
La rivoluzione di Valditara
Scuola, addio “boldrinate”. Lo stop del Ministero a schwa e asterischi no-gender: “Offendono l’italiano”
La lingua viene prima dell'ideologia woke. Una circolare del ministro ribadisce lo stop nei documenti ufficiali a "segni grafici non conformi", in contrasto con le normative linguistiche, che ledono la comunicazione
La lingua italiana viene prima dell’ideologia woke e del mantra gender che pretende di violare le desinenze di genere nel nome del “pensiero Lgbt”. Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha inviato a tutte le scuole una circolare per ribadire che nelle comunicazioni ufficiali è “imprescindibile il rispetto delle regole della lingua italiana”. Niente segni che rendono i nomi praticamente impronunciabili. Niente “boldrinate”, insomma. L’ex presidente della Camera, dopo aver strattonato il buon senso con le sue crociate nel nome dell’inclusività linguistica e sfidato il senso del ridicolo, dovrà rassegnarsi al nuovo corso.
Circolare del ministero dell’Istruzione: niente asterischi e schwa nelle comunicazioni ufficiali
“L’uso di segni grafici non conformi, come l’asterisco (*) e lo schwa (ə), è in contrasto con le norme linguistiche”, si legge nel documento. “E rischia di compromettere la chiarezza e l’uniformità della comunicazione istituzionale”. Il dicastero di viale Trastevere conferma la linea del rigore a fronte di tante ubriacature nel nome del politicamente corretto e del linguaggio gender a discapito della lingua italiana. Nella circolare vengono ricordati alcuni pareri dell’Accademia della Crusca, uno sull’uso dell’asterisco datato 24 settembre 2021, l’altro del 9 marzo 2023. “L’Accademia della Crusca”, si legge nella nota del ministero guidato da Giuseppe Valditara, “ha, infatti, più volte evidenziato che tali pratiche non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego, specialmente nei documenti ufficiali. Ostacola la leggibilità e l’accessibilità dei testi. L’uso arbitrario di questi simboli introduce elementi di ambiguità e disomogeneità, rendendo la comunicazione meno comprensibile e meno efficace”. Il Ministero invita, pertanto, tutte le istituzioni scolastiche a “mantenere l’uso di un linguaggio corretto e accessibile, nel rispetto delle norme linguistiche vigenti”.
“Segni grafici non conformi, in contrasto con le norme linguistiche”
Un intervento che si è reso necessario di fronte alle fantasie di alcuni istituti particolarmente ‘inclusivi’. Di recente la questione si era presentata in una scuola di Napoli. “Colpa” della denuncia di un genitore che si era accorto che in una circolare inviata dall’istituto comprensivo Novaro Cavour a genitori e alunni, la parola “bambini” era stata sostituita da “bambin*” con l’asterisco finale. Il caso si era chiuso con la precisazione che quel “bambin*” anziché “bambini” era stato un refuso” e la riscrittura del documento scolastico. Insomma un errore materiale. Ma evidentemente le ‘sviste’ si sono ripetute in altri istituti se il ministero è dovuto correre ai ripari con una circolare. Un atto che, neanche a dirlo, scatenerà le ire delle sinistre che si stracceranno le vesti contro la ‘inaccettabile discriminazione’ (non si sa bene verso chi).
Il plauso di FdI: basta con le forzature ideologiche
L’iniziativa è piaciuta a Fratelli d’Italia. Tra i primi a commentare Fabio Rampelli, soddisfatto per la frenata del ministro Valditara al graduale “processo di imbastardimento dell’italiano, piegato alle esigenze del politicamente corretto e della finta inclusività”. Con la circolare inviata – dice il vicepresidente della Camera – si torna alla ragionevolezza e alla chiarezza. “L’italiano è una delle lingue più stabilmente studiate dagli stranieri, non perché sia una lingua veicolare, come l’inglese, ma perché rappresenta la cultura e la civiltà italiana. Nel corso di questi ultimi decenni, invece tra forestierismi e forzature inclusive, ha subito maltrattamenti di cui le stesse pubbliche amministrazioni sono state responsabili. Cambiamo pagina, ora inseriamo l’italiano in Costituzione. I tempi sono maturi”. Soddisfazione anche da Pro Vita. Una scelta giusta, si legge in una nota, “nel rispetto della lingua italiana ma anche e soprattutto della realtà. Non esistono generi neutri o altri sessi oltre al maschile e femminile. Ci auguriamo che i Dirigenti scolastici di tutta Italia si adeguino alle direttive ministeriali”.
Cosa dice l’Accademia della Crusca
Lo stop ad asterischi e schwa è stata deciso dell’Accademia della Crusca, in riposta a un quesito arrivato dal Comitato Pari Opportunità del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione per una ” riscrittura non discriminatoria” degli atti giudiziari. “È da escludere nella lingua giuridica l’uso di segni grafici come schwa e asterischi che non abbiano una corrispondenza nel parlato, introdotti artificiosamente per decisione minoritaria di singoli gruppi, per quanto ben intenzionati. Va dunque escluso tassativamente l’asterisco al posto delle desinenze dotate di valore morfologico (”Car* amic*, tutt* quell* che riceveranno questo messaggio…). Lo stesso vale per lo scevà o schwa”.