
Psicodramma
Sbandieratori di sinistra: sabato sarà piazza “arlecchino”. Per l’Europa, ma con un vessillo per ogni fazione
La manifestazione promossa da Repubblica si trasforma in una Babele di lingue. Ognuno sfila per sé: Schlein dietro il vessillo della Ue, Fratoianni con quello arcobaleno, Calenda con Kiev
Altro che unità delle sinistre a sostegno dell’Europa per dire no alla guerra. La piazza del 15 marzo a Roma, nella cornice impegnativa di piazza del Popolo, lanciata settimane fa da Michele Serra, operazione in grande stile di Repubblica, con il passare dei giorni si è trasformata in un’arlecchinata. A tre giorni dall’appuntamento basta dare un’occhiata alle bandiere che sventoleranno per capire che di unità non c’è traccia. Doveva essere il gran giorno di Elly Schlein, che per prima ha aderito con baldanza al richiamo europeista per dimostrare di aver in mano il timone delle opposizioni. e rischia di essere un sabato nero. Tranne Giuseppe Conte che a testa bassa procede con il suo personale piano di disarmo contro la guerrafondaia von der Leyen e scalda i muscoli per la sua piazza, il 5 aprile, ognuno sfilerà con il suo vessillo.
Il 15 marzo in piazza un’Arlecchinata di bandiere
Niente simboli di partito, è la tassativa “raccomandazione” degli organizzatori. Ma a sottolineare la frammentazione delle opposizioni sulla politica estera e i negoziati di pace tra Mosca e Kiev ognuno va con la sua bandiera. La conferma plastica che a sinistra sul dossier ucraino è una Babele di lingue. La segretaria dem, la più ortodossa, per non sbagliare, si presenterà con le bandiere blu dell’Europa, quale ancora non si sa visti i mal di pancia sul voto al piano ReArme Eu in votazione a Strasburgo. Nicola Fratoianni ci sarà ma dietro i vessilli arcobaleno, esibizione muscolare di pacifismo senza se e senza ma contro i cannoni europei. Idem Maurizio Landini che ha annunciato di marciare dietro le bandiere della pace e che deve vedersela con la rivolta interna dei comitati di base. Carlo Calenda, reduce dal flop della sua piazza romana per Kiev, sventolerà quelle ucraine e georgiane.
Schlein con l’Europa, Fratoianni con la pace, Calenda con Kiev
Uil e Cisl secondi andranno a piazza del Popolo con i propri stendardi, orgoglio sindacale prima di tutto. Se l’Arcigay dà forfati alla piazza “di un blu indistinto”, ci saranno la Lega delle cooperative e l’Anpi, a ranghi ridotti, e i sindaci dietro i loro gonfaloni. Tutti a gridare che il piano presentato dalla presidente della commissione Ue è un tradimento dei valori europei. A fare da apripista la Fondazione Perugia Assisi, elmetto in testa contro la deriva “militarista” di Bruxelles, quella che – secondo i predicatori peace and love – ci porterà dritti dritti verso la terza guerra mondiale. “Spendere 800 miliardi per fare la guerra è una follia, non basterà dire Europa Europa per evitare l’inferno”, sostengono. Ma allora la piazza dell’ammucchiata esattamente cosa vuole? È prevedibile che si trasformerà nell’ennesimo show contro il governo Meloni e, già che si trovano, contro il pericoloso tiranno Usa. Solito copione copia e incolla: slogan contro la premier “cameriera di Trump”, qualche manichino dato alle fiamme, bandiere pro Palestina, rigurgiti antifascisti e pugni chiusi. Un’altra occasione persa per Elly Schlein sempre più accerchiata dentro e fuori dal Nazareno.