla di nuove assegnazioni, ma di chi già vive lì da oltre 40 anni e ha diritto a un tetto sicuro. Sono famiglie monoreddito, coppie di pensionati con la minima, disoccupati, cassaintegrati. Persone che non possono permettersi un affitto di 700 o 1000 euro al mese, e che ora attendono una risposta.

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di Ginevra Lai - 15 Marzo 2025