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Il dopo Georgescu

Romania, c’è già un nuovo leader: George Simion prende il testimone. È l’alleato di Meloni in Europa

A seguito dell’estromissione del leader nazionalista dalla corsa presidenziale, il leader di Aur si candida per raccogliere il testimone. La destra romena rilancia la sfida al sistema

Politica - di Alice Carrazza - 13 Marzo 2025 alle 10:15

In Romania, la politica è un tavolo da gioco dove le carte cambiano di mano all’improvviso. E l’ultima mano è stata brutale. La Corte Costituzionale ha sbarrato definitivamente la strada a Călin Georgescu, stravolgendo gli equilibri della corsa presidenziale. Ora, il banco trema: a raccogliere la sfida è George Simion, leader dell’Alleanza per l’unità dei romeni (Aur) volto di punta del sovranismo e vice dei Conservatori e riformisti europei (Ecr party). A 38 anni, l’alleato di Giorgia Meloni in Europa ha accettato la candidatura per le elezioni del 4 maggio, cavalcando l’onda di un consenso che spinge sempre più a destra. E stavolta, potrebbe essere lui a dettare le regole del gioco.

Un nuovo leader: Simion a guida della destra

«C’è una sola soluzione: l’unità nazionale! Che Dio ci aiuti!», ha scritto Simion sui social, suggellando il passaggio di testimone con Georgescu, il quale ha dovuto firmare in questura un atto di controllo giudiziario per le accuse di incitamento al rovesciamento dell’ordine costituzionale. L’Alta Corte ha respinto l’ultimo ricorso del candidato indipendente, confermandone la definitiva esclusione per «mancanza dei requisiti fondamentali per difendere la democrazia».

Tuttavia, Simion non correrà da solo: al suo fianco si profila la candidatura di Anamaria Gavrila, 41 anni, leader del Partidul Oamenilor Tineri (Pot), il partito dei giovani. Entrambi dovranno raccogliere 200.000 firme entro sabato 15 marzo per ufficializzare la candidatura. «Uno di noi si ritirerà», è la promessa per evitare dispersioni elettorali e massimizzare le possibilità del fronte conservatore.

Aur contro il sistema: “La Romania non sarà messa a tacere”

La decisione della Corte più che indebolire ha acceso la reazione della destra. «Il regime pensava di poter mettere a tacere il movimento sovranista bandendo Georgescu, ma la lotta è lontana dall’essere finita», ha detto Jim Ferguson, politico britannico anti-sistema, accusando le élite di Bruxelles attaccare e manipolare la democrazia. Ma «le tattiche del sistema stanno fallendo: la destra si sta adattando e si rifiuta di indietreggiare» e le crepe nell’establishment si fanno sempre più evidenti. «I globalisti sono in preda al panico. La Romania non sarà ridotta al silenzio!», la sentenza su X.

Nel frattempo, Aur ha proclamato lo sciopero parlamentare, aderendo alla protesta dei partiti sovranisti. «Non ci fermeremo finché non saranno ripristinate la democrazia e il diritto dei romeni a libere elezioni. La Romania deve appartenere ai r0meni, non a coloro che credono di essere padroni di questo popolo! La lotta continua!», si leggeva nel comunicato diffuso dal partito. Le piazze restano animate dai sostenitori di Georgescu, che denunciano “il furto di democrazia” da parte dei poteri.

Simion e l’eredità di Georgescu

A novembre, Georgescu aveva ottenuto il 23% dei voti al primo turno, risultando il candidato più votato. Un successo che aveva sorpreso tutti, allarmando però Bruxelles, decisa a monitorare da vicino l’evolversi della vicenda. La Corte ha poi annullato il ballottaggio pochi giorni prima del voto, adducendo presunte interferenze russe.

Ma lo scenario oggi è cambiato radicalmente. Il partito di Simion, che lo scorso autunno si era fermato al 13,86%, ha compiuto un balzo in avanti, scrollandosi di dosso il vecchio quarto posto. Oggi i sondaggi lo danno in testa con il 30% delle preferenze, spinto da una strategia che punta a capitalizzare l’enorme bacino di consensi lasciato libero da Georgescu, il cui gradimento aveva raggiunto addirittura il 40% prima della sua esclusione forzata. 

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di Alice Carrazza - 13 Marzo 2025