
Storia senza pregiudizi
Storici, Perfetti scrive la biografia di De Felice: “Diventò il bersaglio della sinistra che riteneva i suoi libri pericolosi”
L'allievo ripercorre in un libro il lavoro intellettuale del grande studioso reatino: dagli studi sul giacobinismo alla biografia di Mussolini.: "Finì in rotta di collisione con la maggior parte degli storici marxisti"
“Con la sua opera su Mussolini, De Felice divenne il bersaglio preferito di quanti ritenevano che i suoi lavori fossero politicamente pericolosi”. E’ uno dei passaggi con cui lo storico Francesco Perfetti presenta all’Adnkronos la biografia intellettuale e politica di Renzo De Felice (1929 – Roma 1996), studioso fondamentale per il contributo metodologico dei suoi studi: dai primi suoi interessi per la storia del giacobinismo e del periodo napoleonico fino alle riflessioni sui temi della nazione e della crisi della democrazia; passando per i lavori dedicati alla biografia di Benito Mussolini e al periodo fascista: è questa l’impresa a cui si è dedicato l’allievo Francesco Perfetti, presidente della Giunta Storica Nazionale, ora autore del volume “Per una storia senza pregiudizi. Il realismo storico di Renzo De Felice”, appena pubblicato da Aragno.
De Felice, gli otto volumi su Mussolini
Particolarmente attento alla storia culturale, De Felice si è trovato sempre al centro di polemiche, ricorda Perfetti. Negli anni Cinquanta-Sessanta, per esempio, quando era forte l’attenzione per la storia del giacobinismo italiano anche in relazione al clima di guerra fredda, egli finì in rotta di collisione con la maggior parte degli storici marxisti e, più in generale, della sinistra radicale. A partire dagli anni Sessanta, poi, quando i suoi interessi storiografici si spostarono verso lo studio del fascismo, prima con la “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” sponsorizzata dalla Comunità ebraica; poi con la grande biografia di Mussolini in otto tomi, pubblicata da Einaudi, che inaugurò la fase degli studi scientifici sul periodo fascista, De Felice divenne il bersaglio preferito di quanti ritenevano che i suoi lavori fossero politicamente pericolosi.
Il culmine della polemica, spiega Perfetti, ci fu quando De Felice parlò, per il periodo 1929-1936, di “anni del consenso”. Ancora particolarmente dure furono le polemiche sulla sua tesi secondo la quale l’8 settembre 1943 sarebbe stata la data più nefasta della recente storia italiana perché, allora, si sarebbe manifestata la “debolezza etico-politica” del popolo italiani con la “morte della patria”.
Il metodo De Felice
La storiografia di De Felice, di saldo impianto storicistico sul quale si innesta il robusto tronco del “realismo storico” combinato una visione etico-politica, si fonda sull’idea che lo studioso debba ricostruire, secondo la lezione rankiana, i fatti così come si sono verificati per comprenderne – e non giustificarne – la logica. No, dunque, all’uso politico della storia. Il volume affronta anche il tema del rapporto di De Felice con la politica. Dopo un iniziale periodo giovanile di militanza comunista, De Felice collaborò per qualche tempo con ambienti della sinistra moderata e della sinistra cattolica favorevoli alla “programmazione” economica e alla nascita di un governo di centro¬sinistra. Ma poi, anche grazie ai rapporti sempre più stretti con storici come Rosario Romeo e soprattutto François Furet, egli si indirizzò sempre più verso la cultura liberal-democratica, di un liberalismo di tipo continentale come quello di un Raymond Aron e di un Isaiah Berlin. Per quanto interessato alla politica non volle mai accettare candidature elettorali, ma si impegnò, sul terreno pubblicistico, nella battaglia contro il “compromesso storico” e in quella per l’incontro fra laici e cattolici e per la creazione di una “alleanza laica”.