
Pie illusioni
La “maestrina” Schlein vuole decidere cos’è giusto per gli Stati Ue. Qualcuno le dica che conta come il due di picche
La segretaria dem dice che i fondi di coesione non vanno usati per la spesa militare e si inalbera per il fatto che le singole Nazioni sono libere di scegliere: «Può pure essere facoltativo, ma rimane sbagliato»
In Italia si misura con l’esplosione del partito, in Europa con l’irrilevanza all’interno del gruppo dei Socialisti, di cui pure il Pd rappresenta la delegazione più numerosa. Ciononostante Elly Schlein rimane convinta di poter dire agli altri cosa fare, decretando cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. «Il punto è che può anche essere facoltativo, ma rimane sbagliato», ha sentenziato, in una lunga intervista al Corriere della Sera, a proposito dell’utilizzo dei fondi di coesione nell’ambito di ReArmEu.
Schlein e la pretesa di dire cosa sia giusto e cosa sbagliato per gli Stati Ue
La cautela sull’utilizzo dei fondi di coesione per la spesa militare è questione che mette d’accordo un po’ tutti trasversalmente. In Italia, poi, il governo ha anticipato che non ha intenzione di servirsene. Di più, si deve proprio all’iniziativa italiana e, nello specifico, del commissario Raffaele Fitto, il fatto che ai singoli Stati membri sia stata assicurata la possibilità di scelta. Ma Schlein la spaccia come una sua battaglia, evidentemente non sapendo a cosa appellarsi per poter rivendicare un qualche risultato: i socialisti europei hanno salutato il Piano von der Leyen con un sonoro «benvenuto», mentre lei continua a criticarlo.
L’allergia dem per la libertà di scelta altrui
«Abbiamo insistito per non dirottare i fondi di coesione sulla spesa militare. Su questo punto abbiamo avuto riscontri molto positivi e questo si rifletterà anche nella posizione dei socialdemocratici al Parlamento europeo», ha rivendicato Schlein parlando con il Corriere e aggiungendo di non sentirsi per niente rassicurata dal fatto che Fitto ha detto che chi non vuole non userà quei fondi. «Era così dall’inizio. Ma il punto è che può anche essere facoltativo, ma rimane sbagliato», ha risposto la segretaria dem alla domanda di Maria Teresa Meli, che firma l’intervista. Fosse stato per lei, insomma, quella possibilità non doveva proprio esserci.
Il Pd isolato pure nel gruppo dei Socialisti europei
Di nuovo Schlein si isola dalla sua famiglia politica, che invece ha salutato con favore anche la volontarietà della scelta sul patto di coesione. Soprattutto, però, dimostra che tutta l’arretratezza delle sua idea di Europa. La possibilità di attivare i fondi di coesione per la spesa sulle armi, infatti, esiste perché esistono alcune Nazioni per cui ha senso. «Serve un approccio equilibrato, perché esistono Stati nei quali l’idea di poter utilizzare le risorse della coesione per la difesa non è fra le priorità. Altri Stati, in particolare quelli del Nord-est europeo, invece possono avere questa esigenza e quindi cogliere questa opportunità», ha spiegato Fitto ieri a Bruxelles.
La solita vecchia idea di Europa
In quella frase e in quella scelta ci sono i germi di un nuovo corso europeo in cui si riconosce che non tutti gli Stati membri hanno le stesse esigenze e che quello che è utile per alcuni potrebbe non esserlo per altri. Che spetta alle Nazioni valutare, sulla base delle proprie specificità, se uno strumento è utile o meno, specie se si tratta di una materia così delicata. In quella affermazione perentoria di Schlein sul fatto che lo strumento dei fondi di coesione «rimane sbagliato» a prescindere, invece, sopravvive intatta l’Europa del diametro delle vongole e delle imposizioni sui balneari senza tenere conto delle caratteristiche dei territori. C’è, insomma, tutta l’essenza della cultura dirigista che nei lunghi anni passati ha portato i cittadini che popolano l’Ue a considerarla spesso come ostile, oltre che inutile.